L’amante di Marguerite Duras: un racconto di desiderio e memoria nell’Indocina coloniale

La trama: un amore proibito e il peso della memoria
La storia si apre con una scena iconica: una ragazza di quindici anni e mezzo, una giovane francese bianca, attraversa il Mekong su un traghetto. Indossa un cappello da uomo e un abito di seta scolorito, un’immagine che diventa il simbolo della sua giovinezza e della sua ribellione. Siamo nell’Indocina francese, in un’epoca di tensioni coloniali, e la ragazza è Marguerite Duras stessa – o meglio, una versione romanzata di lei. Figlia di una famiglia francese impoverita, vive in un collegio a Saigon, lontana da una madre instabile e da due fratelli, uno dei quali, il maggiore, è violento e opprimente.
Durante il viaggio sul traghetto, la ragazza attira l’attenzione di un uomo cinese di ventisette anni, ricco e affascinante, che viaggia su una limousine nera. Lui è il figlio di un miliardario di Cholon, il quartiere cinese di Saigon, e il loro incontro segna l’inizio di una relazione clandestina e scandalosa. In una società rigidamente divisa da barriere razziali e sociali, il loro amore è un atto di trasgressione: lei è una ragazza bianca e povera, lui un uomo asiatico e privilegiato. La loro storia si consuma in incontri segreti in una garçonnière a Cholon, tra lenzuola bianche e il rumore della città che filtra dalle persiane.
Ma L’amante non è solo una storia d’amore. È anche il ritratto di una famiglia disfunzionale: la madre, insegnante e vedova, è una figura tragica, ossessionata dalla perdita delle sue terre e incapace di proteggere i figli; il fratello maggiore è un tiranno che domina la famiglia con la sua brutalità; il fratello minore, fragile e amato, rappresenta l’unica luce nella vita della protagonista. Attraverso frammenti di memoria, Duras ricostruisce il suo passato, alternando momenti di tenerezza e violenza, desiderio e rimpianto. Il romanzo si chiude con un salto temporale: anni dopo, a Parigi, l’amante cinese telefona alla protagonista, ormai adulta e scrittrice, per dirle che l’amerà per sempre. Una dichiarazione che, invece di consolare, lascia un senso di vuoto e malinconia.
Uno stile frammentato e un desiderio che brucia
L’amante è un’opera che sfida le convenzioni narrative. La prosa di Duras è lirica, frammentata, quasi ipnotica: le frasi sono brevi, spesso ripetitive, e i ricordi si intrecciano senza un ordine cronologico. Questo stile riflette il caos della memoria e l’impossibilità di afferrare il passato nella sua interezza. La narrazione alterna la prima e la terza persona, come se Duras cercasse di prendere le distanze da sé stessa per poi riavvicinarsi con dolorosa intimità. “Scrivo di lei, di me, di noi”, dice a un certo punto, in un gioco di specchi che confonde i confini tra autobiografia e finzione.
Il tema centrale del romanzo è il desiderio, ma non è un desiderio romantico o idealizzato. L’amore tra la ragazza e l’amante cinese è segnato da una tensione erotica potente, ma anche da un senso di alienazione: lei lo desidera, ma al tempo stesso lo usa come strumento di ribellione contro la sua famiglia e la società coloniale; lui la ama, ma è consapevole che il loro rapporto non potrà mai essere accettato. Questa dinamica è resa ancora più complessa dal contesto coloniale: la relazione tra una ragazza bianca e un uomo cinese sfida le gerarchie razziali dell’Indocina francese, ma non le abbatte. Duras non idealizza questa storia d’amore: la descrive con crudezza, mostrando come l’attrazione sia intrecciata a dinamiche di potere, vergogna e disuguaglianza.
Un altro elemento cruciale è il rapporto con la madre e la famiglia. La madre di Duras, figura centrale nel romanzo, è una donna distrutta dalla povertà e dalla solitudine, incapace di amare i figli in modo sano. La protagonista la odia e la ama allo stesso tempo, un conflitto che permea tutto il libro e che riflette il tormento interiore della giovane Marguerite. Il fratello maggiore, con la sua violenza, rappresenta un’ombra costante, un simbolo della brutalità maschile che la protagonista cerca di sfuggire attraverso la relazione con l’amante.
Il romanzo è stato celebrato per la sua capacità di dare voce al femminile in un’epoca in cui le donne erano spesso ridotte al silenzio. La protagonista di Duras non è una vittima: è una ragazza che sceglie, che desidera, che si ribella, anche a costo di pagarne le conseguenze. Tuttavia, alcuni critici hanno trovato il libro eccessivamente melodrammatico, lamentando un’enfasi troppo marcata sul dolore e sull’autocommiserazione. Altri, invece, vedono in questa intensità emotiva il punto di forza dell’opera: Duras non cerca di compiacere, ma di scavare nella verità, anche quando è scomoda.
Un’eco che attraversa i decenni
L’amante uscì in un momento in cui la Francia stava ancora elaborando il suo passato coloniale e le ferite della decolonizzazione. L’Indocina, che comprendeva l’attuale Vietnam, Laos e Cambogia, era stata una colonia francese fino al 1954, e il romanzo di Duras porta alla luce le tensioni razziali e sociali di quel periodo. Ma il libro è anche un riflesso della biografia dell’autrice: nata nel 1914 a Gia Định, vicino a Saigon, Duras visse in Indocina fino all’età di diciassette anni, quando tornò in Francia per studiare. La relazione con un uomo cinese, che lei stessa ha confermato essere realmente accaduta, segnò profondamente la sua giovinezza, così come il rapporto tormentato con la madre e i fratelli.
Il successo di L’amante non si limitò alla critica letteraria: nel 1992, il regista Jean-Jacques Annaud ne trasse un film omonimo, con Jane March e Tony Leung Ka-fai, che portò la storia a un pubblico ancora più ampio, pur suscitando il disappunto di Duras per alcune scelte estetiche. Nel 2025, il romanzo conserva la sua attualità: in un’epoca in cui il dibattito sull’intersezionalità e sulle eredità coloniali è più vivo che mai, L’amante offre uno sguardo complesso su come razza, genere e classe si intreccino nelle relazioni umane. Inoltre, la sua esplorazione del desiderio femminile e dell’autonomia continua a risuonare in un mondo che, nonostante i progressi, fatica ancora a garantire alle donne una piena libertà di scelta.
Un’opera che brucia ancora
L’amante è un libro che si legge con il fiato sospeso, come se si stesse sfogliando un album di fotografie sbiadite. Marguerite Duras, con la sua scrittura frammentata e intensa, ci conduce in un viaggio fatto di immagini, odori e sensazioni: il caldo umido di Saigon, il rumore del Mekong, il profumo della pelle dell’amante. È un romanzo che parla d’amore, ma anche di perdita, di vergogna e di resistenza. La protagonista, una ragazza che diventa donna troppo in fretta, incarna il conflitto di chi vuole essere libero ma è intrappolato in un mondo che non perdona.
A cinquant’anni dalla sua pubblicazione, L’amante rimane un’opera che brucia, che scuote, che invita a riflettere. È una storia d’amore, sì, ma soprattutto una storia di sopravvivenza: quella di una donna che, nonostante il dolore, trova nella memoria e nella scrittura il modo di ricostruire sé stessa. Per chi cerca un libro che sia al tempo stesso poetico e brutale, intimo e universale, L’amante è una lettura imprescindibile.