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Uvaspina di Monica Acito: un esordio viscerale tra amore e dolore nella Napoli senza tempo

Nel 2023, Monica Acito ha fatto il suo ingresso nel panorama letterario italiano con Uvaspina, un romanzo d’esordio pubblicato da Bompiani che ha conquistato critica e lettori, vendendo oltre 20.000 copie in Italia e guadagnandosi una traduzione in francese nel 2025 a cura di Laura Brignon (Éditions du sous-sol). Ambientato in una Napoli che è al tempo stesso madre e matrigna, il libro racconta una storia di amore, dolore e crescita, intrecciando legami familiari complessi con il folklore e la carnalità di una città che non lascia mai indifferenti. Acito, cilentana di nascita e napoletana d’adozione, porta sulla pagina una voce nuova, che molti critici hanno accostato a quella di Elena Ferrante, pur riconoscendone l’originalità.
Una trama di luci e ombre
Al centro di Uvaspina c’è Carmine Riccio, soprannominato Uvaspina per una voglia a forma di acino d’uva sotto l’occhio sinistro, un segno che lo identifica come diverso in una società che non perdona la fragilità. Uvaspina, un “femminiello” sensibile e queer, cresce in una famiglia disfunzionale: il padre, Pasquale Riccio, è un notaio freddo e assente, che si vergogna del figlio; la madre, Graziella, detta la Spaiata, è un personaggio barocco, una ex pleureuse di funerali che simula la propria morte ogni mercoledì sera per attirare l’attenzione del marito. Ma il vero fulcro della storia è il rapporto tra Uvaspina e sua sorella Minuccia, una ragazza posseduta da un’energia distruttiva, che l’autrice paragona a uno “strummolo” – una trottola napoletana che, quando gira, travolge tutto.
Il legame tra i due fratelli è un groviglio di amore e odio: Minuccia, gelosa e violenta, tormenta Uvaspina con una rabbia primordiale, ma al tempo stesso lo ama di un amore viscerale, quasi fusionale. La vita di Uvaspina cambia quando incontra Antonio, un pescatore dagli occhi eterocromi, che legge libri e racconta storie. Tra i due nasce un amore puro e passionale, consumato nelle grotte di Palazzo Donn’Anna, al confine tra la città e il mare. Ma Napoli, con la sua bellezza e la sua crudeltà, non permette lieti fini: il destino dei protagonisti, come quello della trottola di Minuccia, è segnato da un laccio che unisce e strangola, portando a un epilogo tragico ma inevitabile.
Analisi critica: una Napoli viva e pulsante
Monica Acito, nata nel 1993 in Cilento e formatasi tra l’Università di Napoli e la Scuola Holden di Torino, dimostra con Uvaspina una padronanza linguistica straordinaria. La sua prosa è un mix di italiano e dialetto napoletano, un linguaggio che non edulcora nulla: è crudo, carnale, a tratti violento, ma sempre poetico. Come ha scritto Pierre Benetti su France Culture, la traduzione di Laura Brignon riesce a preservare la vitalità di questa lingua, che alterna “metafore corporee e culinarie” a una narrazione fluida e densa. Acito non si limita a descrivere Napoli: la rende un personaggio, una presenza viva che “puzza” e “ride con i suoi denti scintillanti nel buio”, come emerge dalle citazioni riportate su Babelio.
Il romanzo si inserisce nella tradizione letteraria napoletana, ma la rifiuta al tempo stesso. Non c’è nulla di folkloristico o stereotipato nella Napoli di Acito: la città è un organismo pulsante, fatto di vicoli stretti, odore di pesce e “unto dello strutto”, come la descrive una recensione su Goodreads. La Napoli di Uvaspina è una città di contrasti, dove la miseria si mescola alla nobiltà, il sacro al profano, l’amore al sangue. Questa dualità si riflette nei personaggi: Uvaspina è un’anima fragile ma dura, Minuccia è un’antagonista che ispira odio e compassione, Graziella è una figura tragica e grottesca al tempo stesso.
Un tema centrale del romanzo è l’ambiguità dell’amore fraterno. Acito esplora il rapporto tra Uvaspina e Minuccia con una profondità che lascia il segno: i due fratelli sono legati da un amore che è anche una condanna, un gioco di luce e ombra in cui non può esserci l’una senza l’altro. Questo tema si intreccia con la questione dell’identità: Uvaspina, in quanto queer, è un emarginato, ma la sua diversità diventa una forma di resistenza, un modo per cercare la felicità nonostante tutto. Come scrive una recensione su IBS, Uvaspina è “un’anima bella” che sceglie di trasformare il dolore in amore, a dispetto di una società che lo vuole schiacciato.
Contesto culturale e ricezione
Uvaspina arriva in un momento in cui la letteratura italiana sta riscoprendo le sue radici regionali, dando voce a narrazioni che mescolano realismo e folklore. Il romanzo di Acito si colloca in questo solco, ma si distingue per la sua capacità di andare oltre il locale, parlando a un pubblico universale. La traduzione francese, pubblicata nel gennaio 2025, ha ricevuto elogi per la sua capacità di trasmettere l’atmosfera napoletana, come sottolineato da France Culture. In Italia, il libro è stato celebrato da testate come Il Sole 24 Ore, che lo ha definito “un’opera prima quasi perfetta”, e Repubblica, che ha lodato la sua “dimensione carnale e straripante”.
Tuttavia, non mancano le critiche. Alcuni lettori, come riportato su Goodreads, hanno trovato il romanzo difficile da affrontare per la sua crudezza e per l’uso del dialetto, che può risultare ostico a chi non conosce il napoletano. Altri hanno lamentato un’eccessiva pesantezza emotiva: i personaggi, con la loro “bruttezza” e “cattiveria”, non sono facili da amare, e il dolore che permea la storia può essere opprimente. Eppure, è proprio questa autenticità a rendere Uvaspina un’opera potente: Acito non cerca di compiacere, ma di raccontare una verità scomoda, quella di una Napoli che “chiagne e fotte”, ma che ama con una violenza ancestrale.
Un esordio che promette grandi cose
Con Uvaspina, Monica Acito si afferma come una delle voci più interessanti della narrativa italiana contemporanea. Il suo romanzo è un viaggio sensoriale, che ti immerge nei profumi, nei colori e nei dolori di Napoli, lasciandoti con un senso di pienezza e di vuoto al tempo stesso. È una storia di amore – fraterno, passionale, negato – ma anche di crescita e di resistenza, che parla della fame di felicità che abita ognuno di noi. Come scrive un lettore su Amazon, “è un libro che si legge d’un fiato, ma che ti entra sottopelle, intenso e meravigliosamente sincero”. Per chi cerca una lettura che scuota e commuova, Uvaspina è una scelta imprescindibile.

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