Privacy

Call center e consenso omnibus: il Garante Privacy blocca le telefonate selvagge

Un altro colpo alla piaga delle telefonate indesiderate: il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha messo nel mirino i call center che utilizzano il cosiddetto “consenso omnibus”, una pratica con cui le aziende ottengono un’unica autorizzazione da un cliente per bombardarlo di offerte commerciali, spesso senza limiti. Con due provvedimenti emessi il 21 marzo 2025, l’authority ha sanzionato tre società – due call center e un committente – per un totale di 150mila euro, accusandole di aver violato le norme sulla privacy e sul telemarketing. Una mossa che potrebbe segnare l’inizio di una stretta più decisa contro gli abusi nel settore.
Come funziona il consenso omnibus
Il meccanismo è semplice ma insidioso. Quando un utente firma un contratto – ad esempio per una fornitura di energia o una linea telefonica – spesso gli viene chiesto di accettare un’unica casella che autorizza il trattamento dei suoi dati per “finalità di marketing”. Questo consenso, però, non si limita all’azienda con cui si stipula il contratto: grazie a clausole vaghe, i dati vengono condivisi con una rete di partner commerciali, che a loro volta li passano a call center pronti a contattare l’utente per promuovere qualsiasi cosa, dai contratti telefonici alle assicurazioni. È il cosiddetto “consenso omnibus”, un via libera generico che trasforma un sì in una valanga di chiamate.
Il Garante ha rilevato che questa pratica viola il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), che richiede un consenso “specifico, informato e inequivocabile”. “Il consenso deve essere granulare, non può essere un ‘tutto compreso’ che autorizza chiunque a usare i dati per qualsiasi scopo”, ha dichiarato un portavoce dell’authority, sottolineando che gli utenti devono sapere esattamente chi li contatterà e per cosa.
I provvedimenti del Garante
I due casi esaminati riguardano tre società: due call center, accusati di aver effettuato chiamate senza autorizzazione valida, e un’azienda committente che aveva fornito loro liste di contatti ottenute con il consenso omnibus. Il primo provvedimento ha inflitto una multa di 100mila euro al committente e a uno dei call center, mentre il secondo ha colpito l’altro call center con 50mila euro. Oltre alle sanzioni, il Garante ha ordinato la cancellazione dei dati raccolti illegalmente e ha imposto alle aziende di rivedere le loro procedure di gestione del consenso.
Le indagini sono scattate dopo decine di segnalazioni da parte di cittadini esasperati. “Mi chiamano cinque volte al giorno da numeri diversi, anche se ho detto di no”, racconta un utente citato da QuiFinanza. Un altro ha aggiunto: “Ho sottoscritto un contratto per la luce e ora mi propongono di tutto, pure pentole”. Il Garante ha verificato che molte di queste chiamate provenivano da numeri non registrati al Registro delle Opposizioni, lo strumento che dovrebbe tutelare chi non vuole essere contattato, ma che spesso viene aggirato.
Un fenomeno fuori controllo
Il telemarketing selvaggio è una piaga che in Italia sembra non avere fine. Secondo un rapporto dell’associazione consumatori Altroconsumo, nel 2024 gli italiani hanno ricevuto in media 3,5 chiamate promozionali a settimana, spesso da call center che ignorano le regole. Il consenso omnibus è solo uno dei trucchi: altre tattiche includono l’uso di numeri falsi (spoofing) o la raccolta di dati da fonti non trasparenti, come siti web di dubbia legittimità. Il Registro delle Opposizioni, aggiornato nel 2022 per includere anche i cellulari, si è rivelato un’arma spuntata contro chi opera al confine della legalità.
Le sanzioni del Garante rappresentano un passo avanti, ma non risolvono il problema alla radice. Le multe, pur significative per piccole società, sono irrisorie rispetto ai profitti generati dal telemarketing aggressivo. Inoltre, molti call center operano dall’estero – in paesi come l’Albania – rendendo difficile l’applicazione delle norme italiane.
Verso una tutela più forte?
I provvedimenti del 21 marzo potrebbero essere il preludio a una strategia più ampia. Il Garante ha annunciato di voler intensificare i controlli sulle aziende che abusano del consenso omnibus, con l’obiettivo di imporre regole più chiare e sanzioni più pesanti. Tra le proposte allo studio c’è l’obbligo di indicare con precisione i destinatari del consenso e di rinnovarlo periodicamente, evitando autorizzazioni a tempo indeterminato. Inoltre, si parla di una collaborazione con l’AGCOM per colpire anche i gestori telefonici che facilitano queste pratiche.
Per i consumatori, resta il consiglio di sempre: leggere attentamente i contratti e diffidare delle caselle precompilate. Il Garante invita a segnalare ogni abuso tramite il suo sito, un’arma che, se usata in massa, potrebbe fare la differenza. “La privacy non è negoziabile”, ha ribadito l’authority, un monito che suona come una promessa di cambiamento.
Un equilibrio difficile
La vicenda mette in luce un dilemma: da un lato, il marketing telefonico è una fonte di lavoro per migliaia di persone; dall’altro, il suo abuso erode la fiducia dei cittadini e viola diritti fondamentali. Trovare un punto di incontro tra esigenze commerciali e tutela della privacy sarà una sfida per il futuro. Per ora, le 150mila euro di multe sono un segnale, ma la guerra al telemarketing selvaggio è ancora lunga.

Un pensiero su “Call center e consenso omnibus: il Garante Privacy blocca le telefonate selvagge

  • Giancarlo Borrelli

    Era ora che il Garante si muovesse…. meglio tardi che mai!

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