Lutto nel mondo degli scacchi. È morto all’età̀ di 88 anni Boris Spassky
Boris Spassky nel ricordo del Maestro Gianfranco Falchetta che ha avuto il privilegio di conoscerlo personalmente.
È morto all’età̀ di 88 anni Boris Spassky, grande maestro e campione del mondo dal 1969 (contro il connazionale Petrosjan) al 1972 e otto volte medaglia d’oro alle Olimpiadi degli scacchi. È noto per aver dato vita con lo statunitense Robert James Fischer alla cosiddetta sfida del secolo nel match per il titolo mondiale del 1972 a Reykjavík.
Nato a Leningrado 1937 fu più volte campione dell’allora Unione Sovietica e precisamente nel 1956, 1961 e 1963 conquistò il titolo di campione del mondo nel 1969 contro il connazionale Petrosjan, ma lo perse appunto contro il Grande Maestro americano nel 1972. Più̀ volte vincitore in tornei internazionali, era stato nuovamente sconfitto da Bobby Fischer venti anni dopo il match del secolo giocato in piena guerra fredda. Emigrato in Francia nel 1976, ebbe la cittadinanza francese nel 1978, paese che iniziò a rappresentare a partire dal 1982. Nel 2013 passò a rappresentare la Russia, dopo avervi fatto ritorno nel 2012. “È scomparsa una grande personalità̀, generazioni di giocatori di scacchi hanno studiato e stanno studiando le sue partite e il suo lavoro. Questa è una grande perdita per il Paese”, ha affermato il presidente della Federazione scacchistica russa Andrei Filatov, citato dalla Tass.
Ricordo che incontrai Spassky in occasione del torneo internazionale di scacchi di Capodanno 1991-92 a Reggio Emilia, dove ero presente in qualità̀ di inviato di Tele Modena per i resoconti sulle partite. Spassky improvvisò per gli appassionati uno sketch esilarante nel quale imitò alla perfezione gli atteggiamenti buffi che Fischer aveva avuto durante le partite del match, sollevando applausi e sorrisi da parte di tutti, dunque non solo un grande personaggio del mondo degli Scacchi ma anche un grande personaggio in assoluto, dai modi gentili ed eleganti, ma con un grande senso dell’ironia verso se stesso e verso il mondo nel quale aveva raggiunto i massimi livelli di successo.
Un mondo spesso dipinto come frequentato da personaggi tetri e tristi assorti nei loro pensieri, quando non sono impegnati a sopraffarsi l’un l’altro con sguardo truce. Il mondo degli scacchi non è quello che i pezzi di legno ci suggeriscono di essere, ma è quello che noi siamo per cultura ed educazione. Oggi che in tutti gli ambiti, scacchi compresi, assistiamo a un degrado comportamentale, possiamo certamente dire che Spassky era un signore in tutti i sensi e aggiungere, purtroppo, d’altri tempi.
Quando Fischer fu arrestato in Giappone per conto degli Statu Uniti, per aver giocato in Serbia mentre il paese era oggetto di sanzioni, Spassky scrisse una lettera al Presidente George W. Bush in suo sostegno e solidarietà:
«Signor Presidente,
nel 1972 Bobby Fischer divenne un eroe nazionale. Mi sconfisse nel match per il campionato del mondo a Reykjavík, sbaragliando l’armata dei grandi scacchisti sovietici. Un solo uomo sconfisse un’intera armata. Poco dopo, Fischer smise di giocare. In questo, rievocò la triste storia di Paul Morphy che, a ventuno anni, creò intorno a sé un’aura di leggenda sconfiggendo tutti i principali maestri europei e aggiudicandosi ufficiosamente la palma di campione del mondo. Poi smise di giocare e la sua esistenza si concluse tragicamente a New Orleans nel 1884, quando aveva solo quarantasette anni. Nel 1992, vent’anni dopo Reykjavík, avvenne il miracolo. Bobby ricomparve e disputammo un match in Jugoslavia. Tuttavia, in quel periodo, era in vigore contro la Jugoslavia un regime di sanzioni che impediva ai cittadini americani di intraprendere qualunque tipo di attività nel territorio di quel paese. Bobby violò le disposizioni del Dipartimento di Stato e il 15 dicembre 1992 la corte distrettuale degli USA emise contro di lui un mandato di arresto. Io invece sono cittadino francese dal 1998 e il governo non ha intrapreso alcuna misura contro di me. Dal 13 luglio 2004, Bobby è detenuto nel carcere dell’aeroporto di Narita per violazione delle leggi sull’immigrazione. Gli eventi sono stati riportati dai media. La legge è legge, non lo metto in dubbio, ma quello di Fischer non è un caso comune. Bobby ed io siamo amici dal 1960, quando vincemmo ex aequo al torneo di Mar del Plata. Bobby ha una personalità tormentata, me ne accorsi subito: è onesto e altruista, ma assolutamente asociale. Non si adegua al modo di vita di tutti, ha un elevatissimo senso della giustizia e non è disposto a compromessi né con sé stesso né con il prossimo. È una persona che agisce quasi sempre a proprio svantaggio. Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui è fatto così. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza. Ma se per caso non è possibile, vorrei chiederle questo: la prego, corregga l’errore che ha commesso François Mitterrand nel 1992. Bobby ed io ci siamo macchiati dello stesso crimine. Applichi quindi le sanzioni anche contro di me: mi arresti, mi metta in cella con Bobby Fischer e ci faccia avere una scacchiera.»
Ecco chi era Boris Spassky.
Gianfranco Falchetta
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