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Franz Kafka – Il Castello

Il Castello: Un’eterna attesa ai piedi di un potere invisibile

“Il Castello” di Franz Kafka, pubblicato postumo nel 1926, è l’ultimo dei tre romanzi dello scrittore praghese e rappresenta uno dei vertici della letteratura del Novecento. Un’opera enigmatica e affascinante, che ci immerge in un mondo surreale e burocratico, dove l’individuo si trova di fronte a un potere impenetrabile e distante.

Un arrivo senza ritorno

Il protagonista, un agrimensore di nome K., arriva in un piccolo villaggio ai piedi di un imponente castello. È stato convocato per un lavoro, ma le modalità di assunzione sono avvolte nel mistero. Nonostante i suoi innumerevoli tentativi, K. non riesce mai a entrare in contatto diretto con i funzionari del castello, che sembrano muoversi in un’altra dimensione, irraggiungibili e impenetrabili.

Un labirinto burocratico

Il castello diventa ben presto il simbolo di un potere assoluto e arbitrario, che domina la vita dei villaggiani. K., come tutti gli altri, si trova intrappolato in un labirinto burocratico, costretto a seguire regole incomprensibili e a subire umiliazioni.

L’impossibilità del raggiungimento

Il desiderio di K. di entrare in contatto con il castello e di ottenere un riconoscimento ufficiale diventa un’ossessione. Tuttavia, più si avvicina al suo obiettivo, più questo sembra allontanarsi. Il castello rappresenta un ideale irraggiungibile, un simbolo del potere che sfugge alla comprensione umana.

Temi ricorrenti

  • L’alienazione: K. si sente sempre più estraneo al mondo che lo circonda, incompreso e solo.
  • La burocrazia: Il castello e i suoi funzionari rappresentano una burocrazia opprimente e disumanizzante.
  • Il potere: Il potere è una forza misteriosa e incontrollabile, che domina la vita degli individui.
  • L’assurdo: La situazione di K. è assurda e priva di senso, un’espressione dell’incomprensibilità della vita.

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