LA GUERRA DI SPAGNA SULLE ONDE RADIO
di Pancrazio Caponetto – ” Oggi in Spagna, domani in Italia “, la parola d’ordine lanciata da Carlo Rosselli, fondatore di Giustizia e Libertà, dai microfoni di Radio Barcellona il 13 Novembre 1936, risuonò per tutti gli antifascisti come “momento aurorale di resurrezione ” e “promessa di rivincita “. ( Gabriele Renzato, La guerra di Spagna ). In Spagna, per difendere la Repubblica dai fascisti di Franco, si recarono tra i 4000 e i 5000 volontari antifascisti. Sul fronte opposto, a sostegno di Franco, combatterono circa 78.000 uomini inviati da Mussolini. In buona sostanza la guerra di Spagna fu la “prova generale ” della nostra guerra civile ( Gabriele Renzato, La guerra di Spagna ).
Lo scontro fu vissuto non solo sui campi di battaglia ma anche sulle onde radio tanto che si può parlare, come ha scritto Antonio Papa nella sua Storia politica della radio in Italia, di uno dei primi casi di guerra radiofonica della storia.
In Italia la radiofonia ” circolare “, il servizio pubblico nazionale, era nato nel 1924 con l ‘Uri ( Unione Radiofonica Italiana ) , per svilupparsi poi sotto il controllo dell’Eiar ( Ente Italiano Audizioni Radiofoniche ). Il fascismo sempre teso alla costruzione del consenso intorno al regime, alla radio preferì a lungo gli strumenti della stampa e del cinematografo. ” Tuttavia nella mentalità collettiva la radio aveva scavato a fondo, provocando una vera e propria rivoluzione nei costumi e negli atteggiamenti quotidiani degli italiani…’ l’ha detto la radio ! ‘ , affermavano gli italiani di allora per asseverare il proprio pensiero. ” ( Gianni Isola, Radio Londra ).
Pertanto, “una volta riconosciute pienamente le sue implicazioni, i fascisti procedettero a sviluppare e sfruttare la radio facendone uno strumento decisivo della loro politica e del loro lavoro culturale “. ( Philip V. Cannistraro, La fabbrica del consenso fascismo e mass media )
All’inizio degli anni Trenta erano considerevolmente aumentate per gli ascoltatori italiani le possibilità di ricevere i programmi delle maggiori emittenti europee, compresa la radio sovietica. Il fascismo inizialmente non aveva mostrato alcuna preoccupazione nei confronti della radiofonia internazionale, ma ben presto fu costretto ad operare una marcia indietro di fronte all’attacco radiofonico dalla Spagna.Nel fronte antifascista, fino alla metà degli anni Trenta, non si diede grande peso alla radiofonia come mezzo utile alla propaganda in Italia. Solo nei primi mesi del 1936, Carlo Rosselli si adoperò per una raccolta di fondi fra gli esuli antifascisti, finalizzata alla creazione di una stazione radio pronta a trasmettere in Italia. Ma fu solo con l’inizo della guerra civile spagnola che l’antifascismo ” fece sentire la sua voce alla radio. ” ( Antonio Papa, Storia politica della radio in Italia ).
Le prime trasmissioni di propaganda antifascista risalgono all’estate del 1936 ad opera di piccole emittenti tenute in vita da radioamatori isolati. Di altro spessore le trasmissioni delle radio repubblicane spagnole, la Radio di Stato di Madrid e la Radio della Generalitat di Barcellona. Le due stazioni ospitarono nei loro programmi numerosi leader dell’antifascismo italiano: Pietro Nenni ( socialista ), Carlo Rosselli ( Giustizia e Libertà ), Randolfo Pacciardi ( repubblicano ) e soprattutto esponenti comunisti come Ezio Zanelli, Carlo Farini, Giovanni Fornari, Cesare Colombo.
I comunisti, inoltre, avevano creato una loro stazione trasmittente ad Aranjuez,vicino Madrid, chiamandola Radio Milano. La radio operò dall’ottobre del 1936 fino al termine della guerra di Spagna.
” Le trasmissioni provenienti dalla Spagna mostravano come l’antifascismo italiano aveva rapidamente assimilato le tecniche della propaganda radiofonica di massa “.( Antonio Papa, Storia politica della radio in Italia ). Fra limiti e difetti gli esuli antifascisti mostrarono buon uso di quella che il leader comunista Vittorio Vidali, ” Comandante Carlos “, definì ” l’artiglieria dell’altoparlante . ”
Oltre ai discorsi dei leader antifascisti spiccavano i notiziari abilmente costruiti omettendo le sconfitte dei repubblicani ed esaltandone le vittorie. Vi erano poi informazioni sul fronte interno italiano: disordini, malcontento della popolazione, crescita dell’inflazione, divergenze fra fascismo e monarchia sull’opportunità dell’intervento in Spagna, critiche all’alleanza tra Mussolini ed Hitler. Con forza si sosteneva l’unità di tutti gli antifascisti nella lotta al Regime, unità che si spingeva fino ad includere i cattolici distinguendo i credenti dall’atteggiamento della Chiesa reduce dal Concordato con il fascismo.Erano destinati a fare particolare impressione le letture dei nomi dei prigionieri italiani nelle mani dei repubblicani e le notizie dei bombardamenti aerei che colpivano la popolazione civile.
Come ha scritto Ernesto Ragionieri, “ la radio, che era stata fino a quel momento uno dei principali e più caratteristici strumenti della diffusione del consenso del regime, si avviava ora a divenire un tramite di informazione e di propaganda intorno al quale cominciavano a risvegliarsi sentimenti antifascisti che covavano sotto la cenere del conformismo e della sfiducia. “
Ma in che misura le trasmissioni dalla Spagna riuscirono ad intaccare il consenso di cui godeva il regime ? Gli storici sono concordi nell’individuare negli anni della guerra di Spagna i momenti che segnarono la prima fase di crisi del fascismo. Dalla Spagna le radio diffondevano il dissenso, il dubbio ma non si trattò di un fenomeno nuovo e massificato ( prima del 1938 non erano molti coloro che ascoltavano le notizie dall’estero in lingua italiana ) quanto piuttosto del riaccendersi di una lontana militanza politica antifascista. Dagli interventi repressivi della Polizia e della autorità fascista, dai rilevamenti dei tecnici dell’Eiar, sappiamo che le radio repubblicane spagnole avevano un proprio pubblico concentrato in alcune grandi città : Torino, Bologna, Trieste, Piacenza, Modena, Reggio Emilia. Non erano rari i casi di veri e propri gruppi di ascolto antifascisti che si riunivano nelle sedi del Dopolavoro o dell’Opera Nazionale combattenti.
In che modo il fascismo rispose all’attacco radiofonico dalla Spagna ? Innazitutto vennero attivate difese tecniche ( le trasmissioni delle emittenti spagnole erano disturbate dalla societa radiotelegrafica Italo radio e dalle stazioni della marina militare ) e misure repressive fino a riesumare, contro l’ascolto clandestino, l’antico squadrismo. Ben presto la Guerra di Spagna divenne uno degli argomenti più trattati dal Giornale Radio e nei commenti politici dell’Eiar. In primo luogo si rievocò la tradizione romana e cristiana della Spagna. Si dedicarono trasmissioni ad eventi significativi come la cerimonia del 9 maggio del 1937, anniversario della proclamazione dell’Impero, occasione in cui Mussolini decorò i gagliardetti dei reparti combattenti in Spagna; si raccontarono gli imbarchi e i ritorni dei legionari fascisti; si descrissero i territori conquistati dai nazionalisti di Franco supportati dalle truppe italiane. Le trasmisioni dell’Eiar non erano rivolte solo al fronte interno, fin dall’inizio del conflitto, la radio Italiana trasmetteva un notiziario quotidiano in spagnolo. Si trattava di un programma che non venne giudicato di particolare efficacacia, pertanto il Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano chiese che fossero allestite nuove trasmissioni, cosi agli inizi del 1937 dalle stazioni di Roma, Firenze, Genova e Milano partirono due notiziari in spagnolo e catalano che dovevano apparire provenienti da una emittente posta in Spagna “Radio Verdad “.
La nuova iniziativa riprendeva i temi consueti della propaganda fascista : si presentava la guerra civile spagnola come uno scontro aperto tra civiltà e barbarie, tra religione e ateismo materialista comunista e anarchico.
Il fascismo di Franco e Mussolini uscì vincente dai campi di battaglia della guerra civile spagnola. Quanto alla guerra radiofonica tra emittenti repubblicane spagnole e radio italiana possiamo dire che essa fu per il fascismo occasione per intensificare le trasmissioni per l’estero. Dopo l’iniziale sottovalutazione del fenomeno si prese coscienza della pericolosità dell’attacco radiofonico antifascista e nel solo 1937 i servizi radio per l’estero aumentarono del 95 %. Trasmettevano: Radio Bari con programmi di propaganda antinglese in lingua araba; Corsica Libera ( dal gennaio 1939 ) con trasmissioni finalizzate a suscitare sentimenti antifrancesi nell’isola . Vi erano poi programmi per le due Americhe rivolti alle comunità italiane d’oltreoceano.
L’esperienza delle radio repubblicane spagnole si chiuse, ovviamente, con la sconfitta in guerra. Di quella lotta antifascista rimane il ricordo, la tensione ideale, lo slancio verso il futuro contenuto in quello slogan di Carlo Rosselli. “Oggi in Spagna, domani in Italia”. Non tanti volontari italiani antifascisti, combattenti in Spagna, prenderanno parte alla resistenza contro il nazifascismo, ma la profezia di Rosselli si avvererà comunque quando una nuova leva di antifascisti maturerà in Italia negli anni del secondo conflitto mondiale. E l’antifascismo di ieri e di oggi non può non guardare con ammirazione e gratitudine all’esperienza di Rosselli e di tanti altri che lanciarono sulle onde radio un messaggio di lotta e di speranza.
Tutti gli articoli del Prof. Pancrazio Caponetto