IL FEDERALISMO LIBERTARIO DI CAMILLO BERNERI
di Pancrazio Caponetto – Art. 1 – L’Italia è una repubblica federale tendente a realizzare il massimo possibile di libertà e di giustizia. I suoi organi amministrativi, politici e giuridici emanano dal popolo, che ne controlla il funzionamento. La Repubblica è il complesso degli organi nazionali, regionali e municipali .
Questo articolo, contenuto in un progetto di carta costituzionale, apre La Costituente libertaria di Camillo Berneri uno studio di Andrea Sacchetti. Berneri, osserva Sacchetti, scrisse il suo progetto nell’ottobre 1935 a Sartrouville, Parigi, durante un convegno di anarchici italiani emigrati in Europa. Il testo di questo progetto costituzionale è stato diffuso e pubblicato soltanto nel 2001 in quanto considerato, molto probabilmente,un lavoro poco ortodosso rispetto ai valori della tradizione anarchica di cui Berneri fu uno dei massimi esponenti .
Camillo Berneri era nato a Lodi nel 1897, in gioventù aderì al socialismo, prima ( 1912 ) e all’anarchismo, poi ( 1915 ). Dopo la Grande Guerra si trasferì a Firenze dove compì gli studi universitari e si laureò nel 1922 con una tesi discussa con lo storico Gaetano Salvemini. Il rapporto con quest’ultimo lo porterà alla conoscenza di giovani intellettuali, futuri protagonisi di una tenace opposizione al fascismo, come i fratelli Rosselli ed Ernesto Rossi. Iniziò anche a scrivere su alcune riviste, ” L’Unità ” di Salvemini, e ” Rivoluzione liberale ” di Piero Gobetti, ma soprattutto collaborò al quotidiano “Umanità Nova”, grazie al contatto con l’antico militante anarchico Errico Maltesta.
Nel 1923 Berneri divenne professore di filosofia ma mantenne i suoi rapporti con l’opposizione antifascista, militando nell’organizzazione “Italia libera ” e contribuendo alla diffusione del ” Non mollare” foglio clandestino animato da Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi , Piero Calamandrei, Carlo e Nello Rosselli.Nel 1926 Berneri fu costretto ad emigrare in Francia, continuando la sua militanza anarchica che gli causò arresti ed espulsioni che lo spinsero a vagare tra Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Germania e Svizzera.
Nel 1936 passò in Spagna per prendere parte alla guerra civile e si arruolò nelle milizie della Confederacion Nacional de Trabajo ( CNT ), organizzazione di stampo anarcosindacalista. Insieme a Carlo Rosselli e al repubblicano Mario Angeloni diede vita alla sezione italiana della colonna Ascaso, un’unità di volontari stranieri combattente nella guerra civile. Berneri morì il 5 maggio 1937 vittima di poliziotti agli ordini del Partit Socialista Unificat de Catalunya (PSUC), partito di ispirazione stalinista che si opponeva alla CNT e alla Federación Anarquista Ibérica (FAI) .
Berneri iniziò ad occuparsi di federalismo fin dalla giovinezza. In un articolo comparso, nel 1919, sulla rivista “Volontà “, quindicinale anarchico, e significativamente intitolato ” Autodemocrazia “, analizzava le origini e il significato dell’ “autogoverno popolare ” .Egli lo vedeva realizzato nel “regime dei soviet ” nella Russia rivoluzionaria; un regime che Berneri considerava una “derivazione dell’autonomia federalista ” in “antitesi con la tendenza accentratrice del socialismo di Stato. ” Nel pensiero anarchico era presente l’idea di cellule sociali, unità libere e sovrane, che si federavano per il bene comune. Ma Berneri non si richiama a questa tradizione nel delineare il suo pensiero sull’autogoverno popolare, ma ai ” disegni politico – filosofici dei principali pensatori della Francia rivoluzionaria e democratica. ” Secondo i pensatori della Rivoluzione Francese, Rousseau in primis, la democrazia rappresentativa, per quanto elettiva, è una forma di aristocrazia dove conta la volontà degli eletti, non quella degli elettori. ” Nello Stato ben ordinato – scrive Berneri, riecheggiando Rousseau – i cittadini devono governare senza intermediario la res pubblica e la legge deve essere l’espressione della volontà generale, poiché la volontà generale tende alla utilità di tutti, mentre le volontà particolari sono facilmente fuorviate e corrotte dagli interessi privati.” Quanto ai pensatori democratici e socialisti che Berneri cita a sostegno delle sue tesi, egli ricorda, tra gli altri, Proudhon ( aspramente critico nei confronti della democrazia elettiva ) e Considerant ( che auspicava un “governo del popolo per il popolo ” ). Non solo un élite cosciente di pensatori si è schierata contro la democrazia rappresentativa ma – osserva Berneri – anche le masse popolari hanno imparato a conoscere l’incompetenza, l’arrivismo, la corruzione, mali che di frequente si manifestano nel parlamentarismo. Pertanto Berneri conclude delineando i tratti essenziali di questo autogoverno del popolo : ” Credo che l’istituzione di clubs popolari, ove tutte le questioni sociali fossero liberamente e seriamente discusse, permetterebbe al popolo di divenire capace di prendere parte attiva, diretta e feconda agli affari della comunità, di poter esercitare un controllo rigoroso ed equo sul funzionamento degli organi sociali. ”
Come ha notato Andrea Sacchetti nel suo studio su ” La costituente libertaria di Camillo Berneri “, è lecito ritenere che la riflessione sul federalismo del giovane anarchico lodigiano sia stata stimolata dall’incontro con Gaetano Salvemini intellettuale da sempre interessato al tema, oltre ad essere un vivace critico del centralismo statale. Inoltre Salvemini, autore di un saggio su la rivoluzione francese ha certamente influenzato Berneri nelle sue considerazioni sui pensatori della rivoluzione e in particolare su Rousseau. Entrambi, infatti,oppongono un Rousseau ” socialista anarchico”, fautore della volontà generale a un Rousseau ” liberal – moderato”.
L’influenza di Salvemini è evidente anche in un altro articolo di Berneri scritto per “Umanità nova ” nel 1920, “Stato e burocrazia “. In esso compare la critica allo Stato unitario e accentratore che, sia borghese che bolscevico, è ” una cappa di piombo che soffoca la vita economica e politica di una nazione. ” Compare, inoltre una lunga citazione di Salvemini: ” Nel sistema federale il cittadino si educa alla vita pubblica, è lui che amministra se stesso, si avvezza a contare solo sulla propria iniziativa e non su quella di un’autorità lontana; e nello stesso tempo che si sviluppa in lui il sentimento della propria individualità, si avvede che egli non è un atomo avulso da altri atomi e unito con un punto centrale, ma fa parte di un sistema molto più complesso nel quale egli è strettamente solidale col suo vicino, e poi cogli altri meno vicini, e poi cogli altri più lontani: il sentimento dell’autonomia individuale si feconderà quindi in lui col sentimento della solidarietà sociale. ” Berneri riprende il testo per dimostrare che il sistema federale ha un valore sociale ed educativo oltre che economico, in quanto i cittadini partecipando alla vita amministrativa della nazione sviluppano e migliorano le loro capacità civili.
Il federalismo libertario di Berneri si nutre non solo dell’apporto salveminiano, ma anche del pensiero federalista repubblicano di Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo e trova “elementi di vita ” nelle esperienze autonomiste e federaliste dei Comuni medievali.
A Cattaneo, Berneri dedicò un denso saggio nel quale individuava i “pensieri dominanti ” nel Politecnico, la rivista del patriota, e cioè il federalismo amministrativo e la nazione armata.Sul primo punto Cattaneo dimostrava che un Parlamento unico non può risolvere i tanti e complessi problemi amministrativi, economici, giuridici che variano profondamente dall’una all’altra regione. Per Cattaneo le basi dello Stato federale erano le regioni e i comuni ( le “patrie locali”, come li chiamava ). Quanto alla nazione armata,in cui tutti i cittadini sono obbligati al servizio militare, Cattaneo la contrapponeva all’esercito stanziale di tipo francese o piemontese, che coscriveva solo una parte minima della popolazione ed era retto da una gerarchia di militari di professione che costituivano una casta chiusa.
“…anche gli anarchici – scriveva Berneri – hanno da guadagnare, per la loro cultura politica non solo, ma anche per una chiara ed organica visione dell’Italia rinnovata dalla rivoluzione antifascista e socialista, dalla conoscenza dell’opera di questo sommo scrittore. ”
Anche per Berneri, come per Cattaneo, i comuni possono essere le comunità su cui fondare lo Stato federale. La storia d’Italia mostrava la viva esperienza dei comuni medievali “un modello di libera costituzione politica “. ” L’autonomia – scriveva Berneri – fu la nota dominante, il principale elemento costitutivo della vita pubblica dei nostri comuni medioevali, … essa fu un’idea-forza ed un fatto vissuto che lasciò un’eredità grandiosa nel campo del Diritto, della politica e dell’arte. ”
Lo studio del federalismo democratico – repubblicano fu una caratteristica costante nel pensiero di Berneri, ma non meno importante fu la riflessione sulla tradizione del federalismo anarchico, in particolare sulle idee del russo Pietro Kropotkin. All’anarchico russo Berneri dedicò una serie di interventi pubblicati a puntate sulla rivista “Fede ! ” , tra il febbraio e il marzo del 1925. Il federalismo di Kropotkin aspirava all’indipendenza completa dei comuni. La società futura doveva essere costituita da una federazione di comuni liberi all’interno dei quali dare spazio alla ” rivoluzione sociale ” cioè ai “gruppi corporativi per la produzione sostituenti la organizzazione statale. ”
Berneri osservava che le idee federaliste di Kropotkin e la sua concezione libertaria della vita e della politica, trovavano conferme, come per Salvemini, nell’epoca dei comuni e nella rivoluzione francese. Nell’esperienza dei comuni medievali, l’anarchico russo vedeva la rinascita del mondo occidentale dopo la caduta dell’Impero Romano. Nel movimento comunalista Kropotkin individuava l’anima della Rivoluzione francese e sosteneva ” che una delle cause principali della decadenza delle città fu l’abolizione dell’assemblea plenaria dei cittadini, che possedeva il controllo della giustizia e dell’amministrazione. ” A questi momenti della storia del mondo occidentale, Kropotkin affiancava l’esperienza del “mir ” il comune rurale russo che dal 1840 in poi fu il punto di partenza del pensiero sociale russo. Il “mir” aveva come caratteri essenziali la responsabilità fiscale collettiva e la divisione periodica delle terre.
All’interno del movimento anarchico la riflessione sul federalismo era molto viva. Lo stesso Berneri fu protagonista, sulla rivista “Pagine libertarie “, nel 1922, di uno scambio di opinioni con Carlo Molaschi pubblicista anarchico esponente della corrente individualista. Intervenendo sulla questione dell’avvicinamento dell’anarchismo alle correnti socialiste e repubblicane più prossime al federalismo, l’anarchico lodigiano elogiava le posizioni di quei repubblicani che, sulle pagine della rivista ” La critica politica”, avevano fatto opera di aggiornamento e riflessione sul federalismo. ” Noi siamo ancora al federalismo di Bakunin ” – scriveva Berneri – e aggiungeva: ” Bisogna intenderci: l’anarchismo di cinquant’anni or sono è sempre giovane, […] nel senso che contiene delle verità che sono ben lontane dall’essere smentite, anzi rifulgono di nuova luce sullo sfondo dei fatti. Ma le ideologie di cinquant’anni fa sono sorpassate. ” La concezione antistatale, cuore del pensiero anarchico, andava mantenuta, ma aggiungeva :” Come impalcatura amministrativa lo Stato non si può abbattere. Si può cioè smontare e rimontare, ma non negarlo, poiché ciò arresterebbe il ritmo della vita della nazione, che batte nelle arterie ferroviarie, nei capillari telefonici, ecc. ”
Quello di Berneri era in sostanza un “anarchismo critico” pronto a innestare verità nuove ( l’organizzazione dello Stato in senso federale e libertario ) nel tronco dei suoi principi fondamentali.
La risposta di Molaschi fu di netta chiusura alle posizioni di Berneri accusato di ” revisionismo “. ” Il federalismo di Bakounine è vecchio […] ed è incompleto. – scriveva Molaschi – Esso è politico e non tecnico… Così dice il Berneri. D’accordo. Ed io quando dico di agitare l’idea bakouniniana, non intendo accettarla in blocco, senza ritocchi. Aggiorniamola pure. Ma lasciamo la base che è il principio anti-autoritario e libertario della rivoluzione. Accettiamo tutta la negazione dello Stato e non pensiamo a nessuna trasformazione statale sia pure amministrativa. ”
Nel 1926, come si è detto, Berneri decise di emigrare clandestinamente in Francia, dove riallaccerà contatti diretti con esponenti del movimento anarchico italiano ed internazionale. Sorvegliato speciale della Polizia francese, finito nella rete di provocazioni dell’OVRA, la polizia politica del regime fascista,l’anarchico lodigiano fu vittima di una lunga serie di arresti, espulsioni, incarcerazioni, sospensioni del permesso di soggiorno.
Tutto ciò non gli impedirà di rimettersi al lavoro pubblicando sulla stampa anarchica una serie di articoli che riprendono e sviluppano le idee maturate negli anni di studio e militanza in Italia. Analizzò il carattere autonomista e federalista ( ” ma più nel senso che a queste parole davano Cattaneo e Ferrari che non nel senso che dava ad esso Bakunin ” ) della Comune di Parigi del 1871, sul ” Culmine ” quindicinale di Buonos Aires ; criticò su ” Il Risveglio comunista/anarchico “, la Concentrazione antifascista “simbolo di un’opposizione legalitaria, inconsistente e figlia della sterile secessione aventiniana ” ( Sacchetti,La Costituente libertaria di Camillo Berneri ) ; propose ai compagni del Mezzogiorno d’Italia, scrivendo su “La lotta umana “, quindicinale anarchico parigino, di combattere contro l’accentramento statale sostenendo un ” sistema tecnico-rappresentativo discentrato, autonomista e federalista insieme “; denunciò sul mensile anarchico ticinese ” Vogliamo “, il soffocamento delle autonomie locali da parte del Fascismo, operazione favorita dalla loro debolezza frutto dell’indirizzo monarchico – unitario del processo risorgimentale italiano.
In questi scritti Berneri non si limita a riproporre le sue idee sul federalismo libertario maturate nel primo dopoguerra, ma elabora allo stesso tempo, come ha sottolineato Sacchetti, “non solo il programma post-rivoluzionario, ma anche il programma della rivoluzione stessa. ” ” La lotta antifascista e le realizzazioni anarchiche – aggiunge Sacchetti – non dovranno procedere in maniera diacronica, bensì sincronica. Il Comune, ci sembra chiaro, sarà la base dell’insurrezione contro il regime e, al tempo stesso, il luogo ove mettere subito in pratica un programma federalista e autonomista da estendere progressivamente al resto della penisola, insieme all’avanzare della rivoluzione antifascista. La nuova Italia liberata e libertaria sorgerà direttamente dai Comuni, per questo sarà cruciale che essi diventino al tempo stesso organismi di base di una nuova organizzazione politica e sociale e centri di resistenza contro il fascismo o qualunque altro tentativo di rimettere in atto un’organizzazione accentrata dello Stato. ”
Queste idee giungeranno a piena maturazione nell’ottobre 1935 quando si tenne a Sartrouville ( Parigi ) il Convegno d’intesa degli anarchici italiani. Berneri vi partecipò come membro autorevole del Comitato organizzatore. Il Comitato produsse un documento : Relazione C. Rapporto sui compiti ricostruttivi degli anarchici nel periodo post-insurrezionale.Il documento individuava come primo obiettivo dell’azione rivoluzionaria la conquista dei comuni al fine di impedire la formazione di un governo centrale. I comuni devono poi organizzarsi razionalmente ” per mantenere e difendere le conquiste rivoluzionarie, soddisfare i bisogni della popolazione e assicurare i servizi locali. ” Ai comuni si affiancano i sindacati e i soviet ( consigli ) come cellule vive di un governo della società dal basso. Ma l’aspetto più originale del lavoro di Berneri e del Comitato è l’abbozzo di una carta costituzionale, un documento fondativo della nuova società. La Relazione C e la parallela Costituzione della Federazione Italiana Comuni Socialisti (F.I.C.S.) rappresentano, secondo Sacchetti, ” i punti più elevati del concretizzarsi del programma anarchico da sempre sostenuto dal lodigiano.” In particolare la Costituzione è un’assoluta novita nella storia dell’anarchismo in quanto mai era stata proposta una carta costituzionale come documento fondativo di una Repubblica dei consigli federale, socialista e libertaria. ” Questo spiega – ha notato Sacchetti – perché la Costituzione, ritenuta troppo audace, non sia stata mai riproposta in seguito né agli anarchici disposti a muoversi secondo gli indirizzi di Sartrouville, né ad altri esponenti di forze politiche prossime a un simile disegno. ” Il testo, come detto, è stato pubblicato e diffuso solo nel 2001. Vediamone alcuni aspetti.Esso si apre con delle “Disposizioni generali “, nove articoli.Fra questi spiccano il primo che proclama l’Italia Repubblica federale “tendente a realizzare il massimo possibile di libertà e di giustizia”; il terzo che prevede la soppressione della proprietà dei mezzi di produzione ; il quarto che individua nel Comune la cellula di base della nuova società; il sesto che afferma la tolleranza religiosa; l’ottavo che dichiara l’Italia nazione neutrale e disarmata.
Vi sono poi gli articoli del “Titolo primo – basi costituzionali ” che disegnano l’organizzazione della Federazione. Essa è composta da Comuni ( rurali, industriali e marittimi ), province ( insieme di municipi federati ), regioni ed organi di governo nazionali. Gli articoli dal 37 al 41 elencano i diritti civili e politici dei cittadini: libertà di esprimere le proprie idee; diritti elettorali concessi ai cittadini maggiorenni di entrambi i sessi ;diritto di riunione e di propaganda orale ; diritto di associarsi e sindacarsi liberamente.
Quanto ai compiti degli organi rappresentativi ed esecutivi la costituzione prevede, all’ Art. 64 ,che la potestà legislativa appartiene al popolo che la esercita per mezzo di plebisciti. A suffragio universale sono eletti i Consigli comunali i quali eleggono i Consigli provinciali che eleggono i Consigli regionali, i quali infine eleggono i Consigli nazionali.I rappresentanti del popolo possono essere destituiti su richiesta del 50% degli elettori. Il popolo esercita il potere legislativo mediante proposte e referendum. La procedura e le garanzie dei referendum e della iniziativa popolare sono fissate da un organismo la ” Costituente permanente “, assemblea annuale dei Consigli regionali.
In definitiva la Costituzione rappresenta, secondo Sacchetti, ” il concretizzarsi nel modo più compiuto di quel anarchismo attualista, di quel concretismo rivoluzionario di Berneri ” e poteva costituire una base di partenza per alleanze con altre forze antifasciste pronte a lavorare su un programma federale, autonomista , rivoluzionario e libertario.
Nel luglio 1936 Berneri si recò in Spagna per partecipare alla resistenza delle forze repubblicane che si opponevano al tentativo di colpo di Stato fascista del generale Franco . A Barcellona e in Catalogna gli anarchici della CNT – FAI erano protagonisti di una vera rivoluzione sociale trovandosi a gestire non solo la lotta armata ma anche l’organizzazione politica ed economica. Per Berneri era l’occasione per mettere alla prova le idee del suo federalismo libertario.
Al periodo spagnolo risalgono la fondazione di un periodico ” Guerra di classe ” , un manoscritto ” Un esperimento cooperativista “, analizzato da Sacchetti nel suo studio su Berneri, e il progetto di un libro sul tema del municipalismo che avrebbe dovuto intitolarsi La nuova organizzazione municipale in Spagna. L’esperienza intellettuale di Berneri si interruppe bruscamente il 5 maggio 1937 quando cadde vittima di poliziotti agli ordini del Partit Socialista Unificat de Catalunya (PSUC), partito di ispirazione stalinista, che lottava contro gli anarchici della CNT – FAI.
” Quello che è certo – scriveva Berneri in un passo del suo epistolario – è che sono un anarchico sui generis, tollerato dai compagni per la mia attività, ma capito e seguito da pochissimi. I dissensi vertono su questi punti: la generalità degli anarchici è atea, ed io sono agnostico; è comunista, ed io sono liberalista (cioè sono per la libera concorrenza fra lavoro e commercio cooperativi, e tra lavoro e commercio individuali); è anti-autoritaria in modo individualista, ed io sono semplicemente autonomista federalista (Cattaneo completato da Salvemini e dal Sovietismo). ”
Collochiamo queste parole in chiusura del nostro articolo. Esse riassumono la vicenda intellettuale di Berneri. Egli seppe rinnovare l’anarchismo dialogando con il pensiero democratico – federalista, e questo gli costò incomprensioni e dissensi. Un pensatore solitario, un anarchico sui generis, un intellettuale che sempre ebbe come stella polare del suo cammino, la lotta per la giustizia e la libertà.
Sul sito di Firenze University Press, la casa editrice dell’Università di Firenze, www.fupress.com si può leggere lo studio di Andrea Sacchetti La Costituente libertaria di Camillo Berneri, dal quale sono state tratte notizie e spunti per la stesura di questo articolo.
Sul sito www.liberliber.it si possono leggere diverse opere di Camillo Berneri.
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