GIUSEPPE RENSI : SCETTICISMO E MISTICISMO
di Pancrazio Caponetto – ” Il carattere prevalente della vita contemporanea italiana è il falso. Falsa religione, falsa filosofia, falsa politica, falsa morale, falsa letteratura. Si sente dappertutto il falso, come il fesso nel bronzo di una campana. ”
Così scriveva il filosofo Giuseppe Rensi in un saggio, Le colpe della filosofia , pubblicato su ” Critica sociale ” nel Luglio – Agosto 1924.
Giuseppe Rensi era nato a Villafranca di Verona nel 1871. Si formò culturalmente nelle facoltà di giurisprudenza di Padova e Roma e, dopo la laurea ( 1893 ),esercitò per qualche tempo la professione di avvocato. Ma, in gioventù, la sua vera passione fu la politica. Militò nel Partito Socialista, diresse la rivista “Lotta di classe ” e collaborò con altri giornali di area socialista: “Critica sociale ” e ” Rivista popolare “. Nel 1898, dopo i moti popolari di Milano, fu costretto a lasciare l’Italia riparando in Svizzera. Nei dierci anni passati in Svizzera Rensi si dedicherà all’attività politica ( ricoprirà cariche importanti nel Gran Consiglio e nel Consiglio di Stato ) e a quella culturale ( collaborerà alla rivista “Coenobium, pubblicherà le prime opere, tra cui Gli Anciens règime e la democrazia diretta ).
Nei suoi primi scritti Rensi si presenta come un filosofo positivista che ha come principale obiettivo “quello di contribuire alla ricerca di una fondazione scientifica del socialismo, di coniugare – in altre parole – Herbert Spencer e Charles Darwin con Karl Marx. ” ( Fabrizio Meroi in ” Enciclopedia Treccani ” ). Nel 1908 Rensi rientrò in Italia e abbandonata la militanza nel Partito Socialista, iniziò la carriera universitaria tenendo cattedra a Ferrara, Firenze, Messina e Genova. In questi anni egli lasciò l’iniziale positivismo per approdare all’idealismo,prima e allo scetticismo, poi. L’idealismo di Rensi non segue l’interpretazione dell’hegelismo che fu propria di Croce e Gentile, ma collega il pensatore tedesco alla filosofia indiana dei vedanta, evidenziandone i punti in comune.”Il vedântino – scrive Rensi nel suo volume Il genio etico ( 1912 ) – … scorge in sé non un’essenza dell’universo cieca, triste, illogica, ma un’essenza eminentemente razionale, luminosa, divina” Essa è
” identica all’Idea di Hegel, a quella essenza, a quella mente dell’universo che ‘eterna in sé e per sé ‘, si attua, si produce e gode sé stessa eternamente come spirito assoluto”.
Successivamente a partire dal suo volume del 1914 La trascendenza , Rensi rivedrà il suo idealismo immanentistico affermando l’esistenza di “un Dio trascendente e disincarnato, preesistente all’incarnazione e che ha voluto incarnarsi. ”
La svolta decisiva nel percorso filosofico di Rensi, avvenne intorno al 1916 e viene così descritta dal filosofo di Villafranca nella sua Autobiografia intellettuale : ” Fu mentre ero all’Università di Messina, … che acquistai io stesso piena consapevolezza dell’indole scettica della mia mente e che gli sparsi ingredienti scettici sempre stati presenti nel mio spirito, vennero a fondersi in un tutto armonico e completo. ”
Gli “ingredienti scettici” a cui Rensi fa riferimento erano: ” l’ indole critica”, la “tendenza ad avvertire chiaramente le antinomie e i contrasti”, la “disposizione […] a non ammettere in filosofia la possibilità di conclusioni apodittiche” (Prefazione ai Lineamenti di filosofia scettica , 1919, )
Oltre a ciò gli elementi che spinsero Rensi dall’idealismo allo scetticismo furono lo studio dei testi degli scettici antichi; la conoscenza del pensiero del filosofo francese Charles Renouvier che con il suo fenomenismo critico individuava, sulla scia di Hume e Kant, i limiti del sapere umano; la riflessione, soprattutto, sull’esperienza bellica. Su quest’ultimo punto, Rensi scriveva : ” Che cos’è … la guerra? È l’inevitabile prodotto e la necessaria espressione sanguinosa dell’urto di due opposti pronunciati della ragione, di due ‘intuizioni’, di due ‘evidenze’, ciascuna delle quali sente con incrollabile certezza di essere il prodotto della ‘sintesi a priori’, sente di essere adeguata alla ragione, sente che non può lasciarsi negare o comprimere perché ciò sarebbe conculcare la stessa ragione; ma sopra le quali ‘evidenze’ per stabilire quale di esse sia autenticamente il prodotto della ‘sintesi a priori’ non v’è […] alcun giudice. Le ragioni che sono infallibilmente certe fino al sangue ed alla morte delle proprie opposte intuizioni, sono più. La ragione non è dunque una. Essa non ci dà l’obbiettivo. Non esiste uno spirito assoluto; ma una miriade di spiriti diversi ugualmente assoluti. Ecco il significato della guerra ( Lineamenti di filosofia scettica , 1919).
Approdato dunque allo scetticismo, Rensi produsse una serie di volumi che, a partire da Lineamenti di filosofia scettica ( 1919 ), disegnano il suo ” sistema ” che abbraccia vari campi del sapere e dell’agire umano. In politica ( La filosofia dell’autorità, 1920 ), con toni che riecheggiano Machiavelli e Hobbes, Rensi individuava nella forza la legge irrazionale che ne è il fondamento. In estetica ( La scepsi estetica , 1920 ) affermava che non esiste il Bello come valore assoluto, ma la bellezza varia da luogo a luogo, da tempo a tempo, da persona a persona. Nell’etica ( Introduzione alla scepsi etica , 1921 ) Rensi si proclamava sostenitore dell’intellettualismo etico socratico e platonico, per cui ciascuno sceglie ciò che in un dato momento gli pare essere il bene. Nel campo della religione Rensi scrisse un ‘ Apologia dell’ateismo ( 1925 ), dimostrando che esso ” è una cosa sola con la mente sana, con la mentalità sviluppata e civile, con la capacità di ragionare correttamente, con la ragione intesa come l’opposto dell’allucinazione o dell’alienazione mentale. ”
Negli stessi anni in cui disegnava il suo “sistema ” filosofico, Rensi partecipò attivamente alla vita politica e sociale del Paese. All’inizio degli anni venti guardò con interesse al nascente fascismo, abbandonando il socialismo giovanile e sposando ” la causa – sul piano teorico – del pensiero reazionario e – sul piano pratico – di una ricomposizione in senso autoritario degli aspri contrasti politici e sociali di quegli anni.” ( Fabrizio Meroi in Enciclopedia Treccani ).
Ben presto però, Rensi passò ad una decisa opposizione al fascismo. Nel 1925 firmò il manifesto degli intellettuali antifasciti di Benedetto Croce. Nel 1926 pubblicò Autorità e libertà , in cui consumò il suo distacco dal fascismo.
Il testo viene presentato da Rensi come “appendice” o”interpretazione autentica ” del precedente Filosofia dell’autorità ( 1920 ) e,al tempo stesso, come sintesi completa del suo pensiero filosofico e filosofico – politico. Rensi contrappone l’idealismo, “filosofia dell’assoluta libertà “, in cui la ragione plasma, crea la realtà ( razionalismo ), alla “filosofia dell’autorità ” o realismo o scetticismo.
” La filosofia dell’autorità – egli scrive – è tale ed assume questo nome perché nega tutto ciò, nega vale a dire l’autonomia, l’assoluta e sovrana libertà dello spirito o ragione nel senso ora detto, nega cioè il razionalismo inteso come risolubilità della realtà in ragione o spirito, afferma l’irrazionalismo inteso come reiezione di tale risolubilità. E compie tale negazione così nel campo teoretico, come in quello etico e in quello politico. ”
Nel campo etico – politico la “filosofia dell’autorità ” riprende l’antirazionalismo della sofistica e dello scetticismo antico. Per la sofistica, la morale e il diritto sono fatti “volontaristici”, non “razionali ” : ” Cioè – aggiunge Rensi – meri fatti, quali la «volontà» diversa, qua e là diversamente, li pone in essere, non già univocamente scaturenti dal proprio fondo della ragione una e tessuti puramente degli elementi di questa. ”
Nata dalla sofistica la “filosofia dell’autorità si “trasfuse” nello scetticismo antico col suo concetto fondamentale: non vi è un bene o un male in sè determinato univocamente dalla ragione. Pertanto non resta che attenersi a i fenomeni, “seguire i dettami della natura – aggiunge Rensi – e i precetti e doveri incorporati nel sistema etico-giuridico esistente …: cioè tra i tanti sistemi razionalmente possibili e giustificabili accettare quello che, nell’incapacità di decisione da parte della ragione, il mero fatto ha reso esistente, ed accettarlo per l’autorità del mero fatto.”
Pertanto non è la ragione a decidere intorno alla validità di un sistema etico o di un ordinamento politico essendoci ragioni per tutti i sistemi in conflitto.
“Dal punto di vista razionale puro – chiarisce Rensi – vi sono argomenti per tutti: e basta ricondursi imparzialmente al pensiero i vari tipi di morale, lo stoico e l’epicureo, l’utilitarista e il kantiano, e i vari tipi di ordinamento sociale, monarchia e repubblica, democrazia e aristocrazia, proprietà privata e comunismo, per avvertire che la ragione ha sempre offerto ed offre ugualmente forti ragioni per tutti, tanto è vero che mai le ragioni a favore d’una tesi hanno fatto tacere quelle a favore dell’altra. ”
La decisone non potrà venire, dunque, che da un “fatto arazionale: la forza, “la forza che tra i sistemi pugnanti ed ugualmente, «isostenicamente», razionali ne impone uno. ” E’ questa – aggiunge Rensi – la “teoria del primato della volontà sulla ragione. La volontà è il prius nel campo etico – politico. Essa sceglie la ragione che vuole: fa ragione di quel che vuole…”
Autorità e libertà è il testo in cui emerge con maggiore chiarezza l’antifascismo di Rensi. VI troviamo, infatti, un attacco frontale alla filosofia dello spirito di Giovanni Gentile, il filosofo che aveva dato piena adesione al fascismo, e una critica dello Stato etico, dogma del pensiero politico gentiliano e fascista .
Rensi definisce l’idealismo una forma di “dispotismo “. “Chi ammette che la ragione è una, – scrive Rensi – che lo spirito è uno, che c’è una ragione o spirito assoluti, ossia chi è idealista, deve necessariamente ammettere la legittimità della coercizione e del dispotismo, perché coloro che divergono da quella ragione o spirito che sono uni e fuori dei quali non c’è altra ragione o spirito…sono fuori della ragione o dello spirito. ”
Chi è invece antidealista, cioè realista, irrazionalista,scettico non ammette la legittimità della corcizione e del dispotismo. ” Infatti, – aggiunge Rensi – l’illegittimità della coercizione e del dispotismo non può fondarsi se non sul pensiero che non vi è ragione una, che le ragioni sono non una, ma più, che non esiste la ragione o lo spirito ma le ragioni e gli spiriti;…”
In altre parole lo scettico non crede alla verita assoluta, alla ragione unica, esercita continuamente il dubbio, continuamente esamina le ragioni conflittuali, pertanto, conclude Rensi. ” Idealismo vuol dire tirannide; tolleranza vuol dire scetticismo. ”
Allo Stato “etico ” , in cui l’individuo è parte organica della totalita ( patria, nazione ), Rensi contrappone una diversa concezione della statualità. ” Lo Stato, – scrive- , della «filosofia dell’autorità» è lo Stato che, fermo, saldissimo e risoluto in quello che impera, pone però da sé a se stesso limiti assai circoscritti a questa sfera del suo imperio, e la restringe a ciò che è assolutamente imprescindibile all’esistenza della compagine civile e politica. ”
Quello disegnato da Rensi è uno Stato che non impone una verità assoluta, ma consapevole dei limiti della ragione, lascia spazio ad ogni ragione, ogni visuale, ogni partito e accetta la libera azione individuale, il nonconformismo.
Per la sua opposizione al fascismo Rensi venne sospeso dall’insegnamento universitario nel 1927. Nonostante avesse giurato fedeltà al Regime, nel 1931, conobbe anche il carcere e il definitivo allontanamento dalla cattedra ( 1934 ), con il distacco presso il centro bibliografico dell’Università di Genova.Nonostante queste vicissitudini, mantenne un’intensa attività intellettuale pubblicando, negli anni Trenta, numerosi volumi, tra i quali Filosofia dell’assurdo ( 1937 ) , la sua opera “più riuscita “( Fabrizio Meroi in Enciclopedia Treccani ).
In questo lavoro Rensi si scaglia contro il razionalismo ottimistico dello spiritualismo assoluto e, coniugando scetticismo e pessimismo ( “rami del medesimo tronco ” ), afferma che la realtà è dominata dal male e dall’assurdo: ” Dalla intuizione scettica -scrive nella prefazione – la cui affermazione finale è: la realtà è irrazionale ed assurda e perciò incomprensibile, scaturisce ovviamente, e naturalmente con essa si congiunge, l’intuizione pessimista cioè: e appunto perché irrazionale ed assurda questa realtà è dolorosa e disperante. ”
Con tutto ciò egli si colloca – come ha notato Fabrizio Meroi – in una linea assai feconda del pensiero occidentale che va dalla sapienza greca fino a Leopardi e Schopenhauer.
A differenza di questi pensatori, però, il pessimismo conduce Rensi a un ‘esperienza di intensa religiosita’. Non si tratta dell’adesione ad una religione rivelata ma di una forma di misticismo che identifica Dio con il Nulla: ” Dio – scrive Rensi nelle Lettere spirituali, un testo postumo del 1943 – non lo puoi pensare che come non spaziale […]. Quindi lo puoi solo pensare come un non posto davanti a ciò che, soltanto, per noi è Essere, vale a dire ciò che ha estensione, che è nello spazio, ossia a tutto questo universo visibile e tangibile, a tutto ciò che è reale, a tutto ciò che […] noi possiamo pensare come realtà. Ossia Dio non lo puoi pensare che come Non-Essere, Nulla.Questo è appunto il pensiero forse di tutti i più grandi religiosi, e certamente di quelli tra essi in cui la vita religiosa raggiunge maggiori profondità, cioè dei mistici. ”
Questa forma di religiosità assume, al tempo stesso, un forte messaggio etico: ” La vera religione, – scrive ancora Rensi – la vera credenza in Dio, è la credenza nella realtà di valori morali e spirituali. ” Lo scetticismo etico non è abbandonato ed egli rifiuta ogni morale fondata su presupposti di carattere razionale o materiale, ” ma l’esigenza religiosa si rivela nell’esaltazione dell’unico atto veramente morale , perchè disinteressato, cioè dell’atto ‘folle ‘ . ” ( voce Rensi Giuseppe in Enciclopedia filosofica )
Sono posizioni sostenute nell’ultimo corso tenuto all’Università di Genova prima dell’allontanamento dalla cattedra nel 1934, e in un testo pubblicato postumo La morale come pazzia ( 1942 ).
Giuseppe Rensi morì a Genova nel febbraio del 1941. Nella Biblioteca di Filosofia dell’ateneo genovese è presente un altorilievo che nell’iscrizione in basso lo ricorda così: ” Al Filosofo Giuseppe Rensi che visse contro la corrente del fiume di questa vita solo contro tutte le ingiustizie del mondo. Umanamente certo del loro trionfo sovrumanamente proteso al miracolo della loro sconfitta. ”
Sul sito www.liberliber.it sono presenti e liberamente scaricabili numerosi testi di Giuseppe Rensi.
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