Arte & Cultura

NICOLA CHIAROMONTE UN ERETICO DELLA SINISTRA

di Pancrazio Caponetto – ” Chi era Nicola Chiaromonte ? L’interrogativo già un poco imbarazza. Uno dei maggiori saggisti italiani del secolo scorso è oggi in patria un ignoto Carneade, scambiato spesso per l’omonimo Gerardo, senatore del PCI, mentre è ammirato negli StatiUniti ( a New York dal 1941 al 1948 affascinò intellettuali prestigiosi come Mary McCarthy e Dwight Macdonald ) e in Polonia ( dove ispirò i dirigenti del movimento Solidarnosc ). ”
Così Filippo La Porta, in una sua recente pubblicazione, Eretico controvoglia, ricorda la figura di Nicola Chiaromonte sottolineandone la grandezza e lo scarso seguito avuto nella storia della cultura italiana.
Nicola Chiaromonte era nato a Rapolla, provincia di Potenza, nel luglio del 1905. Compì gli studi liceali e universitari a Roma, dove si laureò in giurisprudenza nel 1927. Al periodo universitario risalgono le sue prime pubblicazioni su “Conscientia ” ( la rivista protestante diretta da Giuseppe Gangale ), e “Il Mondo ” ( diretto da Giovanni Amendola uno dei leader del primo antifascismo ). Dopo il 1930, sue critiche cinematografiche comparvero sull ” Italia letteraria ” ed un suo saggio Note sulla civiltà e le utopie fu pubblicato sulla rivista ” Solaria ” di Alberto Carocci. In questo saggio Chiaromonte sviluppa una critica dello storicismo crociano e dell’attualismo gentiliano ” con una stringata disamina – come ha scritto Piero Craveri – dei presupposti hegeliani impliciti nelle pur diverse nozioni, storicistica e attualistica, della «politica», rispetto a cui il Chiaromonte recupera il principio kantiano dello «Stato di diritto» e con esso un vigoroso giusnaturalismo etico, già nutrito di una profonda conoscenza del pensiero classico,”
Nel 1932 aderì a Giustizia e Libertà, il movimento antifascista fondato da Carlo e Nello Rosselli, e collaborò assiduamente alla rivista pubblicata clandestinamente dall’organizzazione. Nei suoi articoli affrontò vari temi: la stabilizzazione del regime fascista in italia dopo il 29′- 30′, l’ascesa del nazismo in Germania, la crisi della civiltà europea.
Nel 1934, colpito da mandato di cattura, riparò in Francia dove strinse saldi legami con gli ambienti dei fuoriusciti e in particolare con Andrea Caffi, un socialista umanitario che aveva vissuto la rivoluzione in Russia e l’antifascismo in Italia. Con Caffi, Mario Levi e Renzo Giua, due altri antifascisti fuoriusciti, Chiaromonte abbandonò GL nel 1936. Essi si opponevano alla trasformazione in partito politico dell’organizzazione antifascista e auspicavano che ” l’antifascismo italiano, almeno nella sua parte più giovane e più intellettualmente avvertita, si sollevasse dal terreno della polemica spicciola e della propaganda antimussoliniana per attingere al livello di movimento europeo e contribuire in modo positivo al rinnovamento della tradizione socialista e libertaria” (cfr. Piero Craveri,Chiaromonte Nicola in Dizionario Biografico degli Italiani – Vol. 24, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1980).
Quando scoppiò la guerra civile in Spagna, Chiaromonte si recò a Madrid, prestando servizio come mitragliere nella squadriglia area organizzata dallo scrittore francese André Malraux.
Come ha scritto Ignazio Silone,che fu con l’intellettuale lucano direttore, nel dopoguerra, della rivista “Tempo presente”, “alla guerra civile spagnuola Chiaromonte partecipò senza esitazioni e senza pentimenti assieme a molti altri volontari di altri paesi; ma dei numerosi intellettuali d’ogni levatura, che parteciparono a quell’impresa, forse egli è stato l’unico, o uno dei pochi, a non farne oggetto di pubblicità. ”
Tornato in Francia prima dello scoppio della seconda guerra mondiale collaborò con Angelo Tasca, intellettuale espulso dal Partito Comunista che aveva, in seguito, aderito al Partito Socialista.Nel 1940 di fronte all’avanzata delle truppe tedesche, Chiaromonte riparò in Algeria e in Marocco, raggiungendo poi nel 1941 gli USA. Negli USA Chiaromonte rimarrà fino al 1948 collaborando con numerose riviste: ” L’Italia libera”, ” The New Republic ” , ” Atlantic Monthly “, “Partisan Review “, “politics “. Particolarmente sifgnificativa fu la sua collaborazione alla rivista “politics” diretta da Dwight Macdonald, un intellettuale di tendenze trotzkiste spostatosi poi, per influenza di Chiaromonte su una linea più libertaria. Alla rivista collaboravano anche Andrea Caffi e Mario Levi, antichi amci del saggista lucano.
” Per noi era un maestro “, ha scritto Mary McCharty, collaboratrice di “politics”. ” Come influenza generale, – continua la McCarthy – diciamo che Nicola ha introdotto nel nostro circolo americano qualcosa dell’Europa: un’Europa diversa non soltanto dall’America, ma anche da quell’altra Europa che noi avevamo conosciuto fino allora solo attraverso Proust e Gide, l’Europa convenzionale del romanzo moderno. Nicola ci ha portato idee più radicali (nel senso che a questa parola diamo noi americani) e ci ha fornito, non so come dire, il retroscena, o meglio il fondamento filosofico della politica. Con lui abbiamo ripercorso tutti gli stadi della teoria politica, dal trotzkismo, al marxismo, risalendo sempre più indietro, fino a Proudhon e agli utopisti del Settecento. ”
Fra i saggi scritti da Chiaromonte negli anni americani spicca il commento alla morte di Gandhi che sviluppa il tema della violenza, più tardi ripreso dall’intellettuale lucano in un intervento su “Tempo presente” nell’agosto del 1968, un’analisi del principio tolstojano di “non resistenza al male “.
Nel 1948 Chiaromonte tornò in Europa per lavorare all’UNESCO e si stabilì a Parigi. Il rientro definitivo in Italia risale all’inizio degli anni ’50 quando divenne il critico teatrale prima de “Il Mondo ” di Mario Pannunzio e poi del settimanale “Espresso “. Nello stesso arco di tempo egli fu uno dei protagonisti ( un cold war warrior lo ha definito Massimo Teodori ) della “guerra fredda culturale” che si accese tra l’Occidente liberale e il comunismo sovietico. Nel 1948 vi era stato il Congresso mondiale degli intellettuali per la pace, espressione della propaganda culturale sovietica.La risposta dell’Occidente fu la fondazione del Congress for cultural freedom nel 1950, con l’adesione di intellettuali ex comunisti come Ignazio Silone e Arthur Koestler , antitotalitari come il federalista Altiero Spinelli e molti altri. Il Congresso era sostenuto da fondazioni e sindacati americani e godeva di un comitato internazionale indipendente composto, tra gli altri, di filosofi come Benedetto Croce, Karl Jaspers, Bertrand Russell e Jacques Maritain.La sezione italiana del Congresso, l’Associazione Italiana per la Libertà della Cultura ( AILC ) fu guidata da Chiaromonte e Silone. ” Indipendenza dai partiti, separazione delle responsabilità politiche da quelle culturali, libertà e drastica opposizione ai totalitarismi, opposizione al comunismo per i metodi praticati dalla dittatura: di questi capisaldi ispiratori si nutriva la filosofia politica e culturale di Silone e Chiaromonte… ” ( Massimo Teodori in La parabola della Repubblica ).
Antifascista e anticomunista Chiaromonte denunciava anche con lucidità la “tirannia moderna “, le radici autoritarie della società contemporanea vive nel mondo occidentale capitalista. La nostra società presunta democratica, osservava, è rosa da ingiustize , mali e disordini gravissimi. Il male di cui soffre la società occidentale, aggiungeva, è la mancanza di libertà dovuta allo stato di avanzata collettivizzazione e meccanizzazione dell’esistenza collettiva
Nel 1956 Chiaromonte diede vita, insieme a Ignazio Silone, alla rivista “Tempo presente”, attiva fino al 1968. ” Tempo presente “, come ha dichiarato Filippo La Porta in un suo contributo per Rai Cultura, è stata forse la più bella rivista culturale italiana del dopoguerra insieme a “Il Mondo” di Mario Pannunzio, vi collaborò il meglio dell’intelligenza mondiale: Albert Camus, Hannah Arendt, Giorgio Manganelli, Piero Citati, Elémire Zolla. La rivista fu il punto di riferimento della cosiddetta ” terza forza “, uno schieramento politico – culturale di orientamento liberalsocialista alternativo alla Democrazia Cristiana e al Partito Comunista. La rivista sospese le pubblicazioni dopo vani tentativi di trovare un editore disposto ad occuparsi di un periodico di cultura altra alternativa che non si prometteva una diffusione di massa.
Negli ultimi anni di vita ( Nicola Chiaromonte morì a Roma nel gennaio del 1972 ), l’intellettuale lucano andò sempre più distaccandosi dalla politica.In una lettera del 1970, citata da Gino Bianco, scriveva: “Qui la situazione politica … beh, inutile insistere: la disgregazione continua, e continuerà chissà per quanto … Io cerco di non pensare alle cose italiane altro che la mattina, leggendo i giornali. Ma del resto, le cose del mondo non vanno molto meglio. Solo che l’Italia è ridiventata il “bordello” dantesco (ma quanto meno vivo e ricco di caratteri)”.
Alle parole di Gino Bianco ci affidiamo per un ricordo e un bilancio della vita di Nicola Chiaromonte : “Saggista corsaro tra riviste e giornali, Chiaramonte ha aiutato me, come molti altri della sua e della mia generazione, a vedere che in questo duro enigma della vita associata contemporanea, sia liberale sia totalitaria, tutto tende ad offuscare le coscienze. Si può dire che è stato un naufrago, ma naufraga è stata anche tutta l’élite della grande tradizione culturale del XX secolo. La sua testimonianza è stata una straordinaria denuncia dell’orrore del mondo e al tempo stesso di indomita speranza. “

La Biblioteca e emeroteca digitale Gino Bianco contiene numerosi scritti di e su Nicola Chiaromonte. www.bibliotecaginobianco.it


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