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L’UNIONE GOLIARDICA ITALIANA

di Pancrazio Caponetto – “ Goliardia è cultura e intelligenza, è amore per la libertà e coscienza della propria responsabilità di fronte alla scuola di oggi e alla professione di domani; è culto dello spirito, che genera un particolare modo di intendere la vita alla luce di una assoluta libertà di critica, senza pregiudizio alcuno di fronte ad uomini ed istituzioni; è infine culto delle antichissime tradizioni che portarono nel mondo il nome delle nostre libere Università di scholari. “
Questa Dichiarazione di Goliardia, elaborata da Guido Rossi detto “Bobo”, un “anziano” studente dell’ateneo bolognese, approvata l’8 aprile 1946, a conclusione di un incontro di rappresentanti di diverse università italiane, tenutosi a Venezia, si può considerare l’atto di fondazione dell’UGI, Unione Goliardica Italiana.
Ha scritto Gianfranco Spadaccia, nel suo recente libro Il Partito Radicale: “Depurata di ogni retorica goliardica e giovanilistica, quella definizione programmatica disegnava i lineamenti allo stato nascente di un movimento di impronta fortemente laica, liberaldemocratica, antifascista, anticlericale e anticomunista. “ A questa impronta politica si aggiungeva un forte legame con la tradizione della goliardia medievale, un’esperienza vissuta da intellettuali definitisi clerici vagantes, cioè liberi scholari che frequentavano le diverse università europee alla ricerca dei migliori maestri.
Associazioni goliardiche erano da tempo presenti nelle università italiane, ma non avevano una precisa connotazione politica e si caratterizzavano per lo spirito qualunquistico e festaiolo che sfociava talvolta in riti pieni di volgarità e violenze. Negli anni del fascismo, l’università sottoposta al rigido controllo del regime con gli studenti irregimentati nei GUF ( Gruppi Universitari Fascisti ), vide lo sfiorire dell’associazionismo goliardico e del suo spirito critico e irriverente verso ogni forma di potere. L’Unione Goliardica per la libertà, associazione studentesca antifascista, nata nel marzo 1924, venne presto soppressa dal Regime.
Nel dopoguerra, nel nuovo clima di libertà e democrazia, rinacquero le associazioni goliardiche e sbocciò “inattesa “, come ha scritto Piero Pastorelli ( L’Unione Goliardica Italiana 1946 – 1968 ), l’UGI costituita da studenti provenienti da diverse esperienze: ex militari, combattenti partigiani, intellettuali avvicinatisi all’antifascismo attraverso l’esperienza dei GUF, giovani desiderosi di far rivivere la tradizione goliardica. Nelle università italiane erano dominanti l’Intesa che rappresentava gli studenti cattolici e la sinistra di ispirazione comunista e socialista organizzata nel CUDI ( Centro Universitario Democratico Italiano ). Eppure l’UGI senza avere alle spalle un partito, senza finanziamenti riuscì a diventare progressivamente la seconda forza elettorale, dopo i cattolici democristiani, della democrazia universitaria ma “ la prima e, di gran lunga, la più genuina ed originale espressione della comunità studentesca. “ ( Piero Pastorelli, L’Unione Goliardica Italiana 1946 – 1968 ).
Il repertorio biografico curato da Pastorelli mostra che la diffusione dell’UGI nelle università italiane era particolarmente concentrata ( 48% degli studenti, 70% dei presidenti dell’ UGI, 50% dei presidenti dell’Unione nazionale Rappresentativa Italiana di designazione UGI ) nei tre atenei veneti ( Padova, Venezia e Trieste ) e nel quadrilatero Bologna, Firenze, Genova e Pavia, mentre negli atenei insulari e meridionali risiedeva solo l’11% degli studenti. Per quanto riguarda le Facoltà di provenienza degli studenti, il gruppo di quelle giuridico – umanistiche ( Giurisprudenza, Scienze Politiche, Lettere e Filosofia ) era largamente maggioritario, mentre nel gruppo delle altre Facoltà spiccava il peso di quella di Architettura.
“ L’UGI – ha scritto Piero Pastorelli – è stata un esempio di melting – pot, miscellanea di ‘etnie politiche ‘ e crogiolo di culture diverse. Qui il suo fascino, la sua ricchezza, la sua differenza rispetto a tutte le altre associazioni studentesche: traduzione concreta di quella ‘unità laica delle forze’ tanto cara a Francesco Roccella. “ Francesco Eugenio Roccella, una delle personalità di maggior rilievo dell’UGI e futuro parlamentare del Partito Radicale e del Partito Socialista, fu protagonista dello storico Congresso di Firenze del 1952 che vide la sconfitta del fronte goliardico – qualunquista e affermò i punti di riferimento politico – culturali dell’UGI: la Resistenza e il Risorgimento; il liberalismo di Benedetto Croce, l’eredità di Gaetano Salvemini, di Guido D’Orso, di Piero Gobetti, di Antonio Gramsci. Roccella, eletto Presidente al Congresso di Firenze, dichiarerà nella prolusione alla successiva assise di Milano: “ ci sentiamo slegati da ogni vincolo di partito e questo abbiamo inteso affermare gridando ‘ fuori i partiti dalle università ‘ ,non per rifiutare l’impegno ad una partecipazione, ma per iniziare l’esercizio di una piena autonomia civile. “
Questa rivendicazione dell’autonomia universitaria si rivelò, come ha ricordato Gianfranco Spadaccia, “forte e vincente” rispetto a quanti erano nostalgici della vecchia goliardia e portò l’UGI a impegnarsi nelle elezioni universitarie, in concorrenza con le organizzazioni universitarie cattoliche e social – comuniste ed a conseguire brillanti risultati con maggioranze relative ed in alcuni casi assolute in molte università. Una supremazia che l’UGI mantenne almeno fino al 1956.
Determinante nella formazione politico – culturale degli studenti dell’UGI, fu la lettura e lo studio di alcune riviste e giornali diffusi in quegli stessi anni. Vediamo quali.La fiorentina “Il Ponte” del giurista Piero Calamandrei che fu tra i fondatori del Partito d’Azione; “Comunità” dell’imprenditore illuminato Adriano Olivetti; “Il Mulino “, nata nel 1951 a Bologna e frutto della collaborazione di studenti e laureati liberali, cattolici e laico – socialisti; “Tempo presente” di Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone antifascisti e antistalinisti; “Nord e Sud” fondata dal geografo e futuro ministro repubblicano Francesco Compagna e da un gruppo di giovani meridionalisti; “Nuovi argomenti” dello scrittore Alberto Moravia e dello storico Alberto Carocci, rivista di orientamento marxista; il “Mondo “ , settimanale di politica e letteratura di Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi tra i fondatori del primo Partito Radicale; “ L’Espresso “ settimanale laico di sinistra di Arrigo Benedetti proveniente dall’esperienza della Resistenza; “il Giorno”, quotidiano “ che può ben simboleggiare l’incontro, culturale prima che politico, fra cattolici, socialisti e laici “ ( Vittorio Emiliani, Cinquantottini, l’Unione goliardica italiana e la nascita di una classe dirigente ).
Altre letture fondamentali per i giovani dell’UGI furono Uscita di sicurezza di Ignazio Silone, Buio a mezzogiorno di Arthur Koestler, La fattoria degli animali e Omaggio alla Catalogna di George Orwell, “ quattro libri, quattro classici “ di accusa frontale contro lo stalinismo” ( Vittorio Emiliani, Cinquantottini ).
L’UGI coltivò anche l’ambizioso progetto di espandersi oltre i confini dell’università collegandosi alle esperienze politiche degli studenti medi e dei laureati. A Venezia nel 1959, nacque un’Associazione Democratica degli Studenti Medi ( nella quale si distinse Massimo Cacciari, futuro protagonista del mondo della filosofia italiana ), la cui rivista “Il Volto “avviò una collaborazione utile e costruttiva con l’UGI. Nel 1961, in preparazione del congresso di Venezia dell’UGI, venne formato un segretariato per gli studenti medi al fine di dar vita a una rete di associazioni. Un anno dopo Mario Isnenghi, il futuro storico, esponente di spicco dell’UGI, proporrà “la costituzione a livello locale di comitati misti composti dai rappresentanti delle tre categorie: studenti delle medie, studenti universitari avviati all’insegnamento, insegnanti. “ Queste proposte nate nell’UGI non trovarono mai realizzazione, soprattutto non riuscirono mai a dar vita a un movimento nazionale, “ma rappresentarono comunque importanti momenti di impegno civile e di crescita democratica. “ ( Piero Pastorelli, L’unione Goliardica Italiana 1946 – 1968 ) .
Per quanto riguarda il collegamento tra UGI e mondo dei laureati provenienti dalla goliardia, il progetto di un’associazione tra le due realtà verrà presto abbandonato a causa del difficile rapporto tra “ vecchi” e “nuovi” goliardi entrambi animati da culture e sensibilità diverse.
Travagliato sarà il rapporto dell’UGI con gli studenti socialisti e comunisti del CUDI e con i cattolici dell’Intesa. Sul primo punto occorre dire che la confluenza degli studenti socialisti nell’UGI risulterà meno problematica, essa avverrà massicciamente nel congresso di Modena del 1954, anche in conseguenza dell’aperta crisi del CUDI. Maggiori perplessità suscitava negli studenti UGI l’ingresso nell’Unione dei comunisti ancora in larga parte legati a posizioni staliniste. Un primo passo nel percorso di avvicinamento dei comunisti all’UGI ci fu nel congresso di Perugia del dicembre 1956 su iniziativa di Marco Pannella, in seguito leader storico del Partito Radicale. Ma il rapporto tra goliardi e comunisti rimase difficile anche a causa dell’invasione sovietica dell’Ungheria condannata dai primi e non del tutto dai secondi.Sulla questione comunista l’UGI vivrà diverse scissioni. Nel 1957 nacque nei congressi di Rimini dell’UNURI, la lista Giordano Bruno su iniziativa di Paolo Ungari, in futuro Preside della facoltà di scienze politiche della LUISS di Roma. Ungari fu sempre contrario all’ingresso dei comunisti nell’UGI e definì il congresso di Perugia del 1956 “l”inizio della fine della vecchia UGI. “ Nel 1958, poi, gli studenti liberali diedero vita all’AGI ( Associazione Goliardi Indipendenti ).
Per quanto riguarda il dialogo dei goliardi col mondo universitario cattolico, esso si concretizzerà nel congresso di Rimini del 1957, quando verrà approvata una mozione unitaria UGI – Intesa Cattolica in cui si proclama l’accordo tra le due forze “attuale e insostituibile elemento di propulsione del Movimento Studentesco”, finalizzato alla riforma democratica dell’Università e della Scuola italiana.
Negli anni Sessanta assistiamo ad un deciso spostamento a sinistra dell’UGI in conseguenza anche di alcuni eventi storici che contribuirono a radicalizzare la situazione politica nel Paese e nelle Università: moti di piazza contro il governo del DC Ferdinando Tambroni, sostenuto dai voti dei monarchici e dalla Destra del MSI; uccisione a Roma dello studente cattolico e iscritto all’UGI, Paolo Rossi, in seguito a un attacco di neofascisti; colpo di Stato dei colonnelli in Grecia ( numerosi nelle Università italiane gli studenti greci contraria a quel golpe fascista ); denuncia da parte di Ferruccio Parri delle schedature di politici di sinistra e progressisti effettuate dal SIFAR, il servizio segreto militare.
Dal 1960 al 1967 i presidenti eletti nei congressi UGI saranno quasi tutti socialisti. Fra questi ricordiamo Gianni De Michelis eletto a Bologna nel 1962, in futuro più volte Ministro e Valdo Spini eletto a Rimini nel 1967, ( ultimo congresso UGI ) in seguito anch’egli diverse volte parlamentare e Ministro PSI.
I socialisti porteranno nell’UGI, come ha scritto Piero Pastorelli, “ accanto ad una ricchezza e vivacità di analisi e di proposte, la loro cultura ancora leninista – il primato del partito e le organizzazioni di massa come cinghie di trasmissione delle sue direttive – e le loro divisioni sempre più forti, che culmineranno nella scissione del PSIUP e che sarà nell’UGI molto consistente. “
Il congresso di Rimini del 1967, fu, come detto l’ultimo dell’UGI. Il Presidente eletto Valdo Spini, dopo qualche tempo si dimise per i contrasti intorno alle posizioni da tenere sul Piano Gui, il progetto di legge riguardante l’ordinamento universitario. Molti fanno coincidere queste dimissioni con l’atto di morte, per dir così, dell’UGI, visto che dopo Spini non fu più eletto un Presidente e l’Unione cesserà di esistere. L’anno dopo si aprirà una pagina nuova per l’Università italiana e per la storia del Paese.
Piero Pastorelli, attento studioso dell’ UGI, ne ha individuato “il codice genetico”: il laicismo. Gli studenti dell’ UGI hanno avuto “il grande merito – ha scritto – di aver disseminato in varia misura nella società italiana dosi e tracce di laicismo. Il che, a ben riflettere, è contributo né piccolo né irrilevante in un paese di così debole laicità dello Stato e della cultura politica dominante. “
Vittorio Emiliani nel suo volume I Cinquantottini, ha analizzato l’apporto dell’UGI alla formazione della classe dirigente protagonista della storia d’Italia nel secondo dopo guerra e ha scritto: “ Quella dei Cinquantottini è la generazione laica e socialista che in Italia ha contato di più , nel bene e nel male, a livello di governo del Paese. Dagli anni Sessanta alla prima metà degli anni Novanta del secolo scorso. “
Eppure la ricerca storica ha sempre dato maggior spazio alla generazione successiva quella del Sessantotto, al punto che nei giovani , già poco attenti alla storia del Novecento, la memoria dell’Unione Goliardica è del tutto assente. Una memoria da recuperare e studiare soprattutto dai ragazzi che intendono vivere la propria esperienza scolastica e universitaria con passione, impegno, consapevoli che gli studenti in quanto intellettuali devono dare il loro contributo alla vita e al progresso del Paese.


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