FRANCISCO FERRER UN PEDAGOGISTA ANARCHICO
di Pancrazio Caponetto – “ Non temiamo di dirlo: noi vogliamo invece uomini capaci di evolvere senza posa, capaci di distruggere, di rinnovare di continuo gli ambienti e di rinnovare se stessi,uomini di cui la più gran forza consista nell’indipendenza intellettuale, che non siano troppo attaccati a nulla,sempre pronti ad accettare il meglio, felici del trionfo delle idee nuove, aspiranti a vivere vite molteplici in una sola vita. La società attuale teme uomini consimili:non bisogna dunque sperare giammai che ella voglia impartire una educazione capace di formarli.”
Queste parole di Francisco Ferrer , contenute nel libro La scuola moderna, riassumono il senso del suo progetto educativo interamente volto alla liberazione dell’uomo da dogmi e convenzioni dominanti nella società.
Ferrer era nato in Spagna, ad Alella ( Barcellona ) il 10 gennaio 1859. Giovanissimo ( tredici anni ) entra nella massoneria iniziando a prendere le distanze dalla cultura cattolica e monarchica della sua famiglia. Intorno ai vent’anni si avvicina alle posizioni del Partito Repubblicano Progressista di Manuel Ruiz Zorrilla. Sono anche anni di studio intenso, in particolare delle lingue ( francese e inglese ) e di nuove scelte di vita ( si avvicina al movimento naturista ). Inizia anche un’intensa attività politico – sindacale e partecipa al tentativo di sollevamento militare ( 1886 ) del Generale Manuel Villacampa che si proponeva la restaurazione della Repubblica in Spagna . Il fallimento del tentativo rivoluzionario costringe Ferrer a riparare in Francia. A Parigi riprende i contatti con la massoneria entrando nella Loggia “ Les Vais experts “ .Frequenta anche ambienti socialisti e conosce diversi militanti anarchici, fra questi il pedagogista Sèbastian Faure. Negli anni parigini inizia la sua pratica pedagogica, diventa insegnante di spagnolo e scrive un trattato per l’apprendimento di questa lingua. In questo periodo fa anche un incontro decisivo per la sua vita: conosce una facoltosa parigina Ernestina Meunier che conquistata dalle idee progressiste e libertarie di Ferrer, gli donerà, alla sua morte, un ingente patrimonio.
Insieme alla Mounier e alla sua compagna l’istitutrice Lèopoldine Bonnard, viaggia a lungo in Europa avendo l’occasione di conoscere molti intellettuali tra questi il geografo e militante anarchico Eliseo Reclus e il pedagogista Paul Robin.
Dopo la lunga militanza tra i repubblicani spagnoli si distacca da loro in quanto osserva che il progetto di abbattimento della monarchia è finalizzato alla costruzione di un nuovo potere autoritario: lo Stato repubblicano. Pertanto alla morte della Meunier ( 1901 ) usa l’enorme fortuna non per finanziare le attività di quel partito, ma per un progetto educativo: la fondazione della Scuola Moderna. Il nuovo modello di scuola che Ferrer definisce moderna, scientifica e razionale si diffonderà in Spagna, in Portogallo a San Paolo del Brasile, ad Amsterdam, a Losanna, a Clivio, in Italia.
Possiamo conoscere i principi che reggevano il progetto educativo di Ferrer dalla lettura del suo volumetto La scuola moderna.
Innanzitutto Ferrer svolge alcune riflessioni intorno alla situazione dell’educazione nei governi al potere tra fine XIX inizio XX secolo. Egli osserva che in passato i governi lasciavano alla Chiesa la cura dell’educazione del popolo perchè ciò rafforzava il potere dello Stato e la disciplina sociale. Ora invece i governi hanno preso da per tutto la direzione dell’organizzazione scolastica.” I governi – scrive Ferrer – hanno voluto l’istruzione, un ordinamento sempre più completo della scuola, non perchè sperassero dalla educazione il rinnovamento della società,ma perchè avevano bisogno d’individui, di operai, e di istrumenti da lavoro più perfezionati per far prosperare le imprese industriali e i capitali impiegativi. “
Tutti i partiti hanno riconosciuto l’importanza della scuola come strumento di dominazione e hanno cercato di assicurarsene il controllo e ciò ha dato vita a lotte spietate. “ qui trionfa la società borghese e repubblicana e là il clericalismo.” L’istruzione è diventata, insomma, il più potente mezzo nelle mani delle classi al giverno. L’organizzazione scolastica è condizionata dal potere dei ceti dirigenti. “ I maestri – aggiunge Ferrer – non sono per essi che istrumenti coscienti o incoscienti della loro volontà; … I maestri di scuola fin dalla più giovane età sono educati negli istituti a subire la disciplina dell’autorità; e ben rari sono quelli che sfuggono al suo dominio e quelli che ci riescono rimangono nell’impotenza, poichè la ferrea organizzazione scolastica li avvince in modo da rendere impossibile ogni cosciente disobbedienza. “
I fanciulli non sfuggono a questo processo fondato sulla “ coazione “: “ La scuola imprigiona i fanciulli fisicamente, intellettualmente e moralmente, per dirigere lo sviluppo delle loro facoltà nel senso voluto;li priva del contatto della natura per poterli modellare a sua guisa. E qui sta la spiegazione di tutto ciò che ho detto fin qui, la preoccupazione dei governi di dirigere l’educazione dei popoli, in modo che siano frustrate le speranze degli uomini di libertà.”
A questo modello di istruzione dominante nella società, Ferrer ne oppone uno radicalmente alternativo che pone il fanciullo al centro del processo educativo, un’educazione tutta di spontaneità. Il vero educatore non deve imporre, costringere, violare ma deve fare appello alle energie proprie del fanciullo. “ …tutto il valore dell’educazione, consiste nel rispetto della volontà fisica, intellettuale e morale del fanciullo. Allo stesso modo che nella scienza non v’è dimostrazione possibile senza i fatti, così non v’è vera educazione, che laddove questa è esente da ogni dogmatismo,lascia al fanciullo stesso la direzione dei suoi sforzi, e non si propone che di secondarlo in questi sforzi.”
Il vero scopo di questa educazione è la formazione di uomini capaci di indipendenza intellettuale, capaci di rinnovare continuamente se stessi e la società in cui vivono, capaci di diffondere idee nuove, “aspiranti a vivere vite molteplici in una sola vita.”
Ma qual è il mezzo individuato da Ferrer per contribuire al rinnovamento della scuola ? Innanzitutto occorre affidarsi alla scienza, al lavoro degli scienziati che studiano il fanciullo per applicare i loro studi in un processo educativo diretto alla più completa liberazione dell’individuo, al superamento dell’iniqua organizzazione sociale. Pertanto occorre distruggere tutto ciò che nelle scuole attuali risponde ad un “sistema di coazione “, cioè gli “ambienti artificiali in cui il fanciullo viene allontanato dalla natura e dalla vita” , e cancellare “la disciplina intellettuale e morale di cui altri si servono per imporre loro idee preconcette e credenze che depravano e annichilano le volontà.” Restituito all’ambiente naturale che gli spetta, il fanciullo sarà a contatto con le impressioni della vita che sostituiranno “ le fastidiose lezioni di parole “.
A supporto di questo ambizioso programma Ferrer pensava alla fondazione di una scuola Normale a Barcellona per formare i maestri impegnati nel suo progetto educativo ; alla creazione di una Biblioteca con testi destinati a fanciulli e maestri; alla realizzazione di un Museo pedagogico per raccogliere i materiali necessari alla vita della nuova scuola. Molte delle sue idee saranno diffuse da una rivista di pedagogia e filosofia il Bollettino della Scuola Moderna.
In Ferrer la riflessione pedagogica si accompagna alla lotta politica. Infatti, oltre alla fondazione della Scuola Moderna, egli utilizza i suoi fondi per finanziare “ Huelga general “( sciopero generale ) periodico di riferimento dei sindacalisti anarchici.
Nel 1906, dopo il fallito attentato di Matteo Morral, bibliotecario della Scuola Moderna, al re di Spagna Alfonso XIII, la scuola di Barcellona viene chiusa e Ferrer subisce più di un anno di carcere. A sostegno di Ferrer si mobilita un’agitazione internazionale che spinge il governo spagnolo a scagionarlo. Ma dopo soli tre anni egli viene di nuovo coinvolto in un processo politico. Viene accusato di essere ispiratore e capo della rivolta che scoppia a Barcellona e in Catalogna in nella “settimana tragica “ ( evento insurrezionale dei riservisti catalani che protestavano contro il loro richiamo alle armi ). Ferrer vien dunque condannato a morte dal Consiglio di Guerra ( tribunale militare speciale ) sulla base di prove false e privato della possibilità di difendersi adeguatamente dalle accuse. Il 13 ottobre 1909 verrà fucilato nella fortezza di Montjuich a Barcellona.
In Italia la memoria di Francisco Ferrer è rimasta viva. Lapidi commemorative sono presenti in diverse città italiane: Perugia, Brescia, Chiusi ( SI ), Fabriano ( AN ), da ricordare in particolare le lapidi di Arcevia e Pisa che sono a firma dell’anarchico Pietro Gori. A Carrara, ogni primo maggio, gli anarchici ricordano la figura di Ferrer deponendo una corona di fiori rossi alla base della targa commemorativa posta nella centralissima Piazza Alberica.
Secondo lo scrittore e insegnante Matio Lodi, la Scuola Moderna di Ferrer è risultata determinante nell’influenzare Cèlestine Freinet ( 1896 – 1966 ) pedagogista francese, tra i più famosi del Novecento, inventore del cosiddetto “ metodo naturale “che si ispira alla vita reale per impostare l’attività didattica.
Alle parole di Lodi ci affidiamo, infine, per individuare uno degli aspetti fondante dell’ attività di pedagogista di Francisco Ferrer : “ …
Quello che oggi, a fatica, nella problematica sull’educazione i rinnovatori cercano di sostenere come fondamento di una scuola veramente alternativa,cioè il valore della diversità nella socialità, il diritto a essere diversi e a esprimere la propria diversità, sino all’annullamento del confine tra la normalità e la anormalità, nel Ferrer è già un concetto chiaro messo in pratica …•
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