Mattarella: “Credibilità della Magistratura messa in dubbio”
di Maria Carmela Fiumanò – Il Presidente della Repubblica: “Magistrati appaiono chini su se stessi, è il momento di superare il sistema correntizio”
ROMA – “Onoriamo la memoria di questi valorosi magistrati che, come tanti altri, hanno dolorosamente punteggiato la nobile storia della Magistratura della Repubblica, per come hanno vissuto e interpretato la funzione loro affidata al servizio della giustizia e del Paese. Erano consapevoli dei rischi cui erano esposti e li hanno affrontato per rispetto della dignita’ propria e di quella del loro compito di magistrati. Hanno svolto la loro attivita’, con coraggiosa coerenza e autentico rigore, senza rincorrere consenso ma applicando la legge. Fedeli soltanto alla Costituzione. È questa l’unica fedelta’ richiesta ai servitori dello Stato a tutela della democrazia su cui si fonda la nostra Repubblica”. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia commemorativa del quarantesimo anniversario dell’ uccisione dei magistrati Mario Amato, Gaetano Costa, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, e del trentennale dell’ omicidio di Rosario Livatino.
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Dopo la proiezione di un video, in ricordo dei sei magistrati uccisi, sono intervenuti il Vice Presidente del CSM, David Ermini, il Presidente della Scuola Superiore della Magistratura, Giorgio Lattanzi e il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. La Cerimonia si e’ conclusa con l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il capo dello Stato ha aggiunto: “Vorrei sottolineare, con lo sguardo virtualmente rivolto ai giovani magistrati che ci seguono in streaming, che si tratta dell’unica fedelta’ cui attenersi e alla quale sentirsi vincolati“.
Ecco il discorso del Presidente della Repubblica:
CREDIBILITÀ TOGHE MESSA IN DUBBIO, RECUPERARLA
“Nel nostro Paese, come in ogni altro, c’e’ costantemente bisogno di garantire il rispetto della legalita’. Anche per questo la Magistratura deve necessariamente impegnarsi a recuperare la credibilita’ e la fiducia dei cittadini, cosi’ gravemente messe in dubbio da recenti fatti di cronaca. In amaro contrasto con l’alto livello morale delle figure che oggi ricordiamo”.
DIFFUSE DISTORSIONI MA NON APPARTEGONO A MAGISTRATI
“La documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia, la cui rilevanza va valutata nelle sedi proprie previste dalla legge, sembra presentare l’immagine di una Magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi“.
“Questo fenomeno si era disvelato nel momento in cui il CSM e’ stato chiamato, un anno addietro, ad affrontare quanto gia’ allora emerso. Quel che e’ apparso ulteriormente fornisce la percezione della vastita’ del fenomeno allora denunziato; e fa intravedere un’ampia diffusione della grave distorsione sviluppatasi intorno ai criteri e alle decisioni di vari adempimenti nel governo autonomo della Magistratura. Sono certo che queste logiche non appartengono alla Magistratura nel suo insieme, che rappresenta un Ordine impegnato nella quotidiana elaborazione della risposta di giustizia rispetto a una domanda che diventa sempre piu’ pressante e complessa”.
C’È RISCHIO ATTACCHI STRUMENALI A INDIPENDENZA MAGISTRATI
“Desidero sottolineare, anche in questa circostanza, che a portare allo scoperto le vicende, che provocano cosi’ grave sconcerto nella pubblica opinione, e’ stata un’azione della Magistratura, che ha svolto la propria funzione senza esitazioni o remore di alcun tipo. La stragrande maggioranza dei magistrati e’ estranea alla ‘modestia etica’ – di cui e’ stato scritto nei giorni scorsi – emersa da conversazioni pubblicate su alcuni giornali e oggetto di ampio dibattito nella pubblica opinione. E, anche per questo, non si puo’ ignorare il rischio che alcuni attacchi alla Magistratura nella sua interezza siano, in realta’, strumentalmente diretti a porne in discussione l’irrinunciabile indipendenza. Indipendenza che ho, per dovere costituzionale a me affidato, il compito di tutelare con determinazione”.
È IL MOMENTO DI SUPERARE SISTEMA CORRENTI
“Questo e’ il momento di dimostrare, con coraggio, di voler superare ogni degenerazione del sistema delle correnti per perseguire autenticamente l’interesse generale ad avere una giustizia efficiente e credibile. E’ indispensabile porre attenzione critica sul ruolo e sull’utilita’ stessa delle correnti interne alla vita associativa dei magistrati”.
“Come per qualunque settore di impegno collettivo appartiene alla normalita’ la varieta’ delle prospettive e delle posizioni sui temi della organizzazione giudiziaria e sul valore della giurisdizione. La dialettica fra posizioni diverse, il cui valore e’ indiscutibile, come espressione di pluralismo culturale, rappresenta una ricchezza per le nostre istituzioni. Questa dialettica diventa, tuttavia, deleteria allorquando le differenze si traducono in contrapposizioni sganciate dai valori costituzionali di riferimento poiche’ fanno perdere di vista l’interesse comune ad avere una giurisdizione qualificata e indipendente. Appare davvero necessario un ‘rinnovamento culturale per rigenerare valori’ come pure e’ stato scritto nei giorni scorsi”.
CSM DEVE PRESCINDERE DA LOGICHE DI APPARTENENZA
“Il primario compito assegnato dalla Costituzione al Csm impone, in modo categorico, che si prescinda dai legami personali, politici o delle rispettive aggregazioni, in vista del dovere di governare l’organizzazione della Magistratura nell’interesse generale. Sono state preannunciate modifiche normative che dovranno necessariamente articolarsi lungo il tracciato delineato della Costituzione. Indipendenza e autonomia dell’Ordine Giudiziario sono principi fondamentali, irrinunziabili per la Repubblica. E di cio’ dovra’ tenersi conto”.
“E’ necessario che il tracciato della riforma sia volto a rimuovere prassi inaccettabili, frutto di una trama di schieramenti cementati dal desiderio di occupare ruoli di particolare importanza giudiziaria e amministrativa, un intreccio di contrapposte manovre, di scambi, talvolta con palese indifferenza al merito delle questioni e alle capacita’ individuali. Occorre altresi’ recuperare la consapevolezza che fra i doveri di ciascun magistrato rientra la partecipazione attiva al governo autonomo della Magistratura in ogni sua articolazione”.
NON C’È MOTIVO DI AMPLIATRE I MIEI POTERI, NO ARBITRII
“L’esercizio di pubbliche funzioni” va svolto “nel rispetto rigoroso dei principi e delle regole della Costituzione. Si odono talvolta esortazioni, rivolte al Presidente della Repubblica, perche’ assuma questa o quell’altra iniziativa, senza riflettere sui limiti dei poteri assegnati dalla Costituzione ai diversi organi costituzionali; e senza tener conto di essi”.
“In questo modo si incoraggia una lettura della figura e delle funzioni del Presidente della Repubblica difforme da quanto previsto e indicato, con chiarezza, dalla Costituzione. Il Presidente eletto dal primo Parlamento repubblicano – Luigi Einaudi – ebbe a dichiarare che intendeva lasciare al suo successore ‘immuni da ogni incrinatura le facolta’ che la Costituzione gli attribuisce’: non intendeva trasmettere una sfera di compiti e poteri inferiore a quella affidatagli dalla Costituzione. Sono stato, e rimango, costantemente attento a quell’aspetto e – in base allo stesso criterio – ho ritenuto, e ritengo, di avere il dovere di non pretendere di ampliare quella sfera al di fuori di quanto previsto dalla Costituzione e dalla legge. Non esistono motivazioni contingenti che possano giustificare l’alterazione della attribuzione dei compiti operata dalla Costituzione: qualunque arbitrio compiuto in nome di presunte buone ragioni aprirebbe la strada ad altri arbitri, per cattive ragioni”.
PER DIALETTICA PROFICUA TRA POTERI SERVE COLLABORAZIONE
“La dialettica proficua tra i poteri si esprime in un confronto necessariamente collaborativo. I loro rispettivi ambiti di spettanza non sono recinti da contrapporre gli uni agli altri e di cui cercare di erodere i confini, sottraendo spazi di competenza a chi ne ha titolo in base alla Costituzione”.
“Si tratta di un principio basilare nel sistema costituzionale, insito nelle regole fondamentali della democrazia. Non vi e’ spirito di corpo o desiderio di affermare il ruolo e l’influenza del potere che si impersona, o di cui si fa parte, che possa giustificare queste distorsioni. Questo vale costantemente, per tutti e per ciascuno”.
IMPEGNO CORALE, NO ATTEGGIAMENTI DI CORTO RESPIRO
“Ci troviamo in una fase in cui l’Italia e’ chiamata a un impegno corale di ripresa, dopo la drammatica emergenza della pandemia e le sue conseguenze, di salute, economiche e sociali. All’intera societa’ e’ richiesto il rispetto di un’etica civile che chiama tutti alla responsabilita’: ogni cittadino, ogni istituzione, ogni settore sociale. A tutti e a ciascuno e’ richiesto il coraggio di abbandonare atteggiamenti fondati su prospettive limitate, di corto respiro, che, distorcendo la vita delle istituzioni, rischiano di delegittimarle. È un dovere istituzionale che grava su ciascuno. E che non puo’ essere eluso”.
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