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Il XX Settembre, la festa dimenticata

di Pancrazio Caponetto – Il XX settembre 1870 l’esercito italiano entrò a Roma ponendo fine al potere temporale dei papi. Roma poteva diventare così la capitale d’Italia, come da tempo auspicato dalle due correnti del Risorgimento italiano: democratici e moderati.

Fin dagli anni Trenta del XIX secolo, i progetti politico-rivoluzionari dei democratici mazziniani indicano in Roma la capitale della futura Repubblica italiana. Mazzini scriveva di una terza Roma, la Roma del popolo, dopo la Roma dei Cesari e dei papi.

Ma anche da parte dei moderati si puntava a far di Roma la capitale dell’Italia unita. Cavour, accogliendo parzialmente, nel suo programma le istanze avanzate tempo prima dai democratici, affermò ,nei discorsi del 25 e 27 marzo 1861, che Roma doveva diventare la capitale del neonato Regno d’Italia e che il papato doveva rinunziare al potere temporale.

Non stupisce, pertanto, che le celebrazioni del XX settembre che spontaneamente iniziano a tenersi a Roma, sin dal 1871, abbiano assunto due volti, per dir così. Da un lato vi era l’inziativa delle autorità municipali, sostenute da quelle governative, dall’altro vi erano le manifestazioni delle associazioni operaie, delle società anticlericali e massoniche, di gruppi di reduci e veterani. Le prime iniziative celebravano il compimento dell’unità nazionale sotto la guida della monarchia sabauda e comprendevano parate militari, distribuzioni di medaglie, illuminazioni di edifici pubblici . Si cercò sempre in queste circostanze di non urtare troppo la sensibilità del Vaticano. Le seconde manifestazioni , invece, non ricordavano solo il compimento dell’unità nazionale ma anche la fine dello Stato Pontificio. In queste circostanze si organizzavano cortei, con impronta chiaramente antigovernativa e repubblicana, verso la breccia di Porta Pia. Nei quartieri popolari di Roma si accendeva anche un’autentica festa con cortei, giochi, momenti di scherno verso i clericali. Si trattava – come ha scritto lo storico Giulio Verucci – della “prima e unica festa ‘laica’ e popolare dell’Italia postunitaria.”

Anche nel mondo cattolico i clericali intransigenti ricordavano il XX settembre, naturalmente come un giornata di lutto, di preghiere, di polemica antiliberale e antiunitaria. La rivista dei gesuiti ” Civiltà cattolica” considerava il XX settembre punto di arrivo di un processo risorgimentale che era stato essenzialmente anticattolico e anticristiano.
Sul finire del secolo anche il parlamento italiano si occuperà della celebrazione del XX settembre. Nel 1890 e nel 1891 vengono presentate due proposte di legge per dichiarare il XX settembre Festa nazionale. La prima non verrà mai esaminata dagli uffici della Camera, la seconda, emendata da una commissione parlamentare riconosce il XX settembre non come Festa nazionale celebrativa dell’Unità nazionale, ma solo come giorno festivo.La proposta di legge così emendata, non giungerà mai al dibattito parlamentare. Solo nel 1895 il Parlamento dichiarerà il XX settembre “giorno festivo per gli effetti civili”, in quanto unica festa nazionale veniva considerato l’anniversario della promulgazione dello Statuto albertino. Nel 1895( venticinquesimo anniversario della presa di Roma ), si tengono grandi manifestazioni in tutt’Italia. A Roma vengono inaugurati, nel piazzale di Porta Pia, una colonna commemorativa dell’evento e sul Gianicolo un monumento a Garibaldi.

Tra il 1907 e il 1913, quando a Roma sarà sindaco Ernesto Nathan, mazziniano e massone, si accentuerà il significato democratico e laico della festa. Con queste parole Nathan celebrava l’importanza dell’evento storico : “… per la breccia di Porta Pia, entrò nella città eterna il pensiero civile ed umano, la libertà di coscienza, abbattendo per sempre, muraglia di una Bastiglia morale, il potere temporale dei papi… Quella data… da nazionale diviene, nel suo alto significato filosofico, universale, e come tale la festa del popolo per i popoli”.

Tuttavia ” …con l’andar del tempo – ha scritto lo storico Giulio Verucci – la memoria collettiva di quel fatto, sia pure complessa perchè riempita… di significati diversi… e la sua popolarità si sono andate stemperando fino quasi a spegnersi. La memoria è rimasta propria di gruppi culturali e politici sempre più ristretti.”

Il 13 settembre 1930, Papa Pio XI, ricevendo esponenti delle varie associazioni dell’Azione Cattolica, disse che quella visita gli portava particolare conforto ” alla vigilia sempre dolorosa del XX settembre, di quel XX settembre che ancora una volta tornava – egli voleva credere -per l’ultima volta”. Diceva di crederlo ” perchè ciò era stato assicurato e promesso da autorevole parola.”

Infatti nello stesso anno, Benito Mussolini presenta alla camera un disegno di legge che prevede la soppressione del XX settembre come giorno festivo e proclama l’11 febbraio, data della firma dei patti lateranensi tra regime fascista e Vaticano, solennità civile. Mussolini, nella relazione illustrativa della proposta, dichiarava che con i Patti lateranensi si era definitivamente chiusa la questiona romana, si era ricomposta la frattura tra Stato italiano e Vaticano. Il XX settembre aveva perso pertanto, la sua giustificazione, il suo significato di festa celebrativa di riconsacrazione annuale del diritto dell’Italia alla sua capitale. Intervenendo poi nel dibattito parlamentare, Mussolini affermerà che la celebrazione del XX settembre era diventata negli ultimi tempi ” una parata massonica, inutile e malinconica”.

Nel secondo dopoguerra i cattolici giunti al governo con la Democrazia Cristiana, manterranno la soppressione della festa voluta dal fascismo.Dal canto suo il mondo laico non saprà opporre alcuna reazione, nè cercherà di riprendere e rilanciare le battaglie democratiche e popolari risorgimentali e postunitarie. Ma,soprattutto, i cittadini italiani perderanno completamente la memoria del XX settembre. Fanno eccezione alcune iniziative degli ultimi anni. Nella primavera del 2002 l’Associazione Nazionale per il libero pensiero Giordano Bruno, lancia un appello perchè il XX settembre sia riconosciuto come solennità civile. Viene anche presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge elaborata dal Prof. Giorgio Giannini, segretario della sezione romana dell’Associazione. La proposta di Legge , tuttavia, non viene nemmeno esaminata e decade. Nuovo tentativo nel 2008, quando l’onorevole Franco Grillini presenta alla camera un’altra proposta di legge per ripristinare il XX settembre come Festa nazionale. L’iniziativa non sortisce alcun effetto, la proposta decade come la precedente. Molto probabilmente, viste queste vicende, non si giungerà mai a ristabilire la festa del XX settembre, ma nella memoria degli italiani questa data dovrebbe rimanere, ci auguriamo, “come la maggior data europea dell’Ottocento.” Sono parole dell’ex ambasciatore Sergio Romano, il quale aggiungeva, scrivendo sul Corriere della sera nel 2000, che il XX settembre “…Segna la conclusione di un grande fenomeno politico: la nascita della Nazione italiana. E’ il più evidente simbolo del principio di nazionalità. Mette termine a una lunghissima fase storica durante la quale il Pontefice romano ha regnato come un qualsiasi sovrano temporale…E’ l’inizio di una nuova fase in cui la Chiesa cattolica può esercitare più liberamente la sua missione spirituale nel mondo.”

Prof Pancrazio Caponetto


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© Litis.it – 24 Maggio 2020 – Riproduzione riservata

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