USA. Nemmeno il Covid-19 ferma il Boia
Martedi l’esecuzione capitale di Walter Barton, il primo ad essere giustiziato -iniezione letale per lui – seguendo i protocolli del distanziamento sociale.
Per Karen Pojmann, portavoce del Dipartimento carceri del Missouri tutto si svolgerà secondo le regole e solidi protocolli di sicurezza. “Non vedo quale sia il problema, la finirei qui”, ha dichiarato laconicamente l’alto funzionario.
Inutile il tentativo del collegio difensivo di Barton. I legali hanno provato a chiedere il rinvio dell’esecuzione capitale rappresentando una situazione di incompatibilità con le regole della sicurezza emergenziale. L’esecuzione, infatti comporta la partecipazione (assembramento?) di numerose persone. Oltre agli “attori” principali (il condannato e il boia), gli assistenti, consulenti, medici, sorveglianti, oltre che ai parenti della vittima e del condannato stesso.
Per tutta risposta, la Corte suprema ha respinto il ricorso e dichiarando che non è stato adottato alcun provvedimento di sospensione delle esecuzioni da parte del governatore del Missuri.
Barton, 64 anni, è stato condannato a morte per l’omicidio dell’ ottantenne Gladys Kuehler, avvenuto nel 1991, Una anziana signora abusata sessualmente dal suo carnefice e poi pugnalata più di 50 volte.
Barton, però, che in carcere ha subito un ictus ed è costretto su una sedia a rotelle, si è sempre dichiarato innocente e la sua condanna definitiva è arrivata dopo ben 5 processi.
Come se non bastasse, L’avvocato, Frederick Duchardt Jr. a causa del coronavirus non ha potuto ascoltare nuovi testimoni, riesaminare le prove contestate e presentare qualsiasi nuovo reclamo legale, visto che i tribunali del Missouri hanno ridotto all’osso le procedure a causa dal lockdown. «Il Missouri è pronto a mettere a morte un uomo innocente, questo è un caso di scuola per tutti coloro che credono che la pena di morte debba essere abolita», ha dichiarato l’avv. Duchardt.