‘Favolacce’ arriva on demand: in streaming il film Orso d’argento a Berlino
di Lucrezia Leombruni – Favola dark ambientata nella periferia romana con Elio Germano e Barbara Chichiarelli
ROMA – A due anni dal sorprendente debutto cinematografico con ‘La terra dell’abbastanza’, i fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo tornano a raccontare l’adolescenza e il mondo dei grandi in ‘Favolacce’, che è valso ai due registi l’Orso d’argento per la Miglior sceneggiatura all’ultima edizione del Festival del Cinema di Berlino. Il film, a causa dell’emergenza Coronavirus e della conseguente chiusura delle sale cinematografiche, salta il debutto sul grande schermo e arriva direttamente on demand da oggi, 11 maggio, su Sky Primafila Premiere, TIMVision, Infinity, Chili, Google Play, Rakuten Tv e CG Digital.
‘Favolacce’ si apre con una voce calma e seducente, quasi come il canto delle sirene: quella di Max Tortora, alla sua seconda collaborazione con i D’Innocenzo: “questa storia è ispirata ad una storia vera, la storia vera è ispirata ad una storia falsa, la storia falsa non è molto ispirata”, dice Tortora in veste di narratore. Una premessa che già mette in chiaro il senso di questa favola dark, ambientata nella periferia sud di Roma. I personaggi di questo racconto vivono in delle case tutte uguali, in un quartiere indefinito. Tra queste villette a schiera non si respira vita ma brutalità. Ci sono i coniugi Bruno e Dalila Placido, interpretati da Elio Germano (una conferma, come sempre) e Barbara Chichiarelli (una continua scoperta), e i loro figli Dennis e Alessia, interpretati da Tommaso Di Cola e Giulietta Rebeggiani. Poi c’è Pietro Rosa, interpretato da Max Malatesta, sua moglie e la loro figlia Viola, interpretata dal grande talento Giulia Melillo, che per il vicinato e per la scuola “è quella un po’ strana”. Il quartiere è abitato anche da Vilma Tommasi, interpretata da Ileana D’Ambra, che debutta sul grande schermo con una straordinaria interpretazione. Vilma è una giovane donna, ‘selvaggia’, incinta, dalla mente impenetrabile, e lavora con sua madre nella mensa della scuola. Non è una ragazza serena: ha gli occhi vuoti, affoga nella sua solitudine, non conosce il senso di famiglia perché non ha alcun riferimento, ha un sorrisetto stampato sulla faccia intriso di rabbia e disperazione e ascolta Paolo Meneguzzi. E, infine, ci sono Amelio Guerrini, interpretato da Gabriel Montesi, e suo figlio Geremia, interpretato da Justin Korovkin. Senza dimenticare il professor Bernardini, interpretato da Lino Musella, che abbiamo conosciuto nella serie Gomorra.
In questo quartiere i più piccoli sono i grandi. Gli adulti, invece, sono sopraffatti dalla rabbia, dalla falsità, dall’invidia, dalla violenza, dall’anafffettività. Pensano solo, in modo subdolo e silenzioso, a guardare “l’erba del vicino che è sempre più verde”, a parlare male degli altri, a fare a gara a chi possiede più cose, a chi ha più soldi e a chi ha i figli più bravi a scuola. E poi c’è chi come Amelio e suo figlio che hanno voglia di ricominciare una vita lontano dalla ‘melma’ che li circonda. Oppure c’è chi come il prof. Bernardini che si ritrova coinvolto in una situazione ‘esplosiva’ e non è detto che sia davvero inconsapevole, come dice. Insomma, non è di certo il docente dell’anno. Mentre i grandi sono troppo impegnati ad essere spregevoli, i figli incapaci di farsi ascoltare e sempre più disperati trovano il modo di farsi notare dai loro genitori con un gesto che rappresenta la sconfitta degli adulti.
Questa non è una di quelle classiche storie in cui tutti si amano, cantano e sono felici. Questa non è una storia piena di speranza. Questa è una storia, tanto assurda quanto realistica, disturbante che non rassicura ma tormenta. Un flusso di coscienza, che nel film è sotto forma di diario segreto, che mostra quello che siamo diventati: incapaci di ascoltare, sempre più fragili, rabbiosi, violenti, marci, invidiosi, ossessionati dallo status sociale e dalla fama sui social. E l’empatia, il senso di famiglia, i valori, i sentimenti puri, dove sono? Sono nei giovani di questa storia, che ricorda (alla fine del film) ‘Parenti serpenti’ di Mario Monicelli, ma al contrario. Qui però non ci sono toni tragicomici di Monicelli. Il racconto, dai toni horror, è pervaso da un senso di malinconia e inquietudine.
Se la storia non dà rassicurazioni, i fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo ci danno la speranza che si può ancora credere nel buon cinema italiano: quello che crea coscienze, che scuote, che fa emozionare e che non ha bisogno di ‘grandi stelle’ per brillare. I D’Innocenzo, che si fondono in un’unica anima artistica, non hanno nulla da invidiare ai grandi registi. Come abbiamo visto ne ‘La terra dell’abbastanza’, ma forse in ‘Favolacce’ ancora di più, Fabio e Damiano ci regalano la loro estetica (che con questa seconda opera diventa riconoscibile) e la loro più intima e sincera macchina da presa, che non perde occasione per farci riflettere e farci porre delle domande.
I D’INNOCENZO AL LAVORO SULLA LORO PRIMA SERIE
Fabio e Damiano D’Innocenzo sono al lavoro sulla loro prima serie, prodotta da Sky.“Siamo orgogliosi e grati di essere gli autori e realizzatori della prima produzione in-house italiana di Sky Studios, un noir investigativo che indaga l’animo umano in tutta la sua abissale complessità”, hanno dichiarato i D’Innocenzo qualche mese fa, dopo l’annuncio della serie. “Lavorare assieme a un team fortemente orientato a produrre contenuti innovativi– hanno continuato i giovani registi- è sempre stato il nostro principale parametro di ricerca per realizzare progetti audiovisivi in televisione e platform. Sky Studios parla la nostra stessa lingua in termini di ricercatezza, coraggio e ambizione narrativa. La serie che realizzeremo assieme sarà la somma di questo comune bisogno di osservare il mondo da angolazioni inedite e insospettabili”. Attualmente, i fratelli registi stanno scrivendo gli episodi della serie Sky Original che dirigeranno presto. Il primo ciak sarà battuto nel 2021.
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