Dall’app ‘Immuni’ ai braccialetti hi tech, ancora troppe ombre sui sistemi di contact tracing
di Flavio Sanvoisin – L’esperto: “La ministra consideri un passo indietro”
ROMA – La Fase 2 è iniziata, ma l’introduzione di meccanismi di contact tracing nella strategia nazionale sembra tardare il suo ingresso ufficiale. Così, c’è chi ha pensato di provvedere autonomamente a dotarsi di meccanismi tecnologici di prevenzione, non senza destare scalpore.
IL CASO DEI BRACCIALETTI ANTI- COVID
È il caso di una scuola dell’infanzia paritaria nel Varesotto, che ha acquistato dei braccialetti anti-COVID 19 in previsione della ripresa della didattica in classe. I dispositivi saranno indossati da bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni, ma anche dalle maestre e in generale da tutto il personale per facilitare il rispetto del distanziamento sociale.
“Per avviare queste iniziative- commenta l’Avv. Andrea Lisi, sulle pagine di Key4Biz, occorre operare sempre un bilanciamento degli interessi in gioco e informare correttamente i genitori, non tanto i bambini. Giusto che per loro sia un gioco, ma corretto anche far comprendere in trasparenza i dettagli tecnici dell’app che sta dietro questa operazione che può comunque rivelarsi utile nella lotta al virus”.
Secondo l’esperto di Diritto informatico – che abbiamo interpellato proprio sull’ultima novità del braccialetto hi-tech che vibra se si oltrepassa la distanza di sicurezza di un metro e tramite un software tiene traccia dei contatti avvenuti – “la tecnologia può essere un’ottima alleata nel nostro Sistema Paese per combattere la pandemia, ma occorre avere un atteggiamento responsabile e trasparente verso tutti i cittadini in modo che siano coinvolti sin dall’inizio nell’avvio di questi progetti. Magari si fosse fatto così con l’app Immuni…”.
A PROPOSITO DELL’APP IMMUNI
Prosegue l’avv. Lisi: “l’App di contact tracing nazionale, Immuni, a seguito delle polemiche di questi giorni, rischia di essere lanciata in un clima di diffidenza, un fattore non trascurabile dal momento che sarà scaricata su base volontaria e che per funzionare efficientemente avrà bisogno di essere molto diffusa”. “Del resto”, specifica l’esperto interpellato “sapevamo tutti che l’adozione di una soluzione nazionale di questa portata avrebbe comportato un grosso impatto per i diritti e le libertà dei cittadini. A questo si aggiunga un’azione politica opaca e giuridicamente poco solida. Mancano all’appello risposte nette in merito alle scelte effettuate, alla loro efficacia, alla strategia. In particolare, sulle tante ombre legate al percorso che ha portato alla scelta dell’App Immuni, dal ministro Paola Pisano non è pervenuta alcuna risposta. Non ci si può non chiedere se abbia ancora senso continuare a portare avanti un’azione simile”.
RISPOSTE DELLA MINISTRA PISANO NON PERVENUTE
Proprio l’Avv. Lisi, insieme ai colleghi Enrico Pelino e Fulvio Sarzana di Sant’Ippolito ha indirizzato al Ministro Pisano una lettera come ANORC (Associazione Nazionale degli Operatori e Responsabili della Custodia dei contenuti digitali) per chiedere chiarezza su alcuni punti della strategia finora annunciata. Decine tra magistrati, docenti, giornalisti ed esperti di settore hanno poi sottoscritto l’appello inviato la scorsa settimana dall’Associazione.
“Alla luce di tutto questo, considerato che incredibilmente non è pervenuta alcuna risposta alle tante domande poste da Associazioni, accademici, esperti, società civile, non ci si può non chiedere se abbia ancora senso continuare a portare avanti una scelta politica di questa portata. Si tratta di un’azione che meriterebbe una trasparenza ineccepibile e scelte nette, ci si chiede pertanto se non sia utile per la ministra Pisano considerare sin da subito un doveroso passo indietro”
È quanto ora domanda l’esperto, insieme all’Avv. Fulvio Sarzana in un articolo pubblicato ieri su agendadigitale.eu, nel quale rilanciano una serie di domande “scomode”, commentando quanto emerso dalle audizioni della Ministra per l’Innovazione e la digitalizzazione, Paola Pisano e del Commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, rispettivamente presso il Copasir e presso la Commissione trasporti della Camera.
La provenienza di questa notizia è certificata dalla fonte Agenzia Dire – www.dire.it