Arcuri: “I dati della app Immuni saranno cancellati il 31 dicembre. Ma senza tamponi non servirà a niente”
di Federico Sorrentino – Il commissario per l’emergenza Coronavirus ieri sera ha spiegato in audizione in Commissione Trasporti alla Camera come funzionerà l’applicazione per il tracciamento dei contatti
ROMA – L’App Immuni “è coerente alle norme di tutela sicurezza dei dati e di rispetto della privacy”. Lo ha detto il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, che ieri sera in audizione in Commissione Trasporti alla Camera ha spiegato come funzionerà la app per il tracciamento dei contatti, annunciando che secondo lui “a cavallo della fine di questo mese sarà pronta per essere utilizzata“.
La app, ha spiegato Arcuri, “sfrutta la tecnologia bluetooth” e “consente di conservare in modo autonomo la durata e i contatti ravvicinati con altri device su cui è installata la stessa app”. La sua funzione si ferma all’alert per i contagiati, “non è prevista alcuna funzionalità successiva con il sistema sanitario nazionale. I dati registrati? “L’unico titolare della protezione dei dati sarà il Ministero della Salute”, ha detto ancora Arcuri spiegando che “entro il 31 dicembre 2020 tutti i dati personali trattati dall’app saranno cancellati“.
Il governo è già al lavoro per una campagna di diffusione: “Abbiamo richiesto a 7 aziende leader del settore della comunicazione italiana- ha spiegato ancora il commissario per l’emergenza coronavirus- di farci una proposta per una campagna di diffusione dell’app, a titolo gratuito. Stiamo ricevendo le proposte, selezioneremo quella che ci garantirà la migliore offerta qualitativa”.
“NOSTRO DOVERE FARE PIU’ TAMPONI POSSIBILE”
Il commissario ieri sera ha fatto il punto anche sui tamponi: “Fino ad ora abbiamo distribuito 3,7 milioni di tamponi e provette, nelle prossime settimane ne saranno distribuiti altri 5 milioni“. L’obiettivo del governo è di aumentare al massimo il numero dei controlli: “Abbiamo il dovere che il massimo numero dei cittadini sia in condizione di sottoporsi ad un tampone”, ha detto infatti Arcuri. E questo dovrà succedere anche e soprattutto dopo l’entrata in uso della app, che altrimenti perde senso: “Se un cittadino ha avuto con contatto stretto con un caso positivo, l’app ha aiutato a riconoscerlo prima di quanto accade oggi e non si fa subito un tampone, la app non avrà conseguito il risultato per cui è stata pensata”.
Fonte Agenzia Dire – www.dire.it