VIDEO | Il coraggio di Enrichetta Caracciolo, la monaca garibaldina
di Silvia Mari – SPECIALE DONNE DA RICORDARE | Una vita avventurosa vissuta con coraggio durante il Risorgimento
ROMA – “Donna di fascino e molto sofferta”. Sono questi i tratti fondamentali di Enrichetta Caracciolo, altra protagonista del Risorgimento al femminile, nell’intervista rilasciata da Alessandra Necci, scrittrice e storica, per lo Speciale ‘Donne da ricordare’.
Nata a “Napoli nel 1821, ha un’infanzia e un’adolescenza felice, con un padre ufficiale dell’Esercito borbonico”, ma sarà proprio con la morte improvvisa del padre e le nuove nozze della madre che la sua vita, fino ad allora agiata, spensierata, fatta di viaggi e cultura, precipiterà in una condizione inaspettata: “il chiostro” a San Gregorio Armeno, a Napoli, e la monacazione forzata che per Enrichetta sarà “un dramma. E’ una ragazza colta, intelligente, che ama scrivere, leggere, comporre musica- spiega Necci- non si può rassegnare” a questa nuova condizione “di clausura e angherie”. E proprio in quelle mura che sono di fatto la sua prigione “si fa una fama di garibaldina sfegatata e viene guardata con diffidenza”.
Enrichetta Caracciolo non s’arrende, “vuole uscire dal chiostro e per questo scrive anche al Papa, Pio IX, ma troverà un terribile persecutore nell’arcivescovo di Napoli Riario Sforza che definendola come un’esaltata, farà annullare il nulla osta concessole per uscire dal convento e curarsi”.
Enrichetta scappa, prova di tutto per fuggire, arriverà al punto di “tentare il suicidio, pugnalandosi durante un ritiro a Mondragone”.
Inizia ad esserci pian piano maggiore attenzione sul suo caso nella Curia napoletana e alla fine la giovane donna potrà uscire dal chiostro, anche se con lo stigma di “eretica, settaria e rivoluzionaria”.
LA NUOVA VITA
E’ qui che inizia la rinascita. “Scappa a Castellamare e cambia ben 17 residenze per sfuggire alla polizia borbonica che le sta dietro”, racconta Necci, e qui c’è la svolta positiva della sua vita. “Garibaldi arriva a Napoli, siamo al 7 settembre del 1860 ed Enrichetta lo conosce nel Te Deum al Duomo”. In quell’occasione “getta il velo a terra e dichiara con quel gesto che la sua vita cambia”. Un atto simbolico che inaugura una nuova vita e finalmente un amore, “per un garibaldino” che sposerà.
La nuova vita di Enrichetta Caracciolo non è solo il riscatto personale di una donna, ma una vera e propria “rivincita. Aveva già iniziato a scrivere un diario- prosegue Necci- che verrà poi pubblicato a Firenze dalla casa editrice Barbera, nel 1864, prima con il titolo ‘Misteri del Chiostro’ e poi come ‘Diario di una monaca napoletana’. Sarà un successo, avrà un’infinità di edizioni e verrà tradotto in varie lingue. Lo leggerà il Manzoni, Settembrini, il Principe di Galles“. E’ adesso che arriva “la scomunica” perchè il diario documenta “le umiliazioni e le angherie subite nel chiostro”.
La crociata di Enrichetta non si arresta, “è considerata tra le fondatrici della massoneria napoletana ed è una donna importantissima del Risorgimento che oggi definiremmo ‘femminile-femminista’; scriverà per tutta la sua vita”: articoli come giornalista e libri, insistendo sempre sulle caratteristiche delle donne, anche se purtroppo in vita “non riceverà alcuna nomina o encomio pubblico”.
Morirà anziana, nel 1901, “quasi dimenticata” e solo biografie postume la porteranno alla nostra memoria, un tributo “che le dobbiamo per la sua fermezza e il suo coraggio”.
Fonte Agenzia Dire – www.dire.it