Gli avvocati contro la smaterializzazione del processo voluta ora da ANM
Camere Civili e Camere Penali contrastano l’intervento a gamba tesa del sindacato dei magistrati. La dichiarazione congiunta dei Presidenti dell’Unione Nazionale delle Camere Civili e dell’Unione delle Camere Penali.
È per noi fonte di amarezza e di allarme che l’attuale rappresentanza associativa della Magistratura italiana non condivida le diffuse ed argomentate obiezioni sulle devastanti implicazioni del processo da remoto. La incompatibilità di simili soluzioni con i principi costituzionali che garantiscono le forme e le concrete modalità del contraddittorio non è denunziata dalle sole rappresentanze dell’Avvocatura, ma anche da tanti magistrati che ne hanno fatto oggetto di prese di posizione pubbliche e che quotidianamente si impegnano ad organizzare la loro attività in modo da salvaguardare proprio quelle garanzie.
Che i diritti processuali possano essere compressi in modo così determinante in nome della pandemia è considerazione da respingere sempre, ma diventa ancor più inaccettabile quando proviene da chi è titolare del potere di esercizio dell’azione penale e della potestà statuale, per la corretta operatività delle quali le garanzie sono nate.
E’ la difesa, nei processi penali, a dover accettare che il teste si trovi lontano dal giudice presso la Polizia giudiziaria, organo ausiliario del Pubblico Ministero; è l’imputato ad essere costretto lontano dal giudice; è la parte a dover proporre le proprie argomentazioni da un luogo diverso dall’aula di giustizia, a giudici che non condividono più la contestualità e la segretezza della camera di consiglio. E’ il popolo a dover accettare che il processo sia segreto, rinunciando ad ogni forma di controllo sociale.
È la difesa, in quei processi civili che sono dei cittadini, e non dei giudici, a dover chiedere che l’udienza venga trattata con modalità diverse, dopo aver valutato se la rinuncia alle garanzie offerte dalla presenza fisica è compatibile con i diritti delle parti: questo è, il principio dispositivo.
È la difesa, in tutti i processi, a dover tutelare i cittadini, in quella udienza pubblica che la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo considera un principio imprescindibile della nostra civiltà, anche contro l’operato dei giudici ed i loro eventuali errori: gli strumenti di impugnazione a questo servono.
Le dichiarazioni di alcuni (soliti) magistrati adusi ai proclami mediatici svelano poi il disegno di rendere tali misure, che oggi si intendono sperimentare, stabili nel nostro ordinamento. La Giunta di ANM addirittura insiste su soluzioni già previste – in deroga alle garanzie ordinarie – per i fatti di criminalità organizzata; e pretende di porre solo in capo al giudice la possibilità di disporre la comparizione personale del teste, sottraendola alle parti, così estendendo una logica massimamente emergenziale al processo ordinario.
Ma ciò che più sorprende è che il sindacato dei magistrati pare non voler tenere conto che in moltissime sedi giudiziarie sono state già avviate, da parte dei capi degli Uffici, procedure organizzative per guidare la progressiva ripresa dell’attività secondo le ragionevoli proposte avanzate dall’Unione delle Camere Penali e dall’Unione delle Camere Civili al tavolo Ministeriale, che prevedono una articolata selezione del numero delle cause da trattare e la loro chiamata scaglionata per evitare inutili assembramenti, e la trattazione scritta per i processi civili, nei casi in cui essa sia possibile.
La presa di posizione dell’Associazione Nazionale Magistrati interviene in un momento delicato, nel quale gli operatori sono in attesa che il Governo, che ha fatto proprie le richieste delle forze parlamentari di maggioranza e opposizione durante la discussione alla Camera dei Deputati per la conversione in legge del d.l. “Cura Italia”, mantenga rapidamente gli impegni assunti almeno per la drastica limitazione del processo da remoto, escludendo da tale modalità – come richiesto dall’Avvocatura e da tanti autorevoli esponenti della Magistratura – qualsiasi attività di istruttoria dibattimentale e di discussione.
L’Avvocatura è chiamata a contrastare con la forza delle proprie iniziative l’intervento a gamba tesa di ANM, palesemente volto a sollecitare le spinte giustizialiste presenti nella maggioranza governativa.
Roma, 27 aprile 2020
Il Presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili
Avv. Antonio De Notaristefani
Il Presidente dell’Unione Camere Penali Italiane
Avv. Gian Domenico Caiazza