Mondobeat. La controcultura in italia negli anni ’60
di Pancrazio Caponetto
“…Non sono professori o scrittori professionisti aggrappati a un impiego in Case editrici o giornali, ma giovani per lo più disperati e inquieti, che credono nella vita ma respingono i sistemi morali e sociali precostitutiti e vogliono scoprirne da sè dei nuovi…questi ragazzi inquieti hanno bevuto molto, hanno fumato molta marjuana, hanno girato l’America con l’autostop, si sono esaltati ascoltando o improvvisando jazz, ma soprattutto hanno scritto e a volte anche pubblicato parecchi romanzi e raccolte di poesie.”
Così la scrittrice Fernanda Pivano, in un saggio del 1958, descriveva i protagonisti americani della beat generation: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William S. Burroughs, Neal Cassady, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti. Beat vuol dire diverso, emarginato, battuto, sconfitto. Ma è un’emarginazione, una sconfitta frutto di una precisa scelta esistenziale: il rifiuto del mondo dell’establishment,della carriera e del consumismo. Tutte esperienze considerate manifestazioni di una società corrotta.
L’opera di maggior successo della Beat generation si può considerare il romanzo SULLA STRADA di Jack Kerouc, scritto nel 1951 e pubblicato nel 1957. SULLA STRADA è il romanzo della ricerca di una nuova autenticità esistenziale e spirituale da raggiungere dopo il rifiuto dei valori tradizionali della società borghese: stabilità della famiglia e del lavoro, buon senso e rispetto delle istituzioni. L’influenza del romanzo di Kerouac è stata enorme su larghe masse di giovani negli anni ’60. Kerouac insieme ad altri poeti della beat generation ( Burroughs, Ginsberg, Corso ) giungerà a Parigi spostandosi poi in altre città europee, compresa Milano. Le loro opere iniziano ad essere tradotte e avranno un’ampia diffusione innescando tra i giovani, un processo di imitazione dello stile di vita beat. Molti giovani comincano a portare i capelli lunghi, si allontanano dalle famiglie, ascoltano musica rock. Alla metà degli anni ’60 il fenomeno interessa anche l’Italia. All’inizio i giovani si incontrano spontaneamente in piazze e bar di grandi centri come Milano, Torino, Roma, successivamente nascono gruppi più organizzati e vengono fondate decine di riviste. Sorgono anche delle comuni istallate in zone marginali o extraurbane, come quelle di Terrasini in Sicilia e di Ovada in Liguria.
Nel novembre 1966 un gruppo di giovani intellettuali e “capelloni” fonda l’ONDA VERDE. Il nome del gruppo deriva da GREEN WAVE, un disco pubblicato nel 1965 dalla cantante americana Joan Baez. Il gruppo voleva ” farsi carico dei problemi che riguardavano direttamente la nuova generazione” usando il metodo dei provos olandesi: ” Giocare e dissacrare, provocare e proporre”. Il nome “provo”, abbreviazione del termine “provocazione” sta ad indicare un gruppo fondato ad Amsterdam nel 1965 da giovani anarchici, beat e sottoproletari. I provos olandesi, sotto l’influenza di alcune avanguardie artistiche del Novecento, in particolare del Dadaismo, e del Situazionismo, fondavano la loro lotta sui temi dell’antiautoritarismo, dell’anticapitalismo, dell’antimilitarismo, dell’ecologismo, della libertà sessuale, della lotta al consumismo. Queste influenze sono evidenti nel programma del gruppo italiano enunciato nel marzo 1967 che contiene la proposta di abolizione del servizio militare, il disarmo della polizia, la revisione della legislazione sui minorenni, la piena libertà nei rapporti sessuali ( divorzio, aborto, omosessualità ). Queste tematiche erano al centro della lotta politica anche del Partito Radicale rifondato nel 1962 da Marco Pannella. Esponenti del Partito misero più volte a disposizione del gruppo beat italiano i propri locali a dimostrazione della loro vicinanza .
Nel Dicembre 1966 ONDA VERDE si era unito a un altro gruppo MONDO BEAT, quest’ultimo pubblicava a Milano la rivista omonima, la prima rivista underground nata in Italia. Il primo numero viene pubblicato grazie all’aiuto del ferroviere Giuseppe Pinelli della sezione anarchica Sacco e Vanzetti di Milano, questo mostra la prossimità tra anarchismo e movimento beat.
A partire dal marzo 1967 iniziano per MONDOBEAT i primi momenti di scontro con polizia e magistratura. Il numero della rivista di quel mese venne infatti sequestrato dalla Questura perché un articolo sulla scuola di uno studente liceale, conteneva espressioni ritenute oscene. La rivista dovette anche subire i violenti attacchi di alcuni quotidiani italiani, CORRIERE DELLA SERA in testa. I giovani beat risposero con scioperi della fame, manifestazioni nonviolente e denunce contro la violenza della polizia.
Intanto il movimento cresceva. A Milano la sede di MONDOBEAT, chiamata “la cava” divenne punto di riferimento per adolescenti scappati da casa, immigrati del Sud, emarginati. Per far fronte a questa situazione i redattori della rivista affittarono un campo che divenne la sede di un grande campeggio conosciuto come Barbonia City ( luogo simbolo del beat italiano ) attivo fino allo sgombero forzato del giugno 1967.
Diverse furono le tematiche trattate dalla rivista : poesia, pacifismo ( con le testimonianze degli obiettori di coscienza al servizio militare e gli interventi teorici contro la guerra ), i diritti civili, la libertà sessuale,la critica al condizionamento esercitato dalle istituzioni familiari e scolastiche, il rifiuto del consumismo.
Lo sgombero del campeggio di Barbonia City nel giugno del ’67 segnò la fine della rivista. L’ultimo numero compare grazie al sostegno dell’editore Giangiacomo Feltrinelli che si adopererà per far distribuire la rivista nelle librerie della sua Casa editrice.
Un anno dopo il movimento di protesta del Sessantotto mette al centro delle lotte le rivendicazioni studentesche e operaie, ciò contribuisce alla dispersione dei beat, in parte inglobati nel movimento, in parte ostili ad esso in quanto rimasti fedeli al loro spirito libertario diffidente nei confronti dell’ideologia comunista.Tuttavia alcuni dei temi sviluppati dal movimento beat ( basti pensare alla libera sessualità, alla critica delle istituzioni familiari e scolastiche ) saranno ripresi dalla rivoluzione culturale del Sessantotto e le pratiche controculturali inaugurate dai beat si ritroveranno nei movimenti di protesta giovanile degli anni successivi.
Prof. Pancrazio Caponetto
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