Il Presidente del CdS: «Ciascuno deve fare la propria parte. Serve un sano pragmatismo»
«Ciascuno deve fare la propria parte. Serve un sano pragmatismo. E’ indubbio qualche sacrificio sugli equilibri del processo, nel dramma dell’emergenza ma occorre tenere conto anche della continuità assicurata, da Consiglio di Stato e Tar, alla tutela dei diritti». Lo afferma il Presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi in una intervista rilasciata al quotidiano Il Dubbio.
Il vertice di Palazzo Spada risponde cosi alla dura presa di posizione dell’Unione Amministrativisti (leggi qui l’articolo «Rischiamo la salute ma niente udienze», sconcertata l’Unione Amministrativisti). «Con la possibilità di presentare note ulteriori due giorni prima dell’udienza è stato individuato un punto di equilibrio», prosegue Patroni Griffi, secondo cui la cornice ideale vorrebbe un processo amministrativo in cui il difensore possa partecipare all’udienza direttamente, seppure da remoto, con i mezzi con cui ormai si svolge la gran parte delle attività.
Al riguardo precisa: «Stiamo studiando come rendere possibile tale discussione da remoto, ma servirebbe una legge che ci consenta di adottare direttamente tali regole tecniche, senza bisogno di un regolamento del presidente del Consiglio. In mancanza, diventa più complicato aprire le udienze agli avvocati che ne facciano richiesta»
«La giustizia amministrativa, grazie al buon uso degli strumenti telematici e al “Pat”, nella prima fase del periodo emergenziale ha dato prova di funzionamento e di rapidità. I Tar hanno emanato 2.347 provvedimenti cautelari monocratici e il Consiglio di Stato 484. Tra questi anche una ventina di decisioni immediate su atti collegati all’emergenza da Covid19. E da oggi riprendono anche le udienze collegiali. Non possiamo essere paragonati alla giustizia penale, ma nemmeno a quella civile, dove le udienze istruttorie con testi sono la regola. In Cassazione, inoltre, la discussione orale è limitata a pochi casi. L’allarme sul rischio dell’allungamento abnorme dei tempi dei processi, a causa della sospensione delle udienze, è stato lanciato anche dal presidente dell’Unione Camere civili. Noi questo dobbiamo evitarlo, cercando un punto di equilibrio che metta al primo posto le aspettative dei cittadini che chiedono giustizia. Siamo “favoriti” da due circostanze: oltre il 60 per cento dei ricorsi, con punte dell’ 80 per cento per gli appalti, contiene una istanza cautelare, che va comunque trattata essendo attività indifferibile; in secondo luogo, il nostro processo è fisiologicamente basato sugli scritti.»
In ogni caso «il legislatore ha individuato il punto di equilibrio e, in ultima analisi, resta ferma la facoltà di accordare un rinvio per cause particolarmente complesse; rinvio, è bene chiarirlo, che comunque non potrà comportare lo stravolgimento dei ruoli già pieni, con udienze già fissate da tempo. Sarebbe facile sospendere tutto ad oltranza. Se vogliamo però, con sano pragmatismo e qualche indubbio sacrificio, individuare una via per gestire al meglio la situazione, dobbiamo anticipare la fase 2 in un settore chiave per i diritti e per l’economia del Paese La richiesta degli avvocati, peraltro non unitaria, ci è nota: vogliamo attuarla nel rispetto della sicurezza e della riservatezza dei collegamenti.»
Per Patroni Griffi il collegamento da remoto degli avvocati presenta varie criticità. Questa modalità porterebbe, inevitabilmente, ad una drastica riduzione degli affari da trattare, perché i tempi delle udienze da remoto sono tecnicamente più lunghi. Inoltre, tale collegamento richiede regole tecniche flessibili e modulate sul nostro processo. «Abbiamo, perciò, chiesto al governo di consentirci di adottarle con un provvedimento del presidente del Consiglio di Stato, in modo simile a quanto già avviene per la giustizia contabile e civile, senza dover attendere i tempi di un regolamento del presidente del Consiglio. Chiaramente, se l’emergenza dovesse perdurare, servirà trovare il modo di aprire le udienze anche agli avvocati che ne facciano richiesta.»
«Come chiarito anche nella relazione di accompagnamento al decreto, che mi sento di condividere sul piano logico- sistematico, la sospensione riguarda tutti gli atti che, a pena di decadenza, introducano il giudizio o questioni nel processo: ricorsi, anche incidentali, e motivi aggiunti; appelli; riassunzioni, revocazioni, opposizioni di terzo.».