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Coronavirus, Rezza (Iss): “Immunità? Su durata non ancora dati certi”

“Sull’immunità e su quanto sia protettiva e duratura ancora c’è da studiare, penso che per analogia” con altri virus “probabilmente lo sia, una volta superata la malattia, ma non abbiamo sufficiente follow up per dirlo con sicurezza”. Così Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in conferenza stampa alla Protezione civile sull’emergenza Covid19.

“Finalmente sembra che si inizi a vedere una diminuzione del numero di nuovi casi: se lo mettessimo su una curva epidemica giorno dopo giorno ora, dopo una fase di plateau, sembra esserci una discesa dei nuovi casi”, ha poi sottolineato Rezza aggiungendo subito dopo: “Siamo cauti ma la curva tende a scendere in basso ed è un primo sospiro di sollievo. La situazione sembra migliorare come del resto avevano previsto i nostri modelli matematici, che prevedevano una riduzione del parametro R. Questo dato sembra confortare le stime e speriamo di assistere a una flessione, tenendo sempre a mente che questo virus rimarrà nella popolazione anche se calano i casi”. “Non è però una ‘tana libera tutti’, non arriveremo a zero”, ammonisce.

“Bisognerà ingaggiare una dura lotta, ma questa è una prima battaglia vinta. Speriamo sia un risultato duraturo – afferma – ma teniamo conto che dobbiamo mantenere vigorosamente le misure di distanziamento sociale raccomandate dalle autorità sanitarie perché ogni rilassamento può significare una ripresa della circolazione virale”.

“La maggioranza” dei pazienti con Covid-19 “risulta negativo ai due tamponi dopo 14 giorni e può essere rimessa in società, distanziata socialmente dagli altri – fa presente ancora Rezza – Poi si sono i casi eccezionali, ma sul fatto che siano ancora contagiosi dopo le due settimane non c’è certezza, la contagiosità sembra ridursi nel tempo”.

E “non è detto che sia più facile riaprire un’area dove l’incidenza” del contagio è bassa. “Potrebbe valere questo concetto, pensando che in queste aree” ci siano meno rischi di aumento di casi. “Oppure, al contrario, si potrebbe pensare di far ripartire prima le zone “dove l’immunità è alta. Ma ci sono sempre pro e contro su decisioni di questo tipo e per quanto riguarda l’Iss noi pensiamo che qualsiasi sia la raccomandazione che il comitato tecnico scientifico potrebbe dare al Governo, essa debba essere improntata alla massima cautela”.

“Anche se vediamo un calo dei casi – ha ribadito – dobbiamo sempre essere cauti. Una cosa a cui teniamo è riuscire a essere tempestivi nella diagnosi e nel contact tracing laddove ci sia un focolaio nascente, che sono le misure migliori per il contenimento: occorre rinforzare la medicina dei dipartimenti di Prevenzione, è fondamentale”. “Io – ha sottolineato – faccio l’epidemiologo per cui per me si dovrebbe chiudere finché non ci sarà un vaccino, ma chiaramente la politica non può dire questo ed è autonoma rispetto ai tecnici: credo che le valutazioni del Cts come sempre vengano prese in considerazione, dopodiché sta alla politica decidere”.

“Errare è umano e anche l’Organizzazione mondiale della sanità è fatta da uomini. Non è detto che ci abbia sempre azzeccato, sia in questa circostanza, sia in passato – ha detto ancora Rezza – L’Oms è un’organizzazione molto importante, a volte si può sottovalutare un aspetto o prendere decisioni sbagliate, poi correggerle dopo, soprattutto con virus nuovi come questo e con le conoscenze che si raccolgono passo passo”. “Il tema delle mascherine è complessissimo – ricorda – lo stesso comitato tecnico scientifico non ha ancora preso una posizione definitiva e anche l’Oms tende anche a cambiare opinione, primo perché si tratta di un’ampia gamma di barriere fisiche diverse. Ci sono mascherine e mascherine, che proteggono a un certo grado di filtraggio, dopodiché ci si può coprire con qualsiasi cosa. Le mascherine possono fare da barriera dalle goccioline di saliva provenienti da una persona asintomatica. Se mi chiedete un’opinione personale, se vado per strada o in marciapiede e non c’è distanziamento sociale tendo a utilizzarla e ho piacere che altri la utilizzano, ma la misura principale rimane il distanziamento sociale”.

Quanto ai “test sierologici bisogna dire che fino ad ora le caratteristiche di quelli valutati non sono del tutto soddisfacenti, la sensibilità non è del 100% ma ben lungi, per cui bisogna valutarli e su tutti i test dobbiamo vedere risultati”. “C’è un gruppo di lavoro nel comitato tecnico scientifico e anche in Iss, di cui fa parte il policlinico San Matteo di Pavia – ha ricordato Rezza – che è fra i più attivi nella valutazione di questi test, che non servono a fare diagnosi, che si fa col tampone. Il test sierologico può mettere in evidenza anticorpi diretti contro il virus ma che non compaiono subito, bensì dopo alcuni giorni, per cui se si è avuta un’infezione recente o passata. Aiutano ma non sono dirimenti ai fini della diagnosi. Sono molto importanti per vedere l’esposizione al virus e la reale estensione dell’infezione”.

Fonte Adnkronos

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