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Coronavirus, calano ricoveri in terapia intensiva

Calano gli accessi in terapia intensiva per l’emergenza coronavirus. “Oggi per la prima volta c’è un dato molto importante, il numero di pazienti in terapia intensiva diminuisce. Questo consente ai nostri ospedali di respirare, è il primo valore negativo da quando abbiamo avviato la gestione dell’emergenza” ha detto in conferenza stampa il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli.

Il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, ha spiegato che “dal 27 di marzo a oggi, quindi su arco di 9 giorni, siamo passati da più di 120 accessi alle terapie intensive a un saldo negativo di 74 soggetti, cioè abbiamo 74 malati che non sono più oggi nelle terapie intensive rispetto al numero di ieri. E abbiamo anche un numero di deceduti da 970 sempre del 27 marzo ai 680 attuali”.

“Ma ancora una volta – ha ribadito – valga il messaggio forte che questo non deve essere minimamente letto come il messaggio che abbiamo superato la fase critica e che il pericolo è scampato. Non abbiamo scampato nulla, questa è solo la dimostrazione che le misure sono servite per ridurre la diffusione epidemica, il numero di morti e di chi deve fare ricorso a terapie intensive”.

“Secondo uno studio attendibile almeno 30mila vite umane sono state salvate grazie alle misure adottate” ha detto Locatelli.

“Per un po’ di mesi dovremo convivere con Covid-19” ha poi affermato il presidente del Consiglio superiore di sanità accennando alle strategie in vista dell’allentamento. L’obiettivo per arrivare a questo punto è far scendere l’indice di contagiosità, il cosiddetto R0, “che nel periodo di massima diffusione era a livello di 3, adesso ha raggiunto il valore di 1. Ora puntiamo ad abbassarlo al di sotto di 1” prima di pensare ad un allentamento, ha spiegato ai giornalisti Locatelli. “Ma stiamo già studiando la strategia” per la cosiddetta fase 2.

“Abbiamo avuto una teleconferenza ieri con i colleghi tedeschi per confrontarci su come si sta gestendo nei rispettivi Paesi l’emergenza Covid-19. C’è stato un confronto scientifico anche sull’approccio agli studi di sieroprevalenza” e sull’implementazione di una forte attività di medicina territoriale, e del digital health per una miglior gestione territoriale dei soggetti” in assistenza domiciliare. Un ruolo importante lo avranno anche i test di sieroprevalenza, ha aggiunto l’esperto. “Vogliamo proporre una strategia da condurre in collaborazione con le Regioni, con loro lavoreremo e auspichiamo che quanto andiamo a definire nel Cts trovi la massima collaborazione con le Regioni. E’ un momento per lavorare in maniera coesa e compatta, tutti assieme”.

Quanto agli studi clinici, “da quando si è insediata la commissione tecnico scientifica, il 17 marzo, sono state valutate 53 proposte di studi clinici o di trial e 8 di questi studi sono stati approvati e conseguentemente dopo l’ottenimento dell’approvazione del comitato etico dello Spallanzani hanno iniziato reclutamento pazienti. Ci sono 9 studi che sono stati presentati nella giornata di ieri e saranno oggetto di rapida valutazione, per la quale sottolineo il ruolo importantissimo dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa)”.

“Delle 53 proposte 17 non sono state approvate per mancanza di un solido razionale e questo documenta la serietà dell’approccio e il rigore. Il resto delle proposte sono state ritirate o è stata richiesta documentazione addizionale o un chiarimento da parte degli sperimentatori”, ha precisato Locatelli.

Riguardo alle mascherine, “è forse passato un messaggio che vale la pena correggere perché non c’è alcun collo di bottiglia che voglia penalizzare la produzione di mascherine nel nostro Paese: l’Istituto superiore di sanità ha analizzato più di 250 proposte, 73 hanno avuto l’approvazione per l’inizio della produzione e due di queste l’autorizzazione per l’immissione in commercio”.

Poi, a chi gli domandava se il Comitato tecnico scientifico abbia in programma di consigliare l’uso obbligatorio di mascherine (o di altri sistemi di copertura di naso e bocca) come dettato da un’ordinanza in Lombardia, Locatelli ha risposto: “In questo momento certamente non l’abbiamo ancora data come indicazione”. “Quello delle mascherine – ha spiegato – è un argomento in cui non esistono evidenze fortissime, sappiamo perfettamente che sono utili per prevenire il contagio da parte di un soggetto che alberga Covid-19 considerando anche l’esistenza di una quota di asintomatici infettanti. In questo possono essere di utilità, ma la misura fondamentale rimane quella del rispetto del distanziamento sociale. Poi tutte le riflessioni su un uso più allargato sono attualmente oggetto di valutazione nell’ambito del Comitato tecnico scientifico. Le indicazioni chiare su che tipi di mascherine siano indicate per gli operatori sanitari e su che tipo di vantaggi offrano le abbiamo già ripetute”.

Fonte Adnkronos

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