Coronavirus, “impediti colloqui minori-genitori in case famiglia”
di Antonio Atte
–
Figli da una parte, madri e padri dall’altra. Il coronavirus piomba come un macigno sulla quotidianità delle famiglie italiane. Storie di affetti divisi e di vite sospese, come quelle dei genitori ai quali, in questi giorni, non viene consentito di incontrare i figli ospitati all’interno delle Case Famiglia.
Per il governo la stretta ai colloqui è “necessaria” proprio per tutelare la salute dei più piccoli. Ma secondo la deputata Veronica Giannone, segretario della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza, si tratta di una “misura ingiusta”.
“Ho ricevuto numerose mail e appelli da genitori da tutta Italia. Ad una mamma di Maglie è stato impedito l’ingresso in Comunità a Lecce, per l’incontro con il figlio che vede una volta ogni settimana, per una sola ora, con un semplice preavviso di un’ora tramite mail, sostenendo che nei vari Dpcm formulati per l’emergenza Covid-19 ci sia un chiaro monito in tal senso”, spiega all’Adnkronos l’ex esponente del M5S, la quale ha presentato un esposto alla questura di Lecce “per fare luce sulla vicenda”. Nella mail ricevuta dalla donna si legge che “a seguito delle disposizioni contenute nel Dpcm del 4 marzo”, gli incontri protetti “tra i minori ospiti in Comunità e i familiari” saranno “rinviati sino a nuova comunicazione”. Nelle stesse date e orari degli incontri calendarizzati “sarà garantita una videochiamata” per “mantenere una continuità affettiva per il benessere degli ospiti”. L’11 marzo il Tribunale per minorenni di Lecce ha avallato le richieste della struttura.
Sul sito di Palazzo Chigi viene specificato che “i centri di ascolto per famiglie che erogano, tra l’altro, consulenze specialistiche, attività di mediazione familiare e spazi neutri su disposizione dell’autorità giudiziaria” non sono compresi tra i centri sociali “per i quali è prevista la sospensione di attività”. Questi centri, quindi, “possono proseguire la proprio attività” garantendo comunque “condizioni strutturali e organizzative che consentano il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro”. Ma gli incontri minori-genitori rientrano tra queste attività? Qual è l’interpretazione corretta del Dpcm? “E’ una vera ingiustizia – commenta Giannone -, pagata da coloro che dovrebbero essere tutelati più degli altri”. Per la parlamentare del Gruppo Misto “basterebbe semplicemente adottare tutte le misure di sicurezza, penso alle mascherine, al rispetto delle distanze, alla sanificazione degli ambienti, per permettere il regolare svolgimento dei colloqui”.
Ma secondo il governo è giusto razionalizzare i colloqui se l’obiettivo è quello di salvaguardare la salute dei bambini ospitati nelle strutture. Fonti del ministero della Famiglia, interpellate dall’Adnkronos, fanno sapere che la priorità deve essere la salute dei minori, “questo – spiegano dal ministero guidato da Elena Bonetti – è il criterio dirimente. Limitare gli accessi è necessario per la tutela della salute dei bimbi, è importante però mantenere il dialogo con le famiglie, che può avvenire in forme protette per la salute, anche attraverso mezzi tecnologici”.
Fonte: Adnkronos