Prime riflessioni sui Fondi di investimento Pegasus Royal e Gold
Come ottenere il rimborso e profili di responsabilità della banca depositaria – Articolo dell’Avv. Elena Pompeo
Come noto i Fondi di investimento Pegasus dal 2015 non vengono più rimborsati ed i poveri clienti malcapitati, i quali hanno investito cifre di rilevante importo, faranno fatica a recuperare anche solo una loro parte.
Questo tipo di Fondi, offerti ai risparmiatori professionali per soluzioni di investimento, erano collocati dalla società inglese Lux Finance Ltd, oggi in liquidazione, che non risulta avere più alcun referente in Italia.
Per molto tempo i risparmiatori hanno cercato invano di fare recapitare le raccomandate presso la sede legale inglese, ma senza esito.
In data 19 Luglio 2016 la Lux Finance Ltd è stata messa in liquidazione dalla Corte di Giustizia Inglese, avviando così una procedura molto simile alla nostra procedura fallimentare.
Bisognerà, infatti, inviare la richiesta di rimborso attraverso la compilazione di un modello denominato prova del debito, simile alla nostra insinuazione al passivo nelle procedure fallimentari Italiane ed inviarla al liquidatore unitamente a tutti i documenti in proprio possesso che provano il credito vantato e quindi l’acquisto dei Fondi.
La domanda di rimborso va inviata al liquidatore Henry JW Porter dello Studio Grant Thorton LLPP UK, autorizzato e regolamentato dalla Finacial Conduct Autority e può essere inviata anche a mezzo mail alla quale dovrebbe seguire una mail di conferma da parte del liquidatore.
Non è necessario un legale per richiedere il proprio credito, così come in Italia non è necessario per insinuarsi al passivo in un fallimento, anche se appare opportuno.
Le indagini sono attualmente in corso ed ancora nella fase iniziale ma purtroppo, per come comunicato formalmente dal liquidatore, non è noto se ci sarà un dividendo ai creditori.
A questo punto non resta che sperare nel Fondo Inglese Financial Services Compensation Scheme (FSCS) che rappresenta l’ultima possibilità di ricorso, per i clienti di società autorizzate a fornire servizi finanziari nel Regno Unito, quando l’impresa finanziaria non è più in grado di rimborsare.
Ciò in genere avviene quando la società ha cessato l’attività oppure è stata dichiarata inadempiente ma ci sono dei limiti sia sui presupposti di accesso sia sull’importo di indennizzo (50 mila sterline) e per tale ragione non vi è neanche certezza del rimborso attraverso il Fondo.
Dalla ricostruzione dei fatti, però, sembrerebbe che la Banca depositaria Italiana, nel momento in cui è venuta a conoscenza della criticità dei Fondi in questione, anziché avvertire il cliente ed assicurare a questi una reale protezione, avrebbe proceduto allo spostamento dei Fondi presso altra Banca che, successivamente Commissariata, in alcuni casi ha immediatamente fatto rientrare i Fondi presso la prima Banca depositaria.
Le ragioni di questo anomalo spostamento sono note solo alle Banche ma non vi è chi non veda con sospetto questa strana operazione.
Ed invero, come noto, a tutela non solo del singolo investitore ma anche del mercato globale, la legge prevede una serie di disposizioni finalizzate proprio a garantire un equilibrio nei rapporti di investimento tra cliente ed intermediario, al fine di bilanciare la cd. asimmetria informativa esistente tra i suddetti soggetti e garantire il buon funzionamento del mercato azionario.
Per prima cosa appare legittimo dubitare del fatto che lo spostamento dei fondi presso altra banca, a metà del 2015, trova la sua giustificazione nella conoscenza da parte della prima banca depositaria dello stato di criticità in cui i Fondi versavano e la banca anziché informare il cliente, al fine di farlo disinvestire (in quel momento ancora possibile), avrebbe fatto spostare i fondi presso altra banca di appoggio, violando così non solo le norme di cui agli articoli 36 e 38 D.lgs. n. 58/1998 ma anche gli articoli 21 e segg. del Tuf.
Sembrerebbe, quindi la sussistenza di responsabilità sulla Banca depositaria dove i fondi sono stati acquistati e dove, allo stato, si trovano.
Ed invero, quanto agli obblighi che incombevano sulla Banca depositaria, va rilevato che l’art. 36 del d.lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 prevede che, nell’esercizio delle rispettive funzioni, la società promotrice, il gestore e la banca depositaria agiscono in modo indipendente e nell’interesse dei partecipanti al fondo ed assumono solidalmente verso i partecipanti al fondo gli obblighi e le responsabilità del mandatario; la banca depositaria è, quindi, responsabile di ogni pregiudizio da essi subito in conseguenza dell’inadempimento dei propri obblighi. Orbene obbligo del mandatario è di rendere note al mandante le circostanze sopravvenute attinenti all’esecuzione del mandato (art.1710 c.c.). Il rischio sopraggiunto, attinente all’investimento effettuato dal cliente, se noto alla Banca depositaria, era di contenuto tale che anche indipendentemente dagli obblighi di informativa incombenti sulla società di gestione, quest’ultima avrebbe dovuto rendersi parte diligente affinché il cliente, sottoscrittore del fondo per il tramite di esso istituto bancario, fosse reso edotto delle modifiche apportate al fondo e quindi fosse messo in grado di valutare l’opportunità di conoscere il rischio di tale investimento ovvero di disinvestire i propri risparmi e/o di investirli in modo migliore.
Del resto sull’istituto bancario, incaricato del deposito dei valori mobiliari presso il pubblico dei risparmiatori incombe il dovere di buona fede dal quale derivano gli obblighi di informazione nei confronti dei sottoscrittori; l’informazione deve riguardare non solo i rischi dell’investimento, ma anche i rischi sopravvenuti, soprattutto laddove si tratti di rischi diversi da quelli che il risparmiatore ha consapevolmente assunto (Tribunale di Brescia, 13 Ottobre 2006).
La Consob ha evidenziato che una banca può senz’altro svolgere il servizio di custodia e amministrazione di strumenti finanziari, sia in collegamento funzionale con uno o più servizi di investimento sia nell’ambito della più ampia operatività ad essa consentita e che, quando tale servizio sia prestato in collegamento funzionale con un servizio di investimento, si applicano le regole di comportamento contenute nel D.Lgs. n. 58 del 1998.
Correttamente, quindi, anche la Cassazione ritiene applicabile al rapporto in esame sia l’art. 21 T.U.F. che l’articolo 28, comma 2 Reg. Consob 11522/1998, che impongono l’obbligo per l’intermediario di comportarsi con diligenza e trasparenza e ciò, ha specificato, può dipendere da specifiche circostanze allorquando, ad esempio, la banca sia venuta a conoscere di notizie particolari ovvero abbia desunto, o avrebbe dovuto desumere, da sue analisi economiche orientamenti positivi o negativi che l’obbligo di operare con correttezza impone di divulgare tra i clienti (Cass.27.10.2015 n.21890).
Per consolidata giurisprudenza, l’obbligo di informativa da offrire al cliente investitore da parte dell’intermediario finanziario deve essere quanto più ampio possibile e consistere maggiormente nella acquisizione di informazioni riguardo gli investimenti rischiosi e operare in modo che coloro che investono siano adeguatamente informati.
Non può, quindi, ritenersi sufficiente a tal fine, l’invio degli estratti conto relativi al dossier titoli da parte della Banca depositaria ed il prospetto informativo annuale, poiché vi è un obbligo di informativa specifica.
A parere della scrivente, quindi, appare evidente non solo la responsabilità della società che ha venduto Fondi altamente rischiosi e di improbabile recupero, ma anche della Banca depositaria -nel caso di specie la Banca Italiana- dove sono stati attualmente depositati i fondi e dove tutt’ora si trovano.
Ed invero la collaborazione di fatto tra le due società ha ingenerato nei clienti la falsa convinzione di aver sottoscritto un’unica operazione contrattuale, con il vantaggio economico della sola banca depositaria di aver aperto molteplici e nuovi contratti di conto corrente e di essere stata nella disponibilità di ingenti somme di denaro, non potendo sfuggire la nota preferenza che le norme accordano “a qui certat de damno vitando rispetto a qui certat de lucro captando” ossia a chi subisce un danno piuttosto che a chi ottiene un vantaggio. Anche la rendicontazione annuale positiva dei fondi, da parte della banca depositaria al cliente investitore, ha reso la situazione di forte confusione patrimoniale.
La Banca depositaria potrebbe risultare, quindi, responsabile per i doveri violati ed in ogni caso corresponsabile con la Lux Finance per i danni subiti, tenuto conto che nella sua qualità di operatore professionale del settore bancario e creditizio non poteva non avere conoscenza della natura dell’attività finanziaria posta in essere dalla Lux Finance.
L’istituto bancario, già dall’analisi del contenuto letterale dei singoli contratti sottoscritti con Lux Finance e le relative modalità, poteva sin dall’inizio evidenziare la natura anomala di tutta l’operazione compiuta, risultando inverosimile che la Banca depositaria, prima di predisporre il conto corrente di custodia dei fondi, non abbia verificato l’oggetto e la legittimità dell’attività esercitata.
Dunque, la Banca depositaria sapeva o avrebbe dovuto sapere, usando l’ordinaria diligenza, che la messa a disposizione di propri dossier, funzionali allo svolgimento dell’attività della Lux Finance, avrebbe contribuito alla prestazione di servizi di investimento che si sono poi “volatilizzati”.
D’altra parte non può dubitarsi della sussistenza in concreto del nesso causale tra la condotta della banca depositaria ed il danno arrecato ai clienti, tenuto conto che la Lux non era autorizzata a detenere fondi dei clienti e doveva assicurare specifici accordi per la custodia dei risparmi in dossier titoli. Invero non è in contestazione che per svolgere il servizio di vendita dei fondi la Lux Finance necessitasse di “appoggiarsi” ad una banca per consentire agli investitori il deposito delle somme destinate agli investimenti. In difetto della collaborazione della Banca depositaria, la Lux Finance giammai avrebbe potuto operare, risultando, così, pacifico che l’apertura dei dossier presso la Banca depositaria fosse funzionale a rendere possibile la prestazione del servizio di gestione patrimoniale, nel nostro caso da parte della Lux.
Nel caso de quo ciò che colpisce di più è il comportamento della Banca depositaria che anziché informare il cliente dei rischi sopraggiunti, in spregio alle autorizzazioni di cui disponeva ed alle più elementari regole di correttezza e buona fede, fa spostare i Fondi presso altra Banca.
Per fortuna sulle responsabilità della banca depositaria la giurisprudenza di merito si sta aprendo (Tribunale di Firenze- Giudice Alessandro Ghelardini del 29.01.2016).
Anche la Lux Finance Ltd ha evidentemente violato le disposizioni di cui agli art. 21 e ss. D.Lgs. 24/2/98 n.58 (cd. t.u.f.) e 28 del regolamento Consob 1/7/98 n. 11522 che impongono precisi obblighi a carico dell’istituto di credito. Tali norme stabiliscono in particolare che nella prestazione di servizi di investimento e accessori i soggetti abilitati devono comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza e devono operare in modo che i clienti siano sempre adeguatamente informati. Grava in primo luogo, quindi, su chi propone l’investimento uno specifico obbligo di informazione circa le caratteristiche fondamentali del contratto ed in particolare è necessario che il risparmiatore abbia avuto adeguata informazione circa il tipo e le caratteristiche essenziali del prodotto.
La Lux Finance Ltd identificava i clienti come “Elective Professional Client”, qualifica che secondo la normativa MiFid (d.lgs. 164 del 2007) si attribuisce a quei clienti che siano in grado da soli di prendere decisioni sull’investimento, comprendendone i rischi connessi. Secondo quanto disposto dal d.lgs. 164 del 2007, in attuazione della direttiva CE n.39 del 2004, possono ottenere la qualifica di “clienti professionali” oltre i soggetti autorizzati a svolgere servizi di investimento, anche i clienti al dettaglio che ne facciano specifica richiesta ed abbiano almeno due delle seguenti caratteristiche: a) aver effettuato transazioni finanziarie, di dimensioni significative, con frequenza media di 10 per ogni trimestre nei quattro trimestri precedenti; b) avere un portafoglio finanziario superiore a € 500.000,00; c) lavorare o aver lavorato nel settore finanziario per almeno un anno in una posizione professionale. Si specifica che un “cliente professionale”, oltre all’alto rischio negli investimenti, riceve una protezione minore, in quanto si presuppone una corretta comprensione dello stesso dei propri investimenti finanziari.
Dagli atti degli investitori risulta addirittura la firma su fogli in lingua inglese e sembrerebbe che tale investimento, con orizzonte temporale d’investimento consigliato molto lungo, giammai poteva essere adatto a tutti, dal momento che alcuni clienti all’atto dell’investimento erano già in età avanzata.
Ma vi è di più. Le persone fisiche, per essere considerate operatori qualificati ai sensi dell’art. 31, comma 2, del Regolamento Consob, adottato con delibera dell’1 luglio 1998, n. 11522, in attuazione del d.lgs. n. 58 del 1998 ed applicabile ratione temporis, devono aver manifestato all’intermediario la volontà di essere considerate tali, non essendo sufficiente che le stesse siano in possesso dei requisiti di professionalità stabiliti dal medesimo decreto legislativo (Cass. Civ., Sez. I, 20/11/2015, n. 23805).
In ogni caso, tenuto conto che la Lux Finance è in liquidazione e sembrerebbe non avere nulla da perdere e salvo a voler attendere gli sviluppi degli accertamenti penali a carico dei responsabili della società (nella speranza che siano dotati di patrimonio personale da aggredire) o incardinare un giudizio contro i promotori finanziari che hanno venduto i fondi poi volatilizzati, non resta che agire contro la Banca depositaria.
Da ultimo, ma non per importanza, non possono restare esclusi da ogni responsabilità gli Organi di controllo sia Italiani, quali la Consob e la Banca di Italia che Inglese, ossia la Financial Conduct Authority e l’Esma, nonché tutte le Banche depositarie di passaggio.
Ed invero alla Consob sono stati chiesti gli atti ispettivi di questa incresciosa e grave vicenda ma ha scelto di non rispondere.
Allo stato dei fatti, purtroppo, non resta che adire il Tribunale per cercare di ottenere il rimborso di quanto investito da parte della Banca depositaria, oltre gli interessi ed il maggior danno dimostrando la violazione dei comportamenti di diligenza, correttezza e professionalità degli istituti di credito e di investimento, tenuto conto che sui doveri specifichi della banca depositaria, vi è già qualche precedente, sottoponendosi in ogni caso all’alea di ogni giudizio.
Trattandosi di debito di valore si potranno poi chiedere la rivalutazione monetaria e gli interessi legali maturati dai singoli investimenti fino all’effettivo soddisfo ma anche il maggior danno sia materiale che morale in considerazione dell’evidente patema d’animo senz’altro sofferto in conseguenza delle illecite e gravi condotte di cui gli investitori sono state vittime e che potrà stimarsi anche in via equitativa.
Avv. Elena Pompeo
STUDIO LEGALE POMPEO
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Specializzata in diritto fallimentare italiano
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ENGLISH VERSION
How to obtain reimbursement and liability profiles of the Custodian Bank
Article by Elena Pompeo, Lawyer
As it is known, the Pegasus investment funds dating from 2015 are no longer repaid and the poor unfortunate customers, who have invested large amounts of money, will struggle to recover even just a part.
These types of funds, offered to professional savers for investment solutions, were placed by the British company Lux Finance Ltd, now in liquidation, which no longer has any referent in Italy.
For a long time the savers tried in vain to have the registered letters delivered to the English registered office, but without any success.
On July 19th, 2016, Lux Finance Ltd was put under liquidation by the English Court of Justice, thus initiating a procedure very similar to our own bankruptcy procedure.
It will be necessary, in fact, to send the claim for refund by filling in a paper called evidence of debt, similar to our statement in liabilities in Italian bankruptcy procedures and send it to the liquidator together with all the documents in one’s own possession that prove the credit claimed and therefore the purchase of the Funds.
The application for refund must be sent to the liquidator Henry JW Porter of the law firm Grant Thorton LLPP UK, authorized and regulated by the Financial Conduct Authority and may also be sent by email to which a confirmation email from the liquidator should follow.
You do not need a lawyer to apply for your credit, just as in Italy it is not necessary to slip into bankruptcy, even if it seems appropriate.
Investigations are currently under way and still in the initial phase but unfortunately, as formally communicated by the liquidator, it is not known whether there will be a dividend to the creditors.
At this stage, the last hope is the English Fund Financial Services Compensation Scheme (FSCS) which represents the last possibility of an appeal, for customers of companies authorized to provide financial services in the United Kingdom, when the financial company is no longer able to repay.
This usually occurs when the company has stopped its business or has been declared in default but there are limits both on the conditions of access and on the amount of compensation (£ 50,000) and for this reason there is also no certainty of repayment through the Fund.
From the reconstruction of the facts, however, it would appear that the Italian Custodian Bank, when it became aware of the critical nature of the Funds in question, instead of warning the clients and providing them real protection, had moved the Funds to another Bank, which, subsequently Commissioned, in some of the cases it has immediately taken the Funds back to the first custodian bank.
The reasons for this anomalous move are only known to the Banks but there are actually those who see this suspiciously. And indeed, as it is known, to protect not only the individual investor but also the global market, the law provides for a series of provisions aimed precisely at ensuring a balance in the investment relationships between customer and intermediary, in order to balance the CD. informative asymmetry existing between the aforementioned subjects and to ensure the proper functioning of the stock market. First, it is legitimate to doubt that the transfer of funds to another bank in mid-2015 can be justified by the knowledge that the first custodian bank had of the critical state in which the Funds were and the bank rather than informing the clients, in order to make them disinvest (at that time this was still possible), it would have moved the funds to another bank of support, thus violating not only the rules set out in sections 36 and 38 of Legislative Decree no. n. 58/1998 but also sections 21 et seq. of the Tuf.
It would therefore seem to be the responsibility of the Custodian Bank where the funds were purchased and where they are currently located. And indeed, with regard to the obligations imposed on the Custodian, it should be noted that the s. 36 of the Legislative Decree of 24 February 1998 n. 58 provides that, by exercising their respective functions, the sponsoring company, the manager and the custodian bank act independently one from the other and in the interest of the participants in the fund and jointly assume the obligations and responsibilities of the agent towards the participants to the fund; the custodian bank is therefore responsible for any damage suffered by them as a consequence of the non-fulfilment of its obligations. The holder is obliged to inform the client of the circumstances arising from the execution of the mandate (art.1710 c.c.). The risk that occurred, related to the investment made by the client, had the custodian bank been aware of it, was such that even independently of the disclosure obligations incumbent on the management company, the latter should have been a diligent party so that the client, the subscriber of the fund through it, a banking institution, was made aware of the changes made to the fund and therefore would be able to assess the opportunity to know the risk of this investment or to disinvest their savings and / or invest them better. Moreover, the duty of good faith is up to the banking institution, which is entrusted with the deposit of securities to the public of savers, from which information obligations to subscribers derive; the information must relate not only to the risks of the investment, but also to the risks incurred, especially where the risks involved are different from those that the investor has consciously assumed (Court of Brescia, 13th October 2006). Consob has pointed out that a bank can undoubtedly carry out the service of custody and administration of financial instruments, both in functional connection with one or more investment services and in the context of the wider operations allowed by it and that, when such service is lent in functional connection with an investment service, the rules of conduct contained in the Legislative Decree n. 58 of 1998.
Correctly, therefore, also the Cassation considers applicable to the report in question is the art. 21 T.U.F. that Article 28, paragraph 2 of Consob Regulation 11522/1998, which impose the obligation on the intermediary to behave with diligence and transparency and that, it specified, may depend on specific circumstances when, for example, the bank is coming to know of particular news or has inferred, or should have deduced, from his economic analysis positive or negative guidelines that the obligation to operate with correctness requires to divulge among the customers (Cass.27.10.2015 n.21890).
For consolidated case law, the disclosure obligation to be offered to the investor by the financial intermediary must be as broad as possible and consist more in the acquisition of information about risky investments and operate so that those who invest are properly informed.
Therefore, it cannot be considered sufficient for this purpose, the sending of the statements relating to the securities file by the Custodian and the annual information prospectus, since there is a specific disclosure requirement. In the opinion of the writer, therefore, it is evident not only the responsibility of the company that sold highly risky and unlikely to be recovered funds, but also the custodian bank -in this case, the Italian Bank- where the funds have been deposited and where are now to be found. And indeed the de facto collaboration between the two companies has given rise to the false belief in customers that they had underwritten a single contractual transaction, with the economic advantage of the sole custodian bank having opened up several new transactional account contracts and having had the availability of huge sums of money, not being able to escape the well-known preference that the norms accord “to qui certat de damno vitando rispetto a qui certat de lucro captando”, ie to those who suffer damage rather than to those who gain an advantage. Even the positive annual reporting of funds by the custodian bank to the investor client has made the asset situation extremely confused.
The custodian bank could therefore be held responsible for the violated duties and in any case co-responsible with Lux Finance for the damages suffered, considering that as a professional operator in the banking and credit sector it couldn’t not have knowledge of the nature of the financial activity carried out by Lux Finance. The banking institution, just by the analysis of the literal content of the individual contracts underwritten with Lux Finance and the related procedures, could have highlighted since the very beginning the anomalous nature of the entire transaction, being unlikely that the Custodian Bank, before preparing the current account for the custody of the funds has not verified the object and the legitimacy of the activity exercised. Thus, the Custodian Bank knew or ought to have known, using common diligence, that the provision of its own dossiers, functional to the performance of Lux Finance, would have contributed to the provision of investment services which then “volatilized”. “. On the other hand, it cannot be doubted whether the causal link between the custodian’s conduct and the damage caused to customers has been established, given that Lux was not authorized to hold client funds and had to ensure specific arrangements for the safekeeping of savings in securities dossier. Indeed, it is not disputed that to carry out the service of selling the funds, Lux Finance needed to “rely” on a bank to allow investors to deposit the sums allocated to investments. In the absence of the collaboration of the Custodian, Lux Finance could never have operated, and it was therefore undisputed that the opening of the files with the Custodian was functional to make the provision of the asset management service possible, in our case by the Lux. In the case in question, what is most striking is the behaviour of the Custodian Bank, which instead of informing the client of the risks involved, in disregard of the authorizations available to them and the most basic rules of fairness and good faith, moves the Funds to another Bank.
Fortunately, on the responsibilities of the custodian bank the case law is opening (Court of Florence – Judge Alessandro Ghelardini of 29.01.2016). Also Lux Finance Ltd has obviously violated the provisions of art. 21 and ss. D.Lgs. 24/2/98 n.58 (so-called t.u.f.) and 28 of the Consob regulation 1/7/98 n. 11522 which impose precise obligations on the credit institution. These norms establish in particular that in the provision of investment and accessory services, authorized parties must behave with diligence, correctness and transparency and must operate in such a way that customers are always adequately informed. First of all, therefore, on who proposes the investment a specific obligation to provide information on the fundamental characteristics of the contract and in particular it is necessary that the investor has had adequate information about the type and the essential characteristics of the product. Lux Finance Ltd identified customers as “Elective Professional Client”, a qualification that according to MiFid (Legislative Decree 164 of 2007) is attributed to those customers who are able themselves to make decisions on the investment, understanding the risks connected. According to the provisions of Legislative Decree 164 of 2007, in implementation of the EC Directive n.39 of 2004, “retail clients” can obtain the qualification of “professional clients” in addition to those authorized to carry out investment services, even retail clients who make them specific request and have at least two of the following characteristics: a) having made significant financial transactions, with an average frequency of 10 for each quarter in the four previous quarters; b) have a financial portfolio of more than € 500,000.00; c) work or having worked for at least a year in the financial sector. It is specified that a “professional client”, in addition to the high investment risk, receives less protection, as it is assumed that the financial investments are correctly understood. Investors’ records are even signed on sheets in English and it would seem that this investment, with a very long investment time horizon, could never be suitable for everyone, since some customers were already old age when signing the investment.
But there is more. The natural persons, to be considered qualified operators pursuant to s. 31, paragraph 2, of the Consob Regulation, adopted with a resolution dated July 1, 1998, no. 11522, in implementation of the legislative decree n. 58 of 1998 and applicable ratione temporis, must have expressed to the intermediary the will to be considered as such, since it is not sufficient that the same are in possession of the requisites of professionalism established by the same legislative decree (Civil Cassation, Section I, 20 / 11/2015, No. 23805).
In any case, given that Lux Finance is in liquidation and seems to have nothing to lose and except waiting for the development of criminal investigations against the managers of the company (in the hope that they have personal assets to attack) or incardinate a judgment against the financial advisors who sold the funds then volatilized, it only remains to act against the Custodian.
Last but not least, the controlling bodies of both Italians, such as Consob and the Bank of Italy and the English, namely the Financial Conduct Authority and the ESMA, as well as all the depositary Banks of passage cannot be excluded from any responsibility.
And indeed the Consob have been asked for the inspection acts of this unfortunate and serious affair, but chose not to answer.
On the facts, unfortunately, it only remains to appeal to the Court to try to obtain reimbursement of the amount invested by the Custodian, in addition to the interests and the greater damage demonstrating the violation of the conduct of diligence, correctness and professionalism of the credit institutions and investment, considering that on the specific duties of the custodian bank, there are already some precedents, subjecting in any case to the alliance of any judgment.
Being a debt of value you can then ask for the monetary revaluation and the legal interests accrued by individual investments up to the actual satisfaction but also the greater damage both material and moral in consideration of the obvious heartfelt undoubtedly suffered as a consequence of illicit and serious conduct that investors have been victims of and which can be estimated even on an equitable basis.
Salerno, 18th January 2018 Elena Pompeo, Lawyer
Elena Pompeo
Counsel in the Cassation
Bankruptcy Trustee
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84121 – SALERNO
Tel and fax: 089 2582524