L’indifferenza che cancella l’amore nel carcere
di Agnese Moro
Ho letto che gli italiani parlano al telefono, cellulare o fisso, in media, 35 minuti al giorno; decisa indicazione sulla nostra voglia di comunicare e di essere in contatto soprattutto con coloro che amiamo. Un dato che mi fa sentire come ancora più ingiusti e inaccettabili i 10 minuti a settimana in cui consentiamo alle persone detenute di telefonare ai propri cari. 10 minuti che divengono 8 o 9 quando si inserisce la voce di colui che dice che la telefonata è quasi finita. I colloqui, poi, della durata massima di un`ora, sono contati, 6 al mese, in ambienti non accoglienti, tristi e affollati. Qualcuno dirà che stiamo parlando dei “cattivi” (ma come non pensare oggi alla scritta che compariva sull`ingresso di un manicomio negli Usa “Non tutti e non i peggiori”?), cosa questa che nel nostro ordinamento può essere sanzionata con la perdita della libertà, ma non della titolarità ad essere persona, con tutte le relazioni, affetti, sentimenti che questo comporta.
La rivista del carcere di Padova “Ristretti orizzonti”- www.ristretti.it – ha molto opportunamente richiamato la nostra attenzione su questo grave problema con un appello sottoscrivibile sul loro sito e con un recente seminario “Per qualche metro e un po` di amore in più”. Dando anche voce, oltre che agli esperti, ad alcuni parenti di persone detenute, che ci hanno aperto con coraggio uno spiraglio sulla loro vita. Con le sue umiliazioni, paure e tanta fame di incontro, contatto, amore. Per non parlare poi della dimensione – umanissima della sessualità che non ha proprio alcun modo di esprimersi.
La nostra indifferenza e i nostri pregiudizi nei confronti di tante persone che, magari, in non pochi casi, hanno trovato in carcere, dentro di loro, la forza di cambiare rotta e di riacquistare una piena umanità, viene favorita dal semplice fatto che noi non li vediamo.
Il carcere li separa da noi, ci impedisce di guardarne i volti – che sono come i nostri -, di sentirne le loro voci, di ascoltarne le storie, tutte difficili, ma non poi così lontane. Cosa li rieducherà, e li riporterà in mezzo a noi, come vuole la nostra Costituzione e tanti di noi che li hanno conosciuti, più degli affetti e delle responsabilità che ogni rapporto d`amore comporta? A noi il compito di non girare la testa dall`altra parte, ma di aiutarli a vivere più pienamente queste dimensioni così immensamente importanti.
Fonte: La Stampa