La corruzione in Italia
Articolo del Prof. Pancrazio Caponetto
Il 3 dicembre, è stato presentato a Roma, da ALAC ( il portale che offre un servizio per vittime o testimoni di casi di corruzione ) un rapporto sulla diffusione della corruzione nel mondo. Secondo l’indice CPI, l’indice di percezione della corruzione, un indicatore che serve ad ordinare le nazioni sulla base del livello secondo il quale la corruzione è percepita da pubblici ufficiali e politici, l’Italia è il Paese più corrotto d’Europa.
Ma come ha fatto l’Italia a raggiungere questo triste primato ?
Come sempre la Storia ci offre gli strumenti per capire il presente. Nel 1992, il giornalista e Professore universitario, Sergio Turone, pubblicò un libro, POLITICA LADRA, STORIA DELLA CORRUZIONE IN ITALIA, 1861-1992.
Il volume era il risultato di un decennio di ricerche di Turone sull’incidenza della corruzione politica dall’Unità d’Italia fino agli anni Novanta del Novecento. Una Storia d’Italia attraverso il filo nero degli scandali. Il testo di Turone non è solo un’antologia, una raccolta dei principali casi di corruzione della Storia italiana. Turone propone anche delle spiegazioni del fenomeno.
Egli riprende gli studi di “economia della corruzione”, un ambito disciplinare specifico, nato nel mondo accademico anglosassone, fin dagli anni Settanta del Novecento. In un meeting internazionale tenutosi a Menaggio ( Co ) nel 1987, con numerosi docenti di scienze politiche di quindici diverse nazioni, vennero avanzati tre tipi di spiegazioni sulla diffusione del fenomeno in Italia.
- Per molti secoli, dalla caduta dell’Impero Romano in poi, l’Italia è stata quasi una teocrazia, vista la forte presenza nella penisola del potere temporale e spirituale della Chiesa Cattolica.
- In Italia, in alcune regioni del Sud, vi è stata e vi è tuttora una forte presenza della criminalità organizzata: mafia, camorra e ‘ndrangheta.
- L’esistenza in Italia di un forte Partito Comunista, escluso dal potere, a causa della Guerra Fredda, ha impedito un’alternanza al governo
Sul primo punto, Turone non vuole mettere in dubbio i valori positivi del Vangelo, né l’ etica cristiana dell’amore fra gli uomini. Quando però il cristianesimo divenne il supporto del potere temporale di uno Stato, quello dei Papi, fu “ inevitabile che di tale dottrina venissero praticati soprattutto i prìncipi utilizzabili dal potere in funzione del proprio rafforzamento.” Ciò è stato evidente quando la Chiesa ha indicato nel potere dominante l’esecutore dei voleri divini e ha giustificato qualsiasi azione della classe politica, come elemento necessario di un disegno trascendente. “ Il potere finiva così per acquisire, fuori da ogni possibile controllo, la capacità di perpetuare se stesso.”
Inoltre la predicazione moralizzatrice dei grandi riformatori, Lutero e Calvino, che denunciavano i mali Chiesa Cattolica ( ad esempio il traffico delle Indugenze ), ebbe scarsa diffusione in Italia. L’Italia ebbe la Controriforma senza avere avuto la Riforma. E questa fu una sciagura, se si rileggono le pagine di Piero Gobetti, liberale torinese, che considerava la Riforma l’ultimo grande evento rivoluzionario dopo il cristianesimo delle origini. Una rivoluzione che aveva creato un nuovo tipo morale, un individuo capace di autonomia e sacrificio, dotato di senso della responsabilità, dignità personale e anticonformismo.
Sul secondo punto bisogna osservare che,sono passati anni dalla pubblicazione del lavoro di Turone e nel frattempo si è diffusa una nuova potente organizzazione criminale, la Sacra Corona Unita in Puglia. Inoltre, il Ministero dell’Economia, ha recentemente comunicato che “sebbene non esista una stima ufficiale del valore delle attività criminali, le varie valutazioni, parlano di una cifra di190 miliardi, pari al 12% del Prodotto Interno Lordo italiano.” Cifre che danno la misura della forza con cui le mafie possono incidere nell’economia e nella politica. Recenti indagini della Magistratura, hanno dimostrato, infatti, che le mafie sono ormai presenti nel tessuto economico e nel sistema politico anche delle regioni del Nord Italia. Metodi di stampo mafioso sono anche quelli utilizzati dal ramificato sistema corruttivo( scoperto pochi giorni fa dalla Magistratura Romana ). che gestiva appalti e finanziamenti pubblici assegnati dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate in vari settori: gestione dei rifiuti, dei centri di accoglienza per stranieri dei campi nomadi e nella manutenzione del verde pubblico. L’ultimo episodio della lunga storia della corruzione in Italia.
Sul terzo punto, Turone, scrive:“ Quando un Partito o un gruppo di Partiti– detiene costantemente il potere, ne deriva un deterioramento che crea terreno propizio al diffondersi della corruzione politica a tutti i livelli. “
Il sistema politico italiano bloccato e senza alternanza ha vissuto, infatti, una progressiva degenerazione della Democrazia in partitocrazia. Fin dagli anni Cinquanta del Novecento, un politologo poco conosciuto ma non per questo sprovveduto, Giuseppe Maranini,
osservava: “ Il Parlamento controlla il governo, ma le direzioni di partito controllano il parlamento e il governo; se poi direzione di partito e governo si identificano, il controllato diventa controllore, con evidente eversione di ogni schema di governo parlamentare.”
La degenerazione partitocratica della democrazia italiana, denunciata da Maranini è stata per anni rimossa. Il problema riemerse nel 1981, quando il leader comunista sollevò la “ questione morale”, definendo i partiti, in un’intervista al quotidiano La REPUBBLICA “ macchine di potere e di clientele.”La denuncia della partitocrazia fu presente anche nelle battaglie di uomini politici, come il democristiano Mario Segni , di forze politiche emergenti ( la Lega Nord, che coniugava antipartitocrazia e secessionismo ) e del Partito Radicale. Queste lotte denunciavano la degenerazione partitocratica della democrazia italiana, causata dalla gestione spesso illegale del finanziamento pubblico dei partiti, dalla lottizzazione ( la spartizione delle cariche pubbliche ) e dalla mancanza di alternativa negli incarichi di governo e amministrativi.
Ai tre tipi di spiegazioni individuati da Turone per ricostruire il fenomeno della corruzione in Italia, possiamo aggiungerne un quarto esposto dal giurista Stefano Rodotà. Nel 1991, Rodotà osservava che anche altre democrazie in Europa e nel mondo erano colpite dalla corruzione, tuttavia in questi paesi, le classi dirigenti “ sanno di dover mantenere – scriveva – Rodotà – una sia pur minima legittimazione di fronte all’opinione pubblica, così che, magari per puro istinto di conservazione, reagiscono espellendo dal loro seno almeno i responsabili dei comportamenti più scandalosi, anche quando ricoprono altissime cariche politiche.” Le parole di Rodotà fanno venire in mente lo scandalo Watergate, scoppiato negli Stati uniti d’America nel 1972 , che mise sotto accusa l’intera classe dirigente del Partito Repubblicano e portò alle dimissione del Presidente della Repubblica Richard Nixon. Invece in Italia, notava ancora Rodotà, “il nostro ceto di governo ha via via sviluppato un’attitudine esattamente opposta. Ha badato alla propria coesione interna più che alla rispettabilità pubblica. Ha così fatto quadrato attorno ai propri ladri, malversatori, tangentari, procacciatori, finanziatori.”
Questa irresponsabilità del ceto politico italiano è stata spesso coperta, almeno nell’età monarchica, dalla Magistratura. In quel periodo classe politica e Magistratura erano espressione dello stesso ceto sociale: la borghesia benestante. Per questo era connaturato nei magistrati un orientamento pregiudizialmente benevolo nei confronti del potere politico e solo pochissimi sfuggivano a questa regola. Nel corso del Novecento, ricorda Turone, vi è stato invece un rimescolamento sociale che ha modificato la fisionomia della Magistratura e questa non è più omogenea al cento per cento con il potere politico. Bisogna aggiungere, poi, che negli anni di tangentopoli, lo scandalo politico che ha portato allo scioglimento di quasi tutti i partiti della Prima Repubblica, la stampa e l’opinione pubblica hanno sostenuto in larga parte l’azione dei magistrati. Questo ha contribuito a fare luce sui fenomeni di corruzione politica legati soprattutto al meccanismo del finanziamento pubblico dei partiti. In sostanza negli anni Novanta del secolo scorso, si è diffusa intorno al fenomeno della corruzione una nuova sensibilità, con stampa, opinione pubblica, magistratura più attenti e vigili sul problema. Anche la situazione della politica mondiale con la fine della Guerra Fredda, ha contribuito a sbloccare il sistema politico italiano, facendo venir meno uno dei fattori, l’assenza di alternanza, che ha favorito il dilagare dei fenomeni corruttivi in Italia. Inoltre l’impegno delle forze antipartitocratiche, ricordate in precedenza, ha ottenuto anche qualche successo: nel giugno del 1991, i cittadini italiani hanno abrogato con referendum il meccanismo delle preferenze plurime previsto nel sistema elettorale della Camera dei Deputati ( i promotori del referendum denunciavano gli effetti perversi del meccanismo delle preferenze, diventato nella storia d’Italia il mezzo utilizzato dalle mafie per condizionare la politica ); nel giugno del 1993, un altro referendum ha abrogato il finanziamento pubblico dei partiti.
Tutto questo non è bastato visto che l’Italia continua ad essere la Nazione più corrotta d’Europa. Nel 2012, LIBERA, associazione che si batte contro le mafie, e LEGAMBIENTE, organizzazione ambientalista, hanno presentato un documentato rapporto sulla corruzione. La corruzione viene definita cancro invasivo che scava voragini nei bilanci pubblici ( il costo diretto della corruzione viene stimato in 60 miliardi di euro ), genera deficit di democrazia ( sfiducia dei cittadini verso i partiti, verso lo Stato, verso il rispetto della legalità ), devasta l’ambiente ( traffico di rifiuti, abusivismo edilizio ),
La corruzione in Italia, inoltre, viene definita “crimine senza pena”. Nel 2010 poco più di 300 condanne, nel 2011 un migliaio di inquisiti. E’ il frutto di un numero basso di denunce agli organi di Polizia, evidentemente non si denuncia per timore di isolamento o per paura.
Protagonisti della corruzione sono politici, ma anche burocrati, manager, professionisti e naturalmente organizzazioni mafiose che agiscono come piccole e brutali strutture di governo, gestiscono l’economia, condizionano la politica.
Per frenare il fenomeno, LIBERA e LEGAMBIENTE, chiedevano al Parlamento interventi legislativi. Questo è accaduto, perché nello stesso anno del rapporto, il Parlamento ha approvato la Legge 190, che contiene misure per prevenire ed impedire la corruzione nella Pubblica Amministrazione. La legge introduce anche nel Codice Penale, modifiche alla disciplina dei reati contro la Pubblica Amministrazione. Inoltre la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle Amministrazioni Pubbliche, è stata trasformata in Autorità Nazionale Anticorruzione.
Pochi giorni fa , inoltre il Senato della Repubblica ha approvato la Legge sul rientro dei capitali, di chi ha occultato denaro e beni all’estero. Il provvedimento introduce anche il reato di auto riciclaggio, che dovrebbe consentire di punire gli autori dei reati di evasione fiscale, truffa e corruzione.
Questi provvedimenti possono mettere l’Italia sulla strada di una lotta decisa contro la corruzione, anche se alcuni gruppi politici li ritengono troppo “soft”, incapaci di incidere a fondo sul fenomeno della corruzione. Staremo a vedere. E’ certo, comunque, che l’attività repressiva deve essere affiancata da una riflessione sulle radici storiche del fenomeno della corruzione in Italia e sulla sua trasformazione nel tempo. E’ la direzione indicata dal libro di Sergio Turone, un percorso di studio che la Scuola italiana dovrebbe riprendere.