ANCHE IL LUNEDÌ È CALCIO (Puntata 1) – di Angelo G. Abbruzzese
Bisogna essere sinceri: quando il campionato non c’è, ci sentiamo tutti un po’ più vuoti. Ed è per questo che vederlo di ritorno ha fatto nascere un sorriso spontaneo sulle labbra di tutti i veri appassionati, vogliosi più che mai di cercare conforto nella propria squadra del cuore, magari per dimenticare delusioni estive (vedi figuraccia azzurra al mondiale brasiliano). Si comincia di sabato, sabato 30 agosto, con i due consueti anticipi.
E in campo ci vanno le due squadre che hanno maggiormente impressionato durante la passata stagione, ossia Juventus e Roma, vere regine del campionato conclusosi il 18 maggio scorso. È stata un’estate turbolenta per i campioni d’Italia, che hanno dovuto dire addio al loro fantastico condottiero, Antonio Conte, e, 24 ore più tardi, abbracciare l’ex nemico Massimiliano Allegri, fortemente voluto da Beppe Marotta. La Juve che esordisce in quel di Verona, ospitata dal rinnovatissimo Chievo di Corini, è una squadra che mostra personalità invidiabile, quasi inaspettata alla vigilia, fugando tutti i (leciti) dubbi delle ore precedenti alla gara. Allegri schiera soltanto uno dei nuovi acquisti, il giovanissimo Coman. Che impressiona, impressiona davvero. Gioca con tranquillità, scambia alla grande con i campioni che ha attorno e fa vedere di avere la stoffa del fenomeno. Il risultato (0-1, autogol di Biraghi) alla fine è bugiardo, perché se i bianconeri avessero rifilato otto reti all’avversario, non ci sarebbe stato davvero nulla di cui stupirsi. Già, perché la formazione piemontese crea, come al solito, un’enorme quantità di palle gol, non sfruttate per sfortuna (tre legni colpiti) e per imprecisione sotto porta. Una nota di merito va fatta anche a Vidal e Buffon, per motivi diversi. Si è parlato per tutta l’estate del cileno sul piede di partenza, ma alla fine Vidal è rimasto e, a giudicare dalla gara contro i clivensi, pare che non sia così scontento della sua decisione. Perché in campo ci mette, come sempre, la grinta che lo contraddistingue, disimpegnandosi (abbastanza) bene anche in attacco. Dico abbastanza semplicemente perché prima Cesar e poi il palo gli negano la gioia del gol. Buffon, invece, è straordinario per un altro motivo: in una partita dove non gli arriva nemmeno un tiro in porta, si fa trovare prontissimo sull’unica conclusione degli attaccanti avversari, respingendo il destro di Maxi Lopez con un vero e proprio miracolo. La forza della Juve sta anche in questo. Superbe anche le prestazioni di Caceres (propiziatore dell’autorete decisiva), Lichtsteiner (motorino instancabile sulla destra) e Pogba (gigante in mezzo al campo, con la solita tecnica superiore alla media). A fine gara Allegri si dichiarerà soddisfatto della prova complessiva della sua squadra, predicando, però, maggiore incisività in fase offensiva. E non mancano, naturalmente, parole d’elogio per il campioncino francese scippato da Marotta e Paratici all’ancora arrabbiatissimo Paris Saint-Germain.
Bella Juve, dunque, ma anche gran bella Roma. I giallorossi hanno, se possibile, un impegno più complicato di quello dei diretti concorrenti, visto che all’Olimpico arriva la Fiorentina. Ma, nonostante l’avversario sia di tutto rispetto, la Roma gioca un grande calcio. Squadra corta, concreta e veloce proprio come lo scorso anno, che fa del possesso palla un’arma temibilissima per chiunque la affronti. Non c’è Strootman, questo è vero, ma Nainggolan ha più volte dimostrato di essere molto più di un semplice sostituto. È lui, infatti, il vero protagonista del match, perché ruba palloni a centrocampo, inventa per gli attaccanti e si permette anche il lusso di segnare il primo gol capitolino in questo campionato. Nell’azione dell’1-0 c’è tutto il Nainggolan che abbiamo imparato ad apprezzare in questi anni: intercetta il passaggio sbagliato di Brillante a centrocampo, lancia in profondità Gervinho ed è prontissimo sulla respinta di Neto per mettere il pallone in fondo al sacco. Il belga sembra spesso un giocatore fuori dal comune, davvero un gigante del centrocampo. E, non contento, entra anche nell’azione del raddoppio, perché il passaggio filtrante per il solito Gervinho (che salterà Neto e segnerà) è ancora suo. Bene tutti i nuovi acquisti (Iturbe, Manolas, Cole, Astori ma anche Keita, entrato nella ripresa) ma benissimo De Sanctis, autore di due interventi prodigiosi nel secondo tempo, uno su Ilicic e uno su Babacar. La Fiorentina è stata limitata da un’avversaria superiore in tutto, anche se ha comunque saputo metterla in difficoltà. Magari, con Pepito Rossi, sarà tutta un’altra storia.
La Juve e la Roma volano già, ma anche nella domenica si vedono belle sorprese. Una di queste è il Milan, che batte la Lazio regalando un esordio indimenticabile a Pippo Inzaghi. Sono tante le note positive nel pomeriggio rossonero: il ritorno in campo di El Shaarawy, la prova di Menez e Honda e una ritrovata solidità difensiva. Ma andiamo con ordine. El Shaarawy, come sapete, ha saltato praticamente tutto lo scorso campionato per continui infortuni, ma quest’anno vorrà cambiare registro e lo ha dimostrato già all’esordio. Il piccolo Faraone si sente bene fisicamente e gli riesce tutto meglio, qualsiasi giocata gli venga in mente. È suo, infatti, l’assist per il primo gol milanista della stagione, siglato da Honda. Il 92 scatta, sfugge al rivedibile De Vrij e serve, d’esterno, il liberissimo giapponese, che segna di destro. Anche Honda è una nota positiva di questa estate rossonera: dopo i gol nel precampionato, l’ex CSKA Mosca si ripete in un appuntamento molto più importante e, in più, affina l’intesa con i suoi compagni di reparto. Menez, schierato da falso nueve e in gol su rigore, dimostra una classe cristallina, un talento purissimo che, se assistito da un comportamento adeguato, potrà far molto comodo al Milan. I rossoneri non creano un gioco spumeggiante, ma in velocità ci sanno fare e, grazie a De Jong e Muntari (autore del secondo gol), distruggono le iniziative avversarie. Ottima prova di tutta la difesa, portiere compreso. Alex è una roccia e lo sfortunato autogol a risultato ormai acquisito non può rovinare la sua prestazione. Merito anche del suo compagno di reparto, Zapata, che dopo un’annata no vuol tornare ai livelli di Udine. E poi c’è Diego Lopez, appena arrivato dal Real Madrid, che offre sicurezza all’intera squadra e si toglie anche lo sfizio di respingere il rigore di Candreva al 94’. Ottimo Milan, quindi, ma la Lazio, forse, non meritava un passivo del genere. C’è da lavorare, questo è vero, ma i biancocelesti hanno già fatto intravedere qualcosa di buono. Candreva ha dato la solita impressione di poter spaccare le difese avversarie, mentre ci si aspetta sicuramente di più dal talentino Keita, dal goleador Klose e dai nuovi acquisti (tra cui si è salvato il solo Djordjevic).
Atalanta e Verona hanno cambiato parecchio rispetto allo scorso anno, soprattutto gli scaligeri, che hanno dovuto salutare Iturbe, Romulo e Maietta ma hanno abbracciato un leader carismatico come Marquez e tanti giovani (Nico Lopez, Martic, Luna, Obbadi), oltre a giocatori già affermati come Christodoulopoulos e Tachtsidis, che, però, sono chiamati a fare molto più di quanto hanno mostrato durante gli anni precedenti. La formazione di Colantuono, invece, è riuscita a fare un prezioso mix tra giovani e “vecchi”, affiancando calciatori del calibro di Boakye e Zappacosta ad altri come Bianchi e Biava. Consigli è partito in direzione Sassuolo, Denis è rimasto, Bonaventura è ancora in bilico. È questo, in breve, il destino dei big bergamaschi. Dall’altra parte tutto ruota ancora una volta attorno ai gol di Toni, all’ultima stagione in Serie A. Sul campo, le due squadre si dimostrano ordinate e sempre pronte a colpire, ma alla fine “decidono” di dividersi la posta in palio, per cominciare il campionato senza particolari affanni.
Il Napoli riesce a dimenticare Bilbao e lo fa con una vittoria in extremis sul campo del Genoa. Callejon si fa perdonare gli errori di Champions tornando a fare il Callejon, ma la copertina se la prende tutta il neo-acquisto De Guzman, che rompe il fortino rossoblù soltanto al 95’. Probabilmente si tratta della partita con più emozioni, visto che entrambe le squadre dimostrano di saper giocare a calcio. Al tiro al volo di Callejon risponde il colpo di testa di Pinilla, dopo che Rafael gliene aveva respinti altri due. Il binario di sinistra Zuniga-Insigne crea costanti pericoli ma pecca di perenne imprecisione e neanche Mertens riesce ad addrizzare la mira ai suoi. Alla fine è un inserimento del nuovo arrivato a tranquillizzare Benitez, che dovrà comunque chiedere di più ai suoi: se Juve e Roma iniziano a correre, sarà difficile fermarle.
La sfida tra le due “europee” Torino e Inter si chiude col risultato di 0-0. Cerci e Immobile si sono mossi verso lidi più prestigiosi (Atletico Madrid e Borussia Dortmund), così la coppia d’attacco è composta da Quagliarella e Larrondo. Dall’altra parte in campo i neo-acquisti Vidic, Dodô, M’Vila e Medel, con Osvaldo in panchina ed Hernanes e Kovacic dietro Icardi, vista l’assenza per infortunio di Palacio. Le squadre, forse stanche dopo gli impegni europei, non offrono uno spettacolo indimenticabile e se ci si mette anche Larrondo a fallire dagli 11 metri, allora è davvero segno che non sarà una partita spettacolare. Quagliarella ci mette tanto impegno, procurandosi il rigore e andando anche vicino al bersaglio grosso nella ripresa, ma è evidente che la condizione non è delle migliori. Nei nerazzurri tante cose da rivedere, ma c’è un aspetto che rimane sempre e comunque invariato: il portierone Handanovic, che ricomincia con un rigore parato, dopo averne intercettati due nel finale della scorsa stagione (a Maxi Lopez e Cassano). Hernanes sembra pieno di volontà e di idee, ma a volte predica nel buio, mettendoci anche del suo quando pensa bene di litigare col pallone. L’ingresso di Osvaldo prova a scuotere un po’ il team di Mazzarri, ma Padelli risponde sempre presente. Il finale è segnato da un assurdo applauso di Vidic all’arbitro, che lo espelle. Davvero incredibile, per un giocatore della sua esperienza.
Doveva essere la partita di Di Natale e così è stato. Udinese-Empoli è un film di 90 minuti della carriera dello straordinario attaccante napoletano, che ha militato nella primavera della squadra toscana e ha anche esordito in Serie A con quella maglia. Ma Udinese-Empoli è anche la prima di Stramaccioni alla guida dell’Udinese in campionato. Dopo un primo tempo segnato da occasioni da una parte e dall’altra, l’allenatore ex Inter cambia l’assetto della sua squadra spostando Allan da mezzala a regista, e le cose prendono tutt’altra piega. Tutta la squadra comincia a giocar davvero bene, Muriel inizia a divertirsi ed è proprio il colombiano a mettere in porta il suo capitano, che da pochi passi batte Sepe, festeggiando a suo modo i 10 anni a Udine. Dopo appena cinque minuti Laurini compie la follia di giornata, servendo un assist d’oro a Di Natale che fa doppietta, volando già in testa alla classifica dei marcatori. Tante le cose positive per i bianconeri: oltre ai gol di Totò, da segnalare le sgroppate di Widmer e Pasquale, le geometrie di Allan e una ritrovata confidenza col pallone per Muriel, che spera di dimenticare la scorsa orrenda stagione. Nell’Empoli, invece, sono molte di più le cose da correggere. Forse con Maccarone in avanti sarà tutto diverso, ma nel frattempo Sarri può continuare a godersi Rugani, che mette i mostra una spiccata personalità. La Juve dovrebbe realmente tenerlo d’occhio.
Il derby del 4-3-3 tra Di Francesco e Zeman finisce in parità. Meglio il Sassuolo probabilmente, che sfrutta la velocità dei suoi attaccanti per mettere in seria difficoltà la tutt’altro che impenetrabile retroguardia di Zeman. Gioca bene la squadra di Di Francesco, ma le punte (specialmente Sansone) sprecano troppo. E così, nel finale di primo tempo, la scena se la prende tutta Zaza. Gol da cineteca per l’ex Ascoli, che raccoglie un servizio di Berardi per battere al volo un incolpevole Colombi. Il Cagliari, però, non demorde e pareggia subito col tocco felpato di Sau su assist di Balzano. La ripresa è la brutta copia del primo tempo, visto che le squadre perdono brillantezza e lo spettacolo viene meno. Da segnalare soltanto la bella prova di Danilo Avelar (che va anche vicino al gol in due circostanze), terzino rispolverato da Zeman che potrà dire la sua in questa nuova annata dei sardi.
Il Palermo non riesce a festeggiare il suo ritorno in Serie A con una vittoria, perché Gastaldello rovina la festa rosanero con un gol nel recupero. Eppure la squadra di Iachini è parsa sempre in costante controllo del match. Vazquez compensa l’assenza di velocità nelle sue caratteristiche con fisico e tecnica, ma è Dybala a rompere il fortino blucerchiato in avvio di gara. E l’espulsione di Regini nel finale di primo tempo complica tremendamente i piani di Mihajlovic. Eder è l’unico che prova a creare grattacapi nella difesa del Palermo, che nel complesso rischia poco. Anzi, è sempre la squadra di casa ad andare vicina al gol, anche col neo entrato Belotti. Il finale pare tranquillo per i rosanero, ma la Samp trova il jolly su calcio d’angolo grazie a Gastaldello, che batte Sorrentino di sinistro. Le cose potrebbero addirittura mettersi peggio per il Palermo, ma Okaka, poco dopo, calcia alto. Il pareggio, dunque, lascia profondo rammarico negli uomini di Iachini, che si dirà comunque estremamente soddisfatto della prova dei suoi. La Sampdoria, invece, dovrà riuscire a far meglio, magari puntando sulla voglia di rivalsa di Bergessio e sul recupero di Gabbiadini.
Ritorno in Serie A con i controfiocchi per il Cesena, che si sbarazza del Parma grazie alla rete di Rodriguez nel finale del primo tempo. I ducali, orfani di Cassano, faticano a creare gioco e lasciano l’iniziativa ai padroni di casa, che sfiorano la rete con De Feudis per poi trovarla con il colpo di testa del loro centravanti (37’). Nel secondo tempo l’ingresso di Amauri prova a scuotere il Parma, ma Leali non corre grossi rischi. Quelli che corre, invece, l’altro portiere, Mirante, che risponde alla grande su una bordata da fuori dell’ottimo Cascione. Il forcing finale degli emiliani porta ad una colossale palla gol per Lucarelli, che si fa ipnotizzare dall’attento Leali.
Le grandi (eccetto Fiorentina e Inter), dunque, sono già in testa alla classifica e sperano di poterci restare a lungo; per quanto riguarda i marcatori, invece, l’unico a superare la singola realizzazione è l’eterno Di Natale.
Ora ci sarà la sosta per lasciare spazio alle nazionali (in bocca al lupo alla nuova Italia di Conte): appuntamento tra due settimane!
I TOP
Antonio Di Natale (UDINESE): Anno nuovo, vita vecchia. Una frase sentita troppo spesso se riferita a Di Natale. Totò, infatti, riesce a segnare con la solita disarmante facilità, stendendo l’Empoli e portandosi a 10 lunghezze da Baggio nella classifica all-time. SEMPREVERDE.
Radja Nainggolan (ROMA): Riesce ad avere il potere di non far rimpiangere Strootman. Altra prova eccellente del centrocampista belga, che si prende in mano il centrocampo giallorosso con quantità e qualità, recuperando decine di palloni, lanciando i compagni in velocità e prendendosi il merito di sbloccare il risultato. COLOSSO.
Kingsley Coman (JUVENTUS): Sta nascendo un altro campioncino. Pare davvero un altro colpo azzeccato da Marotta e Paratici. L’ex PSG gioca da veterano, prendendosi l’attacco dei campioni d’Italia sulle spalle, dialogando alla grande con i vari Tevez, Vidal e Pogba e sfiorando più volte il gol. E, in più, pare avere una dote fuori dal comune, quella che hanno solo i più grandi: riesce a capire prima ciò che vogliono fare i suoi compagni. ASTRO NASCENTE.
Stephan El Shaarawy (MILAN): Adesso sì che è tornato davvero. E ne avevamo tutti bisogno. Un El Shaarawy così, che vola sulla fascia, inventa calcio e serve assist ai compagni, farà comodissimo anche all’Italia di Antonio Conte. Che, ovviamente, ha subito deciso di convocarlo. RINATO.
Non bisogna, però, dimenticare Samir Handanovic, che ha salvato l’Inter a Torino, parando un rigore a Larrondo, e Simone Zaza, autore di una vera e propria perla nel pareggio del Sassuolo in casa contro il Cagliari.
I FLOP
Vasco Regini (SAMPDORIA): Non è un difensore centrale di ruolo e non fa quasi niente per non farcelo notare. In più, si fa espellere a fine primo tempo complicando notevolmente i piani della sua squadra. INGENUO.
Vincent Laurini (EMPOLI): Certi regali, in Serie A, non si possono proprio fare. Soprattutto se giochi contro un certo Di Natale. C’è bisogno di concentrazione, fino al 90’. MATITA BLU.
Joshua Brillante (FIORENTINA): Pessima la sua prestazione all’esordio in Serie A. È suo il passaggio che spiana la strada a Nainggolan per l’azione del vantaggio giallorosso. POCO BRILLANTE.
Stefan De Vrij (LAZIO): Probabilmente sognava un esordio diverso. È vero che giocava nella Scala del calcio e le pressioni erano tante, ma il giovane olandese sbaglia praticamente tutto. Si fa saltare nettamente da El Shaarawy in occasione del primo gol rossonero, si perde costantemente gli attaccanti avversari e causa il rigore (non proprio solare, a dire il vero) stendendo Menez. Peggio di così… DA INCUBO.
La “nomination” l’avrebbe meritata anche Marcelo Larrondo che, dopo l’errore dal dischetto, ha trascorso i restanti minuti della partita cercando a tutti i costi di strafare. Non riuscendoci, però, praticamente mai.