Giustizia

Unagipa, giudici di pace Roma in sciopero il 3 e 4 giugno

gdpSciopero di due giorni – il 3 e 4 giugno – dei giudici di pace nella sede di Roma. Lo ha deciso – riferisce una nota – l’Unione nazionale giudici di Pace (Unagipa), denunciando che ”nonostante il notevole carico di lavoro dell’ufficio di Roma ed i gravi ritardi delle cancellerie, pure particolarmente efficienti, si sono registrati notevoli ritardi nella pubblicazione delle sentenze, non e’ stato disposto alcun trasferimento di personale amministrativo e addirittura, una circolare del 10 aprile del Capo dipartimento Organizzazione del ministero della Giustizia, ha stato disposto, in aperta violazione della previsione normativa, il trasferimento presso Tribunali e Procure del 97% del personale amministrativo addetto negli uffici del Giudice di Pace soppressi, il cui carico di lavoro sara’ assegnato integralmente agli uffici accorpati”.

Nel caso di Roma, ”a seguito dell’accorpamento di Ostia – rileva il presidente dell’Unione nazionale giudici di pace, Gabriele Longo – oltre 8 mila procedimenti l’anno graveranno in piu’ sui gia’ insostenibili carichi di lavoro”. Nella proclamazione di astensione inviata al Guardasigilli, al Csm e al Presidente della Corte d’Appello di Roma, si denuncia anche ”l’inadempienza dell’ufficio per il pagamento delle competenze dei giudici da due mesi” e ”il gravissimo disagio dei cittadini e degli avvocati per il ritardo nella pubblicazione delle sentenze e dei decreti ingiuntivi”. Pertanto, ”si protesta per le gravissime disfunzioni degli uffici capitolini, determinate dalla assoluta insufficienza del personale amministrativo in servizio, carente del 50% rispetto alle necessita’, che ha provocato ritardi di oltre 2 anni nella pubblicazione delle sentenze, nonche’ per l’incomprensibile e reiterato atteggiamento negativo dei competenti dirigenti del Ministero della Giustizia, a cui compete assicurare l’efficienza degli uffici giudiziari, e che hanno determinato gravissimi disservizi a carico degli utenti dell’Ufficio e, addirittura, il blocco del pagamento degli stipendi dei giudici di pace”.

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