I nuovi robot : flora e fauna sintetica (di Nike Daidone)
Si chiama Plantoid il progetto italiano che durerà tre anni, con l’obiettivo di realizzare dei robot ispirati alle piante, detti appunto Plantoid, delle robot-piante in grado di imitare il comportamento delle radici. Il progetto è finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Future and emerging technologies, è coordinato dal Centro per la Micro-BioRobotica dell’Istituto italiano di tecnologia di Pisa, ma coinvolge l’Università di Firenze, l’Istituto di BioIngegneria di Spagna ed il Politecnico federale della Svizzera.
Gli studiosi, concentrati sul tentativo di imitare le piante, e più in particolare le funzioni delle radici, cercheranno per questo di applicare dei sensori fisici da integrare nell’apice radicale e degli attuatori che permetteranno al robot di far penetrare ed orientare le radici capaci di apportare nutrimento e crescita alla pianta stessa. Il gruppo dell’università di Firenze condurrà studi sulla comunicazione chimico-fisica che avviene tra le radici di una stessa pianta permettendo la loro crescita coordinata, nel frattempo gli spagnoli si focalizzeranno sui sensori chimici necessari all’apice per il riconoscimento delle sostanze presenti nell’ambiente, infine il gruppo della Svizzera svilupperà l’architettura software necessaria al controllo della struttura robotica e dei relativi sensori. Lo scopo è quello di realizzare una rete di radici robotiche sensorizzate , che riproducano la capacità di esplorazione, adattamento ambientale e coordinazione tipica dei vegetali. E che forniscano un modello di pianta artificiale equiparabile al mondo naturale per efficienza energetica e sostenibilità.
E mentre da una parte si tenta di realizzare le robot-piante, dall’altra c’è chi prova ad attuare i robot-insetti, infatti dall’Università di Sheffield e Sussex arriva Robobee un piccolo robot che riproduce un’ape, completa di cervello, sensori ed in grado di volare autonomamente e questo potrebbe sopperire all’allarmante moria che affligge i piccoli insetti con conseguente effetti negativi sui processi di impollinazione dei fiori. Il progetto si chiama Green Brain Project, è costato oltre un milione e mezzo di dollari ed è stato realizzato dalla collaborazione tra il Physical Sciences Research Concil e la Nvidia Corporation, il secondo fornitore di processi grafici ed alte prestazioni, una collaborazione indispensabile per simulare le funzioni del cervello di un’ape. Il proposito principale degli scienziati ora, è quello di realizzare la simulazione più fedele possibile, includendo nelle funzioni del piccolo robot anche le funzioni olfattive e visive, così da dotare Robobee di una completa autonomia capace di farlo interagire con l’ambiente circostante. Per raggiungere questo obiettivo, i ricercatori hanno costruito il primo cervello robotico in grado di eseguire le azioni complesse delle specie che vogliono imitare. Lo scienziato informatico James Marshall, dell’Università di Sheffield sostiene che fra gli insetti quello dell’ape è il cervello più piccolo, ma anche quello più accessibile e facilmente riproducibile, quindi la sua realizzazione si presenta abbastanza effettuabile. L’autonomia di questi mini-robot potrà quindi supplire alla carenza delle api vere e proprie, la quale mancanza sembra stia portando dei sostanziali squilibri nell’ecosistema floreale e faunistico della zona, speriamo comunque che non dotino le piccole api anche di un pungiglione artificiale, delle robot-punture possiamo farne volentieri a meno.