Tragedia Ustica, la Cassazione: vi fu depistaggio nelle indagini
Con una nuova sentenza della Terza sezione civile depositata, la Cassazione torna ad occuparsi di Ustica e lo fa accogliendo il ricorso di Luisa Davanzali, erede di Aldo, patron della compagnia aerea Itavia fallita sei mesi dopo il disastro. Ai Davanzali la Corte di appello di Roma aveva sbarrato la strada alla richiesta di risarcimento danni allo Stato, nonostante i depistaggi. Per la Cassazione il verdetto d’appello “erra” ad escludere “l’eventuale efficacia di quella attività di depistaggio”
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l “depistaggio” delle indagini sul disastro aereo di Ustica deve considerarsi “definitivamente accertato” e per questo serve il nuovo processo civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia. Lo ha deciso la Cassazione dando ragione al ricorso degli eredi della proprietà dell’Itavia.
Con una nuova sentenza della Terza sezione civile depositata oggi, la Cassazione torna ad occuparsi di Ustica e lo fa accogliendo il ricorso di Luisa Davanzali, erede di Aldo, patron della compagnia aerea Itavia fallita sei mesi dopo il disastro. Ai Davanzali la Corte di appello di Roma aveva sbarrato la strada alla richiesta di risarcimento danni allo Stato, nonostante i depistaggi. Per la Cassazione il verdetto d’appello “erra” ad escludere “l’eventuale efficacia di quella attività di depistaggio” e l’effetto sul dissesto.
Per il legale della famiglia Davanzali è solo l’inizio
“Siamo solo all’inizio. Ora la verità dovrà venire fuori, si scoprirà chi ha compiuto la strage e chi l’ha coperta. Noi non abbiamo mai avuto dubbi: il Dc9 di Ustica è stato abbattuto da un missile”. L’avv. Mario Scaloni, difensore della famiglia Davanzali, commenta così la sentenza della Cassazione che riapre il processo civile sulle responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento dell’Itavia. “Resta un unico rammarico: che Aldo Davanzali, morto nel 2005, non ci sia più”.
“Il nostro ricorso – seguita Scaloni, che insieme agli avv. Di Porto e D’Andria tutela gli interessi delle figlie di Davanzali, Luisa e Tiziana – era basato su dati di fatto, accertamenti incontrovertibili, e la nostra tesi era stata accolta dal Pg”. Per il legale è “molto importante” anche che i giudici della Cassazione abbiano riconosciuto il danno procurato ad Aldo Davanzali, non solo alla sua compagnia aerea. ”Lo hanno crocifisso, distrutto come persona e come imprenditore”, ricorda.
Bonfietti (Associazione parenti vittime): ora mancano solo i colpevoli
La decisione della Cassazione che ha stabilito come debba considerarsi definitivamente accertato il depistaggio delle indagini sul disastro aereo di Ustica “è una buonissima notizia, l’ennesima buona notizia che arriva della Cassazione in sezione civile. L’ennesima conferma di quello che già sappiamo: sappiamo quello che è successo, ora mancano solo i colpevoli”. Lo ha detto, commentando così la pronuncia, Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica.
“Ora ci vuole un maggiore impegno da parte del Governo per capire chi abbia abbattuto un aereo civile e abbia depistato le indagini. E’ un problema politico del Governo che non deve solo pagare i conti ma chiedere conto del perché si sono depistate indagini”.Lo dice Daria Bonfietti, presidente associazione parenti vittime di Ustica.
Imposimato: ora vanno trovati gli autori del depistaggio
”La decisione della Cassazione mi trova pienamente d’accordo: sulla strage di Ustica vi è stato un depistaggio conclamato. Ora bisogna chiedersi: da parte di chi? Bisogna trovarli. Qui ritornano in ballo vecchi spettri. E prima o poi bisogna affrontarli per avere una verità…”, dice il giudice Ferdinando Imposimato, che della strage di Ustica si è occupato quando era senatore, membro del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti, commentando la sentenza della Cassazione.
“Da anni – spiega Imposimato – risulta chiaro che l’aereo fu abbattuto da un missile sparato da forze militari straniere nel Mediterraneo”. Quanto al nuovo processo civile, per il giudice esperto di terrorismo, ”e’ un diritto delle parti offese reclamare il risarcimento del danno per le gravi colpe e negligenze dello Stato nell’accertamento della verità”.
La storia della tragedia
Il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma alle 20.59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. L’aereo era precipitato nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All’alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell’equipaggio). Il volo IH870 era partito dall’ aeroporto ‘Guglielmo Marconi’ di Borgo Panigale in ritardo, alle 20.08 anziché alle previste 18.30 di quel venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21.13. Alle 20.56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo prossimo arrivo parlando con “Roma Controllo”.
Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. L’aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel raggio d’azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì del mancato arrivo a Palermo dell’aereo il centro operazioni della Difesa aerea di Martinafranca. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell’aeronautica, della marina militare e delle forze Usa.
Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7.05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC 9. Le operazioni di ricerca proseguirono fino al 30 giugno, vennero recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda dell’aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime.