Serie A 1^ GIORNATA. Rieccoti, campionato – di Angelo Abbruzzese
Il campionato delle stelle (è opportuno chiamarlo così) conosce il suo avvio nel pomeriggio del 24 agosto con l’anticipo del Bentegodi tra Verona e Milan. Una neopromossa contro una squadra vogliosa di migliorare il terzo posto dello scorso anno. 4-3-3 da ambedue le parti, subito in campo i neo acquisti Romulo, Donati, Toni e Jankovic per i gialloblù, mentre i rossoneri rispondono con il tridente delle creste e con Poli e Nocerino a protezione di capitan Montolivo.
L’avvio del Milan è confortante: Balotelli prima sporca i guantoni a Rafael, mentre poco dopo (siamo al 14’) pesca Poli che supera Moras e insacca. Qui finisce la partita della squadra di Allegri. Il gol dello 0-1 fa spostare l’attenzione sul ritorno dei playoff di Champions League e il Verona ne approfitta. Riccardo Montolivo perde due palloni in serie al 26’ e al 30’ le già poche certezze dei rossoneri si sgretolano: Toni impatta di testa su azione d’angolo e batte Abbiati. Ciò dimostra che le palle inattive sono un problema ancora irrisolto in casa Milan. L’Hellas continua a spingere, andando vicino al gol con Jankovic che chiama al grande intervento Abbiati. Ma al 53’ è ancora Toni a trovare il gol che manda in estasi il Bentegodi. Scatto sul filo del fuorigioco e, con Zapata e Montolivo a guardare, è un gioco da ragazzi mettere in porta: rimonta completata, 2-1. Allegri boccia il 4-3-3 togliendo gli inconcludenti El Shaarawy e Niang passando al 4-4-2 con Petagna e Balotelli coppia d’attacco. I cambi non danno i frutti sperati e nemmeno Robinho è capace di dare una scossa. Balotelli impegna Rafael con un destro a giro, Cacia risponde con un diagonale insidioso sventato da Abbiati. Al 90’ SuperMario protesta eccessivamente per la non concessione di un calcio di rigore e viene ammonito. Alla fine, a godere è solo il Verona con tutti i suoi tifosi. Nessun episodio di razzismo, ma grande civiltà con solo qualche accettabile sfottò. L’unico neo al triplice fischio quando gli ultras rossoneri non la prendono bene e provano a invadere il settore dei tifosi ospitanti. Qualche seggiolino lanciato da una parte all’altra, ma nulla più. Sicuramente un grave episodio, ma meglio parlare della grande vittoria dell’Hellas: dopo 23 anni è ancora Fatal Verona.
Alle 20.45 i campioni d’Italia della Juventus sono impegnati a Genova contro la bestia nera Samp. Per l’esordio in campionato, Conte si affida agli stessi undici che hanno maciullato la Lazio in Supercoppa, eccezion fatta per Pogba a rimpiazzare l’infortunato Marchisio. La Doria si schiera con il medesimo schieramento dell’avversario, con Eder e Gabbiadini di punta. La partita inizia come praticamente tutte le partite della Juventus, con i bianconeri a fare possesso palla e la squadra di fronte a difendersi. Pirlo ci prova dopo appena due minuti con una botta dalla distanza ben sventata dal numero 1 Da Costa, segue il colpo di testa in tuffo di Asamoah parato ancora una volta dal portiere blucerchiato. Tevez si muove molto, viene incontro, prende botte e apre alla grande sulle fasce. Vucinic è l’unico uomo in ombra dei bianconeri (per l’occasione in maglia gialla). Gabbiadini è il solo giocatore della Sampdoria che prova a mettere in difficoltà la retroguardia piemontese, ingaggiando un personalissimo duello senza esclusione di colpi con Chiellini. L’Apache mette paura a Da Costa con un gran sinistro sul primo palo. Il gol bianconero arriva al 58’, a coronamento di una fantastica azione corale: Vucinic per Vidal, imbucata centrale per Pogba, il francese serve Tevez che a porta sguarnita non fallisce. Secondo gol in due partite ufficiali per l’argentino, non male come inizio. I padroni di casa cercano di reagire e trovano anche il gol del pari, ma Costa si fa beccare in posizione irregolare; poco dopo Obiang prova la gran botta dalla distanza ma il suo destro termina abbondantemente a lato. Pogba continua ad inventare calcio ed una delle sue trovate mette Lichtsteiner in porta, ma il colpo di testa dello svizzero termina a lato. Delio Rossi inserisce Mustafi, Soriano e Castellini per Gastaldello, Eramo e Berardi, mentre Conte effettua le sue due sostituzioni entrambe al 90’, mandando in campo Llorente e Giovinco in luogo di Tevez e Vucinic. L’ultima emozione della gara è l’espulsione del neo entrato Castellini per un fallo killer su Stephan Lichtsteiner. La partita finisce 0-1: la Juventus sfata il tabù Sampdoria e inizia già a volare.
La nuova Inter di Mazzarri è la protagonista dell’unico anticipo (quello delle 18) della domenica calcistica. A San Siro arriva il Genoa di Liverani, il tecnico più giovane della Serie A. Kovacic va in panchina, Alvarez appoggia l’unica punta Palacio; risponde il Grifone con Lodi, Kucka e Cofie in mezzo al campo e Bertolacci e Santana dietro Alberto Gilardino. Il primo tempo è molto noioso: i nerazzurri vanno vicini al gol soltanto con un colpo di testa di Ranocchia e con un diagonale lontano dallo specchio della porta di Jonathan. Nella ripresa Handanovic salva su Kucka e sul capovolgimento di fronte è Guarin a sfiorare il bersaglio grosso. Il Guaro è il più pericoloso, anche da fuori, e prova spesso a lanciare gli esterni Jonathan e Nagatomo. Sarebbe una componente fondamentale del gioco di Mazzarri, ma a lungo si direbbe che qualcosa per quei due è ancora da registrare. Poi, però, il gol che sembrava dover essere rimandato a data da destinarsi arriva da loro. Al 76’ Jonathan si trova in area e piazza un cross che, sporcato da Antonelli, si alza fino al secondo palo. Lì, quasi sulla linea, c’è Yuto. Nagatomo ci mette la testa, ed è 1-0. Liberata la mente, i nerazzurri sfiorano il raddoppio di testa (Icardi, traversa, e Ranocchia, fuori), prima che Guarin trovi il corridoio giusto per Palacio, che col sinistro non sbaglia. 2-0 e tanti saluti al Genoa, rimandato all’appuntamento di settembre.
Alle 20.45 sono in programma tutte le altre partite della 1^ giornata (tranne Fiorentina-Catania, spostata a lunedì). Il clou è sicuramente il match del San Paolo, dove il Napoli di Benitez ospita il Bologna. Gli azzurri dominano in lungo e in largo il match, giocando ad una velocità supersonica. Il giocattolo dell’allenatore spagnolo si diverte con sovrapposizioni, cambi di gioco e triangolazioni che mettono all’angolo il Bologna sin da subito. Lo spettacolo, del resto, inizia prima del fischio d’avvio con fuochi d’artificio e cheerleaders, ma trova la sua sublimazione a pallone in movimento. Il quartetto d’archi là davanti, diretto da Hamsik, fa faville con Callejon che già al 6’ fa sobbalzare il San Paolo con una conclusione al volo che si stampa sul palo. Poco male, perché l’appuntamento col gol per l’ex Real Madrid è solo rimandato e arriva al 32’ nella trama perfetta di Benitez: Higuain allarga la difesa, cambio di gioco di Pandev per Hamsik, conclusione e tap-in vincente del numero 7 dopo l’intervento non impeccabile di Curci. Una volta trovato il vantaggio, il Napoli si scioglie ulteriormente e crea spettacolo: sale in cattedra capitan Hamsik (Cannavaro è in panchina) che scardina la povera difesa felsinea trovando due bellissime reti al 47’ e al 63’. Gli ospiti praticamente non entrano mai in campo e devono limitarsi a subire il gioco degli avversari. A stupire, però, è soprattutto la velocità d’esecuzione delle trame impostate da Benitez. Gli schemi sono stati già assimilati, l’azione è corale e forse è proprio questa la principale differenza col passato. Il Napoli non aspetta, gioca. Non riparte, costruisce per gran parte del match. E se Higuain calcia (e bene, come al 51’) le punizioni, beh, Edinson Cavani può restare un ricordo, dolce, ma un ricordo. Guardare avanti, meglio se dall’alto.
La Lazio, dopo le quattro scoppole rimediate dalla Juventus, inizia il suo campionato ospitando l’Udinese. Ledesma va in panchina per lasciare il posto a Biglia, Novaretti è preferito ad André Dias; nei bianconeri, Guidolin lascia fuori Muriel, Gabriel Silva ed Allan. I biancocelesti partono subito forte, andando in rete con la perla di Hernanes, che esulta con la solita capriola. Candreva, dopo tre minuti, raddoppia su rigore. Lo stesso centrocampista romano, poco prima, aveva colpito un palo. E Klose? Il tedesco fa tanto movimento, si procura il rigore e trova anche il tempo di mangiarsi un gol fatto. La ripresa sembra la copia spudorata del primo tempo. La Lazio straborda e dopo una punizione di Hernanes e il tap-in senza fortuna di Lulic, è Candreva a cercare, a giro, il 3-0. Che non arriva. E allora ecco il colpo di scena. Al 61’ la difesa della Lazio prende sonno, Muriel (entrato al posto di un Di Natale sottotono), si invola in una landa deserta e con lo scavetto fa secco Marchetti. Che due minuti dopo è provvidenziale con un’uscita spericolata. L’Olimpico trema, la Lazio è sulle gambe ma l’Udinese, altra squadra rispetto a quella del primo tempo, non affonda il coltello nelle paure capitoline (acuite da un vistoso calo fisico). I friulani la grande occasione la trovano pure, ma lo sciagurato Zielinski, tutto solo davanti a Marchetti, spara altissimo. È l’ultimo, vero brivido, perché negli ultimi minuti i tremori dell’Olimpico sono generati solamente dal cronometro. Un tempo a testa. Ma i tre punti vanno alla Lazio.
La Roma di Rudi Garcia esordisce a casa di un’altra neopromossa, il Livorno di Nicola. I giallorossi ripropongono per il terzo anno consecutivo il 4-3-3 all’esordio: Borriello, Totti e Florenzi compongono il tridente offensivo, De Rossi, Bradley e Pjanic agiscono a centrocampo, mentre Lamela va in panchina, con un piede (e anche qualcosa in più) già a Londra. Il saluto del capitano della Roma al nuovo campionato è un destro che scheggia la traversa al 28’. Il numero 10 è l’unico che prova ad inventare qualcosa, ma la pericolosità giallorossa scarseggia nella prima frazione. La banda di Garcia (che viene anche beccato in panchina nel bel mezzo di una telefonata) ci prova pure con una percussione di Maicon, senza fortuna. Il Livorno, schierato sulla difensiva per 45 minuti, prova a cambiare atteggiamento ad inizio ripresa. La squadra alza subito il baricentro e il tecnico Nicola, al 59’, toglie Belingheri (dentro Dionisi) per provare a giocarsela con le due punte. Ma l’azzardo è punito poco dopo, quando Totti tocca piano per De Rossi, posizionato fuori area: il destro di Capitan Futuro si infila all’angolino e per Bardi c’è ben poco da fare. Stordito, il Livorno affonda 120 secondi più tardi, con Florenzi che scatta sul filo del fuorigioco (lancio di Castan) e infila di sinistro sul secondo palo per il definitivo 0-2. L’investitura di Garcia, a questo punto, è completata.
Inizia bene anche il Cagliari che, al Nereo Rocco di Trieste (presto i sardi torneranno al Sant’Elia), sconfigge l’Atalanta per 2-1. Stendardo apre i giochi con un gran colpo di testa su azione d’angolo, ma il pareggio rossoblù arriva dopo sessanta secondi: cross di Ekdal, favolosa sponda al volo di Sau per Nainggolan che, col piattone, non fallisce. Nella ripresa Cellino dà spettacolo, ordinando al suo allenatore di inserire Ibarbo, ma il gol decisivo lo sigla Cabrera al 63’. Nel finale Maxi Moralez, di testa, va vicino al pari, poi ci prova Livaja ma il croato sbaglia due chances clamorose: prima (74’) manda alto solo davanti ad Agazzi, poi (79’) colpisce il palo a porta semi sguarnita. Nel finale palo anche di Ibarbo in contropiede, ma il Cagliari festeggia lo stesso.
Gode anche il Torino di Ventura, che rovina l’esordio in Serie A del Sassuolo vincendo per 2-0. Il primo tiro della partita è degli ospiti: lo scocca Kurtic dal limite all’8’, Padelli blocca senza problemi. Al 17’ ci prova Farnerud, ma anche in questo caso è facile la parata del portiere. Minuto 25: Immobile conclude un’azione personale con un rasoterra fiacco che Rosati neutralizza. Al 36’ Glik pasticcia e permette a Farias di servire al limite Zaza: bel destro che, però, non impensierisce Padelli. Al 40’ arriva il gol del vantaggio granata: Immobile si fa largo a sinistra e mette in mezzo, dalla parte opposta arriva Brighi che in diagonale supera Rosati per l’1 a 0. Il vantaggio anima i padroni di casa che controllano la reazione neroverde e colpiscono al 63’: perfetto diagonale dal limite di Cerci per il 2-0 Toro. Il Sassuolo non demorde e al 71’ Magnanelli sfiora il palo su punizione. Di Francesco ottiene buone risposte dai subentrati Alexe, Pavoletti e Laribi ma è il Torino a sfiorare il tris in contropiede, con un palo esterno centrato da Immobile dopo una difettosa respinta di Rosati al 90’. Prossimo turno a Bergamo per i granata, mentre il Sassuolo giocherà in casa contro il Livorno.
Al Tardini finisce 0-0 tra Parma e Chievo. Gli ospiti vanno vicini al gol con Thereau e Paloschi, ma Mirante risponde presente; per i padroni di casa ci prova Valdes con un destro da fuori che Puggioni respinge con i pugni. Nella ripresa Cassano inventa due assist per Amauri che, però, spreca entrambe le volte. In seguito, due splendide conclusioni (una di Paloschi e una di Sestu) fanno venire i brividi sulla colonna vertebrale di Mirante. Il finale è ducale: Puggioni manda in angolo il colpo di testa a botta sicura di Biabiany, mentre Amauri spedisce fuori – sempre di testa – su azione da calcio d’angolo. Nella prossima giornata il Parma cercherà il riscatto a Udine, invece il Chievo ospiterà il Napoli.
L’ultima gara del 1° turno del nuovo campionato si disputa al Franchi di Firenze dove arriva il Catania di Rolando Maran. Montella schiera Compper e non Tomovic insieme a Rodriguez e Savic e manda in campo il convalescente Pizarro, che vince il duello con Mati Fernandez. È la serata dell’esordio in casa di Mario Gomez, mentre Ljajic (distratto dalle voci di mercato) non viene convocato. Il Catania gioca con uno spregiudicato 4-2-3-1 col neo acquisto Monzon sull’out difensivo di sinistra e il terribile terzetto composto da Leto, Castro e Barrientos dietro Bergessio. Dopo 14 minuti di studio, la Viola sblocca il risultato: Aquilani ruba palla sulla trequarti, Cuadrado accelera e serve Giuseppe Rossi che, col destro, trafigge Andujar. Pepito torna a segnare dopo un calvario durato sin troppo tempo. Il Catania non ci sta e trova immediatamente il pari, con Barrientos che sfrutta un errore di Pizarro (22’). Passano altri sei minuti e Cuadrado incanta ancora: il colombiano salta Castro e Monzon (che all’intervallo lascia il posto a Rolin), la palla arriva a Pizarro dopo un’uscita infelice di Andujar e il cileno, a porta vuota, non fallisce. Gli etnei sono aggressivi, ma non creano particolari patemi ad una difesa viola che, comunque, si dimostra tutt’altro che impenetrabile. Nel finale di primo tempo Gomez centra clamorosamente il palo a porta libera. La Fiorentina dovrà presto perfezionare l’intesa tra il tedesco e Rossi, ma intanto si gode le scorribande di Cuadrado e il palleggio mai banale orchestrato da Borja Valero e Aquilani. Una cosa è sicura: Firenze non ha intenzione di smettere di sorridere.
Alla luce di questi risultati, in vetta troviamo nove squadre a quota 3 punti (Napoli, Inter, Roma, Torino, Cagliari, Fiorentina, Verona, Lazio e Juventus), due a quota 1 (Parma e Chievo) e il resto a 0. Hamsik e Toni, con 2 realizzazioni, sono i primi capocannonieri del torneo.
I TOP Luca Toni (HELLASVERONA): Non muore mai. Il centravanti gialloblù si regala un pomeriggio da sogno mandando al tappeto la squadra alla quale era stato molto vicino nell’estate 2007. Una doppietta coi fiocchi e i tifosi si permettono già il lusso di sognare. SEMPREVERDE. Marek Hamsik (NAPOLI): L’anima indiscussa del Napoli, e non fa differenza se l’allenatore è Mazzarri o Benitez. Per la quinta volta negli ultimi sei anni lo slovacco segna all’esordio, stavolta esagerando pure. I presupposti per confermarsi il miglior centrocampista della Serie A ci sono tutti. MARZIANO. Antonio Candreva (LAZIO): Quando gioca così (e ormai gli capita spesso) fa paura. Instancabile sulla destra, colpisce un palo e segna su rigore. Tanta roba. MOTORINO. I FLOP Danilo Larangeira (UDINESE): Affonda con tutta la nave nel primo tempo, non tiene l’uno contro uno di Hernanes, quello che incanala la partita sul binario Lazio e fa deragliare l’Udinese. Per poco, nel secondo tempo, non firma un autogol nel traffico dell’area bianconera. Male, ma è in foltissima compagnia. INABISSATO. Stephan El Shaarawy (MILAN): Praticamente inguardabile. Non ne azzecca una e la manovra rossonera ne risente. Allegri lo toglie nella ripresa per salvare la faccia, senza riuscirci. Il gol contro il PSV Eindhoven l’aveva illuso: adesso bisognerà rialzarsi, e anche molto presto. SCONCLUSIONATO. Marek Cech (BOLOGNA): Il Marek slovacco del Bologna è il Mr. Hyde della partita. Al contrario dell’amico avversario ne combina una più del diavolo. La botta in testa a inizio gara non lo aiuta all’esordio in A. TRAGICO.