Il grand Tour: antiche esperienze di giovani rampolli – di Nike Daidone
E’ arrivata finalmente la bella stagione e con essa la voglia di partire in vacanza, ma i nostri tour come li conosciamo noi, quelli che ci propongono le agenzie di viaggi, hanno un’origine antica e precisamente ci giungono dal Gran Tour il “ grande giro” che prese piede nell’aristocrazia inglese del XXVII° secolo. Quando i ragazzi di buona famiglia raggiungevano l’età giusta (intorno ai venti anni), era d’obbligo che completassero la loro istruzione con un viaggio che li portasse a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antichità dei paesi europei, dove potevano anche liberasi del loro comportamento grossolano imparando la raffinatezza e il savoir-faire.
Il Tour non durava meno di due anni, così i giovani rampolli facoltosi si organizzavano portandosi dietro un precettore, alcuni domestici e naturalmente una scorta armata per difendersi dai numerosi assalti dei predoni che avrebbero potuto incontrare lungo la strada, poi il bagaglio comprendeva oltre i vestiti e gli effetti personali anche generi alimentari, letti e tende da campo per sopperire all’eventuale mancanza di alberghi.
Il Tour toccava naturalmente la Francia che rappresentava all’epoca il vertice dello stile e della sofisticazione, qui i giovani inglesi imparavano i comportamenti raffinati che li avrebbero distinti poi nei salotti della Gran Bretagna. A Parigi sotto l’occhio attento dei tutori, aiutati dai valletti, il primo passo importante dei giovani inglesi era quello di rifornirsi di un nuovo guardaroba completamente francese, così rimessi a nuovo erano pronti per essere introdotti nei salotti dell’alta società francese. Dopo Parigi, le altre città della Francia inserite nel tour erano Digione, Lione e Marsiglia.
Subito dopo si passava in Italia con la visita dei suoi tanti monumenti, Firenze, Venezia e ovviamente Roma antica che divenne la meta più popolare da visitare. Durante il viaggio i giovani acquistavano, secondo le loro possibilità, numerose opere d’arte e di antiquariato, compravano quadri di paesaggi da riportare in patria, un po’ come facciamo oggi con le cartoline, i più facoltosi si facevano ritrarre da uno dei pittori più in vista al momento con alle spalle una qualche bella veduta italiana, a ricordo del viaggio come noi facciamo oggi con le foto. Passavano il tempo studiando e facendo acquisti, gli studenti d’arte imparavano dalle nostre architetture, gli stili e gli antichi modelli dei grandi artisti italiani. Tra le altre città da visitare c’erano anche Pompei ed Ercolano che erano state recentemente riscoperte. Anche la Grecia e le sue antichità era una delle mete più ambite del Gran Tour.
E’ inutile dire che durante questi viaggi i ragazzi facevano anche altri tipi di esperienze, diciamo pure che la loro conoscenza amorosa e sessuale veniva inclusa nelle tante esperienze da riportare in patria e che andava ad arricchire il loro curriculum quando in seguito avrebbero dovuto scegliere una sposa, l’aver avuto altre esperienza infatti costituiva una garanzia di successo in campo sessuale.
L’espressione Grand Tour, sembra aver fatto la sua comparsa sulla guida “The Voyage of Italy” di Richard Lassels, edita nel 1670, ed i tanti libri che parlarono di questi affascinanti viaggi come “Coryat’s Crudities” il grande successo di Thomas Coryat, scatenarono una vera e propria mania per questo viaggio. Durante il XIX secolo, la maggior parte dei giovani istruiti fecero il Grand Tour. Più tardi, divenne alla moda anche per le donne giovani, un viaggio in Italia con la zia nubile in qualità di chaperon faceva parte della formazione della signora d’alto ceto. Al Grand Tour, specie verso l’Italia, non erano estranei i giovani degli altri paesi europei, come la Germania e la Francia. Anche Johann Wolfgang von Goethe effettuò il suo Grand Tour in Italia dal 1786 al 1788 di cui scrisse nel suo famoso diario di viaggio: “Viaggio in Italia”.
“Non esiste sicuramente altro luogo al mondo in cui un uomo possa viaggiare con maggior piacere e beneficio dell’Italia. Ciascuno trova nel paese qualcosa di più particolare e più sorprendente nella natura di quanto possa essere trovato in qualsiasi altra parte d’Europa. È la grande scuola della musica e della pittura, e in essa vi sono tutte le più nobili opere di scultura e di architettura, sia antiche che moderne … Non v’è quasi luogo del paese che non sia famoso nella storia, né vi è un monte o un fiume che non sia stato la scena di qualche straordinaria battaglia.” (Joseph Addison, 1745)
Nike Daidone