La stampa internazionale promuove Enrico Letta
Un abile negoziatore affronta un’Italia in fermento. Così l’International Herald Tribune nell’edizione odierna vede Enrico Letta, un primo ministro che in Italia “affronta sfide economiche, sociali e parlamentari”.
Dalla sua, Letta a giudizio del quotidano ha qualità “ampiamente riconosciute come la sua consumata abilità: la capacità di negoziare e il dono della costruzione di ponti, anche tra le forze che a malapena parlano a vicenda”. Fattori che gli torneranno utili per guidare un “governo che ha il sostegno bipartisan – anche se riluttante – delle due maggiori opposte forze politiche in Parlamento in un momento particolarmente difficile per l’Italia, che è squassata da disordini economici e sociali. Allo stesso tempo, deve cercare di tenere insieme i pezzi del suo Pd, imploso dopo le elezioni di febbraio”.
Per il britannico The Independent Letta vuole “allentare l’austerity e lasciare che cominci la crescita”. Ma “il suo compito sarà reso più difficile dalla natura improbabile del suo gabinetto, con membri del suo partito di centro-sinistra, insieme a rappresentanti di centro-destra e alcuni tecnocrati”. Non a caso, ricorda il quotidiano inglese, Letta si è descritto come Davide davanti a Golia”.
Il francese Les Echos vede un Letta che “annuncia una virata pro-crescita in Italia Meno austerità, più occupazione e coesione sociale: questo è un vero e proprio cambiamento di direzione che ha suggerito il nuovo capo del governo”. E tuttavia, il suo resta un “Governo in equilibrio precario”.
“Non c’è dubbio che l’ombra del Cavaliere Berlusconi peserà pesantemente sul destino del governo Letta, necessariamente precario”. Ma l’irruzione di un premier giovane “nella terra della gerontocrazia ha qualcosa di innegabilmente rinfrescante”.
“Enrico Letta è, a quarantasei anni, uno dei due capi di governo più giovani in Europa con David Cameron (più giovane di lui di 6 settimane). In un certo senso, con la sua immagine di centrista riformista (storicamente derivata dal movimento dei giovani democristiani), Enrico Letta è un piccolo “genero ideale” di Mario Monti, versione social democratico. Anche se non è una ‘rock star’, ha molti punti di forza. Naturale vicinanza allo zio Gianni Letta, eminenza grigia di Silvio Berlusconi e l’interlocutore privilegiato del Vaticano – potrebbe facilitare il suo compito a destra”. I rischi arriveranno piuttosto a sinistra, perché Letta “non ha il carisma di un Renzi e il rischio di competizione con il sindaco di Firenze ben potrebbe riemergere fra sei mesi o un anno”. “Il rischio maggiore si trova nell’ambiguità dell’innaturale alleanza alla base della maggioranza di governo”.
L’edizione europea del Wall Street Journal vede Letta alla guida di una coalizione problematica: è un “matrimonio tenuto insieme dalla minaccia di divorzio” e per questo non è probabile che renda i contraenti felici o di lunga durata”.
“Un punto a favore del nuovo governo è il fatto che questa non è un’amministrazione tecnocratica come quella di Monti. (…) Un mandato democratico dà una legittimità maggiore al governo Letta per implementare politiche dolorose ma cruciali”.
Certo, “i debiti dell’Italia sono ancora insostenibili, e nessun primo ministro italiano dovrebbe immaginare per un momento di potersi permettersi di spendere per la crescita. Senza una riforma che taglia le aliquote fiscali, la liberalizzazione del mercato del lavoro e incentivi a chi vuole fare affari in Italia per attirare ancora una volta investitori e imprenditori, il Governo di letta finirà come un altro breve capitolo della storia infelice dell’Italia di malfunzionamento della politica e declino economico”.