Times Square nel mirino degli attentatori di Boston
I fratelli Tsarnaev avevano a disposizione ancora sei bombe artigianali e avevano deciso di farle esplodere nel cuore della Grande Mela: a Times Square. Erano braccati, la polizia aveva ormai diffuso le loro foto, ma invece di scappare, avevano evidentemente deciso di tentare di infliggere un altro clamoroso colpo alla “odiata” America.
“New York rimane un obiettivo primario per chi odia” gli Stati Uniti, ha oggi detto il sindaco della citta’ Michael Bloomberg rendendo noti gli ultimi drammatici sviluppi delle indagini su Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev. “La decisione fu presa sul momento, in macchina”, il suv Mercedes che quella notte i due giovani fratelli di origine cecena avevano sottratto con le armi ad un passante, ha detto dal canto suo il capo della polizia di New York, Ray Kelly.
Poi pero’ i due sono stati intercettati dalla polizia e nasce la sparatoria in cui prima di essere colpito a morte Tamerlan lancia contro gli agenti ordigni esplosivi, mentre Dzhokhar si da’ alla fuga, passandogli pure sopra con l’auto. Ed e’ stato proprio Dzhokhar a rivelare agli inquirenti il piano per colpire New York, ha detto Bloomberg.
La conferma che i fratelli Tamerlan invece di fuggire pensassero a colpire ancora rafforza peraltro la percezione della loro pericolosita’ proprio mentre emerge che non solo l’Fbi, ma anche la Cia era stata allertata dalle autorita’ russe sulla “deriva radicale islamica” intrapresa dal piu’ anziano dei due, Tamerlan. Prima di compiere il suo viaggio in Russia all’inizio del 2012, il suo nome era stato anche inserito nel
database della maggiore agenzia antiterrorismo Usa; ma cio’ non e’ bastato a fermarlo.
Oltre all’Fbi, nel 2011 le autorita’ di Mosca contattarono sei mesi dopo anche la Cia, che a sua volta fece inserire il nome di Tamerlan Tsarnaev nel ‘cervellone’ del National Counterterrorism Center. Ovvero una banca dati che contiene i nomi di circa 700 mila persone e di cui si servono diversi organismi federali, tra cui il settore antiterrorismo dell’Fbi e l’agenzia per la sicurezza dei trasporti, che poi a sua volta
compila una ‘no-fly-list’. Ovvero una lista delle persone a cui non Š consentito volare su aerei commerciali o viaggiare verso o dagli Stati Uniti.
Funzionari dell’intelligence e dell’Fbi citati in forma anonima da varie fonti di stampa puntano pero’ anche il dito contro la Russia, affermando che sia l’Fbi che la Cia hanno chiesto a Mosca almeno due volte ulteriori dettagli sul ‘sospetto’, ma senza ricever mai alcuna risposta. Un elemento che in qualche modo e’ stato stigmatizzato dallo stesso presidente russo Vladimir Putin, quando apparentemente rivolto agli Usa oggi ha detto che “la tragedia di Boston deve farci avvicinare per fronteggiare minacce comuni, in primo luogo il terrorismo”. Una piaga che, ha detto, “non è un problema di nazionalita’ o di confessione, ma di umori estremisti”.
Frattanto, continuano ad emergere dettagli sulle ultime drammatiche fasi della caccia all’uomo scatenata per acciuffare Dzhokhar: Quando si e’ rifugiato sotto il telone di un motoscafo ed e’ poi finito sotto un intenso fuoco di sbarramento della polizia non aveva con se ne’ armi ne’ proiettili, ma gli agenti accorsi sul posto non lo sapevano. Poiche’ solo 24 prima, nella sparatoria in cui e’stato coinvolto assieme al fratello erano state sparati oltre 200 colpi.
Non e’ chiaro se Anzor Tsarnaev, il padre dei due fratelli, usera’ questo elemento per rafforzare la sua idea che i loro figli sono stati “incastrati”. Di certo, il padre lo ha
ripetuto anche oggi e con questa convinzione si prepara a tornare negli usa, prevedibilmente a molto breve.