Serie A 33^ GIORNATA: La Juventus ingrana la sesta – di Angelo Abbruzzese
Scontro salvezza di pericolosità elevatissima alle 18 di sabato 20. A “Marassi” arriva l’Atalanta di Colantuono (praticamente a posto con la classifica), ospite di un Genoa alla ricerca stradisperata di punti. I rossoblù passano in vantaggio già al 6’ con la zuccata di Floro Flores – al primo gol stagionale dopo il ritorno al Genoa –, ma devono subito fronteggiare la rabbiosa reazione dei bergamaschi.
La formazione di Colantuono, infatti, non si dà per vinta e sfiora immediatamente il pareggio con il colpo di testa di Lucchini respinto in angolo da Frey, pareggio che arriva all’8’ con il gol di esterno sinistro di Del Grosso. Nella ripresa il Grifone aggredisce ma non passa: con questo pari resta a un punto dal Siena quart’ultimo, mentre l’Atalanta è ormai a pochi punti dalla salvezza matematica.
Il secondo anticipo si disputa al “Friuli” di Udine, dove arriva la disastrata Lazio di Petkovic. L’allenatore di Sarajevo spedisce in panchina Hernanes per puntare su un 3-4-2-1 con Candreva e Mauri alle spalle di Klose. Eccezion fatta per un’occasione per il tedesco, la Lazio crea poco o nulla. Candreva è l’unico a provarci e la squadra risente del momento no che la colpisce da praticamente tutto il girone di ritorno. E così l’Udinese infierisce, sfruttando al meglio gli spazi lasciati dall’incerta difesa laziale. Al 19’ Gabriel Silva sfonda sulla sinistra e offre un pallone perfetto per la sforbiciata di destro di Totò Di Natale, che batte Marchetti e mette a segno un gol fantastico, il 18° del suo campionato. Dietro di lui però l’Udinese mette in mostra un impianto di gioco solido e ogni anno presenta nuovi talenti alla Serie A, come Allan, Silva (autore dell’assist) e Zielinski, entrato nella ripresa. Guidolin si affida a una squadra giovane e “affamata”, sempre pronta ad affrontare a testa alta i duelli individuali e a rincorrere ogni pallone, mentre la squadra di Petkovic, più che di questioni tattiche, soffre per un discutibile atteggiamento in campo. E i risultati sono facilmente ponderabili. Dopo il gol, nel primo tempo i friulani riescono a controllare il match senza difficoltà. Nella ripresa poi cercano il colpo del ko. E ci vanno molto vicini, prima con Zielinski, poi ancora con Di Natale. Petkovic sente puzza di bruciato e tenta il tutto per tutto. L’ingresso di Hernanes, Ederson e Floccari, però, non cambia l’inerzia della partita. La Lazio avanza il baricentro, ma l’Udinese respinge l’assalto senza troppi rischi fino al triplice fischio e aggancia i biancocelesti in classifica a quota 51 punti. “Se perdiamo con la Lazio diciamo addio all’Europa”, aveva detto Guidolin prima del match. Se, appunto…
Nell’anticipo dell’ora di pranzo, l’Inter di Stramaccioni ospita un’altra squadra in un momento difficile, il Parma di Donadoni. Più possesso palla nerazzurro nel primo tempo ma mancano gli sbocchi in avanti. La difesa del Parma fa muro e intensità davanti a Mirante, difficile trovare spazi giocabili. Alla squadra di Strama servirebbe il guizzo, l’invenzione, anche solo maggior rapidità di manovra a sorprendere l’avversario. Ma è fraseggio sterile. Le cose migliori arrivano dalla fascia destra con Jonathan che spinge, a differenza di Pereira dall’altra parte. Alvarez e Kovacic cercano l’accelerazione ma vengono stoppati, Rocchi è troppo solo per riuscire a fare male. Alla fine del primo tempo si contano solo un paio di occasioni, entrambe con protagonista Schelotto. Clamorosa quella sprecata al 17’, quando l’italo-argentino calcia addosso al portiere del Parma a pochi metri dalla porta. In panchina Stramaccioni si dispera: se non si segna così… Ed è ancora l’ex atalantino a farsi anticipare provvidenzialmente da Benalouane al 38’.
Il Parma dal canto suo non resta affatto a guardare. Corso il grosso rischio, gli uomini di Donadoni sfruttano la superiorità numerica a centrocampo e creano seri pericoli alla porta di Handanovic, che salva in angolo su conclusione di destro di Parolo e blocca il tentativo di sinistro di Sansone. Poi lo stesso Handanovic viene salvato dalla traversa su un bel destro a giro di Valdes. A inizio ripresa Donadoni gioca la carta Biabiany al posto di un Belfodil palesemente a disagio nella posizione di attaccante esterno. E subito Pereira è costretto al giallo per fermare l’ex nerazzurro. Stessi ritmi blandi, stessa Inter: gioco in orizzontale, movimento senza palla inesistente. L’unico che cerca la profondità in solitaria è Kovacic, l’unico che cerca la porta è Rocchi e non la trova di poco in girata. Troppo poco. E partono i fischi di San Siro. Il Parma replica l’atteggiamento dei primi 45’: fa giocare l’avversario poi si scalda e mette in difficoltà la difesa nerazzurra: al 70’ gran palla di Amauri per Sansone che calcia a lato invece di servire Biabiany, poi lo stesso italo-brasiliano spara alle stelle da buona posizione. E il solito, mostruoso Handanovic ci mette la faccia su un tocco a botta sicura di Biabiany, stavolta servito da Sansone. Stramaccioni butta nella mischia un’altra punta, il giovane Garritano, per un a dir poco deludente Schelotto. All’82’ arriva il gol liberazione per i padroni di casa: Kovacic apre per Jonathan, cross per Rocchi che fa partire un tiro strozzato ma vincente. Poi entra Chivu, esce il match-winner. Nel finale l’assalto del Parma c’è ma a mancare è la fortuna. E San Siro tira, finalmente, un sospiro di sollievo. Con un’enorme fatica.
Il clou delle 15 è il match del “San Paolo” tra Napoli e Cagliari, la seconda in classifica contro la squadra rivelazione. Con la salvezza praticamente in tasca, il Cagliari dimostra di non avere affatto tirato i remi in barca. La squadra del binomio Pulga-Lopez, oltre a essere organizzata dettagliatamente, davanti possiede un parco attaccanti da zona Europa. Mancano Pinilla (squalificato) e Sau (inizialmente panchina), ma il tridente schierato al San Paolo (Ibarbo-Nenê-Thiago Ribeiro) è comunque micidiale. Ibarbo, atleticamente devastante, spacca la partita dopo 18 minuti: corner da sinistra, Cavani rinvia debolmente e il colombiano, dal limite dell’area, fa partire un destro che s’infila all’angolino senza lasciare scampo a Rosati. Il match si mette come meglio non potrebbe per i sardi, che si difendono in dieci e, in fase di ripartenza, sfruttano la rapidità degli attaccanti. Il Napoli non trova varchi centralmente e così ci prova sulle fasce, dove Maggio e Zuniga, però, vengono limitati senza troppi affanni. Le uniche occasioni arrivano così con qualche conclusione dalla distanza o in seguito ad alcuni rimpalli favorevoli, mentre i rossoblù sfiorano il raddoppio con un contropiede innescato da Ibarbo e chiuso – con un destro di poco a lato – da Nenê. La ripresa offre al pubblico un Napoli decisamente più aggressivo, ma in egual modo confuso. Un po’ come l’arbitro De Marco, che ferma la partita per più di un minuto dopo l’autogol (poi convalidato) di Astori: Hamsik mette palla al centro, il capitano del Cagliari devia la palla col tacco, il direttore di gara inizialmente annulla tutto (pare per fuorigioco di Cavani, che però è in posizione passiva) ma, dopo un conciliabolo con guardalinee e assistente di porta, convalida la rete del Napoli. La rimonta potrebbe essere completata già al 64’, quando Cavani appoggia in porta dopo un tiro di Cannavaro respinto da Agazzi. Degna di nota l’esultanza del Matador, che dedica la sua rete a Christian, un bambino morto a Sarno investito da un’auto. Il Cagliari protesta anche in questo caso ma la posizione del Matador, dopo il tocco di Maggio, sembra essere regolare. I sardi, però, non mollano e trovano il 2-2 con un super gol di Sau (71’), in campo da soli tre minuti: l’ex bomber della Juve Stabia gela lo stadio con un gol alla Del Piero. La partita, da qui in poi, offre poco o nulla in termini di emozioni, ma al minuto 94 un destro di Insigne (deviato da Perico) regala a De Laurentiis (polemico e sicuramente di cattivo gusto nel post partita) l’ormai certo ritorno in Champions dopo un anno di pausa.
La Fiorentina (che ospita il Torino) sembra la squadra più in forma del momento, almeno fra quelle in lotta per un posto in Champions. L’Europa che conta, infatti, non è più un miraggio anche se i Viola rischiano di compromettere nella ripresa quanto di ottimo fatto vedere nella prima frazione di gioco. La partita ha uno strano andamento: il primo tempo è dominato dagli uomini di Montella che, con una delle migliori prestazioni stagionali, mandano in crisi gli automatismi del Toro di Ventura e nello spazio di 33’ vanno a segno per tre volte con i giocatori simbolo di questa parte di stagione. Cuadrado all’8’ supera in dribbling un avversario al limite dell’aria e beffa con un perfetto pallonetto Gillet. Passano pochi minuti e Aquilani raddoppia con una legnata di testa su traversone di Borja Valero. Ljajic, al 33’, sembra chiudere i giochi con un meraviglioso calcio di punizione. Sembra, appunto. Il match non è finito neanche per sogno, perché ci pensa Barreto a riaprirla allo scadere del primo tempo. Ventura striglia i suoi nell’intervallo e finalmente la squadra comincia a giocare il calcio piacevole a cui ci ha abituato in questi anni l’allenatore ligure. Splendida l’azione che permette a Santana di segnare il gol del 3-2 e accorciare le distanze. I granata ora ci credono, i viola sono in affanno e non riescono più a dominare il gioco col terzetto di centrocampo che soffre la velocità e il dinamismo degli avversari che sembrano rigenerati. E come spesso accade è l’ex di turno che punisce: Cerci inventa un gol dei suoi con un tiro a giro su cui Viviano può fare ben poco. La partita è riequilibrata e si ha la sensazione che possa succedere di tutto. E infatti quando il Torino sembra poter colpire in contropiede arriva la rete di Romulo, inserito da pochi minuti da Montella, che decide il match fissando il risultato sul 4-3. Al triplice fischio esultanza liberatoria di tutto il Franchi: in attesa del posticipo che vedrà impegnato il Milan sul campo della Juventus, il terzo posto dista solo un punto e per tutto il popolo viola la Champions non è più un’utopia.
Clamorosissimo a Roma, dove il Pescara strappa un punto (il secondo nel girone di ritorno per gli abruzzesi) alla squadra di Andreazzoli. Il primo quarto d’ora è giocato con una personalità invidiabile dagli uomini di Bucchi che, dopo aver sfiorato la rete del vantaggio dopo appena 80 secondi con Sforzini, segna con il colpo di testa di Caprari in anticipo su Marquinhos. La reazione giallorossa arriva grazie a Totti che illumina le azioni offensive dei suoi, mandando in porta prima Florenzi (stoppato da Pelizzoli) e poi De Rossi, che paga un eccesso di altruismo. Anche il capitano va vicino alla rete con un destro al volo da ottima posizione. Il gran caldo si fa sentire, Osvaldo, Lamela e Pjanic non brillano, così è il neo entrato Destro a rimettere a posto il risultato con un tap-in al 51’. La Roma assedia la porta di Pelizzoli (decisivo sul sinistro di De Rossi e sulla punizione di Totti), ma il Pescara sa rendersi ancora pericoloso, col solito Sforzini e col gioiellino Di Francesco, figlio di Eusebio, che va vicino alla rete con un pallonetto respinto da Stekelenburg. Il match finisce così, con i giallorossi che guadagnano solo un punto su Udinese e Lazio, ma si fanno superare dall’Inter in classifica e vedono allontanarsi definitivamente la Fiorentina. I 50.000 dell’Olimpico restano delusi: la corsa per l’Europa League si fa ancor più ardua.
Finisce in parità il derby siciliano tra Catania e Palermo. Nel primo tempo i padroni di casa spingono costantemente ma senza creare clamorose palle gol e provandoci soprattutto con le punizioni di Lodi. Nella ripresa Castro, con un destro a giro, sfiora la rete dell’1-0, che arriva comunque al 69’ grazie a Barrientos, che segna di sinistro su assist di Gomez. Gli etnei provano a chiudere la pratica con Legrottaglie e Bergessio, ma al 95’ arriva la beffa firmata Ilicic, che, dopo aver fallito un clamoroso gol a due passi dalla porta, segna il suo quarto gol nelle ultime quattro partite. Dopo il gol del pari del Palermo, si scatena una grande rissa che raggiunge il culmine con l’espulsione di Andujar. Il Catania sale a 48 punti in classifica, mentre i rosanero a 29, raggiungendo il Genoa.
Bologna e Sampdoria si dividono la posta in palio, in un pareggio per 1-1 che acquista sempre di più il dolce sapore della salvezza. Gilardino apre le marcature 24’ su cross di Morleo, mentre il pareggio arriva al 59’ con il diagonale di sinistro di Sansone. Il pareggio, a fine gara, complici anche i risultati di Siena (di cui parleremo tra pochissimo), Genoa e Palermo, è un’assicurazione niente male sulla salvezza. A cinque giornate dal gong, infatti, Bologna e Samp mantengono rispettivamente 9 e 8 punti sul terz’ultimo posto.
Il Chievo di Corini passa a Siena grazie a un gol di Pellissier al 43’ del primo tempo. Partono forte i padroni di casa, ispirati da un ottimo Rosina, senza però creare vere occasioni. Il Chievo si difende bene e a fine primo tempo passa con una bella combinazione Thereau-Pellissier, con quest’ultimo che infila Pegolo in uscita. Nella ripresa il Siena assedia la porta clivense e trova il pareggio al 67’ con Paci, ma Valeri annulla per una spinta del difensore su Cesar. I bianconeri restano al quart’ultimo posto con 30 punti (uno in più di Genoa e Palermo) e sprecano una ghiottissima occasione per allungare.
Il posticipo della 33^ è un posticipo con la “P” maiuscola: allo Juventus Stadium, infatti, arriva il Milan di Allegri. Conte conferma il 3-5-1-1 che tanto bene ha fatto a Roma e può contare anche sul recuperato Chiellini, mentre il Milan risponde col solito 4-3-3 che vede il rientro dal 1’ di El Shaarawy e la conferma di Robinho nel tridente offensivo completato da Pazzini; Boateng, invece, scivola a centrocampo vicino ad Ambrosini e Montolivo. Le due squadre entrano in campo col freno a mano tirato, dando quasi l’impressione di volersi spartire la posta in palio. Il Milan decide di far girare il pallone nel tentativo (vano) di far uscire la Juventus dalla sua tana. Ma la tattica fallisce miseramente, anche perché i bianconeri dimostrano scarsa voglia di rischiare qualcosa in una serata tranquilla. Così la prima occasione capita sul destro di Pirlo, che va vicino alla rete su calcio di punizione, ma Abbiati è bravo a deviare in angolo. Nell’occasione, il portiere rossonero si fa anche male al polpaccio e si vede costretto a lasciare il posto ad Amelia. Per il resto, di vere palle gol neanche l’ombra. Ma proprio quando lo 0-0 sembra essere ormai scritto, Abate e Amelia combinano la “frittata scudetto”. Pallone in verticale apparentemente innocuo per la corsa di Asamoah, Abate si addormenta e Amelia esce abbattendo il centrocampista ghanese. Calcio di rigore netto con tanto di ammonizione per il portiere rossonero, che protesta senza freni per chissà quale motivo. Dal dischetto è ancora Vidal a far esplodere i tifosi bianconeri, con una trasformazione a dir poco impeccabile. Il finale non regala nessuno spunto degno di nota (come praticamente tutto il resto di partita), eccezion fatta per i numerosi cori dei tifosi della Juventus, ormai in festa. Lo scudetto è sempre più vicino, altri 4 punti e la festa si potrà scatenare. Tornando al Milan, invece, uno dei problemi è quello riguardante le energie mentali del gruppo, che sembrano essersi quasi esaurite. A preoccupare maggiormente, però, è il netto avvicinamento della Fiorentina, quarta in classifica e distante un solo punto. E la luce si è spenta proprio nel secondo tempo di Firenze. Intanto, questa dello Stadium, è la prima sconfitta per la squadra di Allegri nel 2013. Sarà un finale di stagione da seguire col fiato sospeso.
I TOP
Juan Cuadrado (FIORENTINA): È senza dubbio l’uomo più in forma del momento, segna e mette in costante apprensione la difesa avversaria. Fantastico il suo tocco in lob (come contro il Cagliari) che apre le marcature. IMPRENDIBILE.
Ivan Pelizzoli (PESCARA): Salva il Pescara in almeno un paio di occasioni importanti e ferma l’assalto della Roma. Altra buona prova del numero 1 abruzzese dopo le grandi parate dello Juventus Stadium. PIOVRA.
Antonio Di Natale (UDINESE): Ennesima perla, ennesima standing ovation al Friuli. Totò non smette mai di stupire e i suoi gol ormai sono solamente da manuale del calcio. THAT’S IT.
Nota di merito anche per gli intramontabili Rocchi e Pellissier, centravanti “stagionati” ma che talvolta riescono ancora a regalare emozioni e a fare le fortune delle loro squadre.
I FLOP
Ignazio Abate (MILAN): Serata disastrosa per il terzino rossonero. In occasione del penalty per la Juve è responsabile tanto quanto Amelia (altra nota più che dolente) della frittata. Non pago, infila una serie di non-cross in tribuna. KAMIKAZE.
Mauro Boselli (PALERMO): Oggetto misterioso e niente più. Sostituisce Miccoli e lo fa nel peggiore dei modi. Viene sostituito in avvio di ripresa da Dybala. EVANESCENTE.
Ezequiel Schelotto (INTER): Esce dal campo sommerso dai fischi e non potrebbe essere altrimenti. Sbaglia un gol clamoroso dopo 17’ sparando su Mirante da un passo. Tanta approssimazione e un altro orrore incomprensibile sulla linea di fondo nella ripresa. CHE CI STA A FARE QUI?