Rifiuti in fiamme a Palermo
92% di raccolta indifferenziata, 2600 esuberi, un’inchiesta della procura, le procedure fallimentari avviate per l’Amia. C’è tutto questo nell’ultima, ennesima notte di roghi di rifiuti a Palermo, dove da giorni la raccolta della spazzatura avviene a singhiozzo per lo stato di agitazione dei lavoratori dell’azienda che si occupa della raccolta rifiuti.
Sessantuno gli interventi dei vigili del fuoco e 148 cassonetti bruciati. Ieri è esplosa la protesta di commercianti e residenti che in via Diaz hanno rovesciato i contenitori e bloccato il traffico. La discarica è al collasso e in via di esaurimento, in attesa di ottenere dal consiglio dei ministri la dichirazione dello stato d’emergenza
I cassonetti vengono dati alle fiamme dai cittadini esasperati dai cumuli d’immondizia che invadono le strade e dai cattivi odori accentuati dalle alte temperature di
questi giorni. Ieri nel quartiere Brancaccio un gruppo di commercianti e
residenti hanno rovesciato i contenitori e bloccato il traffico. Sono intervenuti i vigili del fuoco e la polizia per cercare di riportare la calma.
L’Amia, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, prosegue a rilento le operazioni di pulizia, a causa dello stato di agitazione dei dipendenti che chiedono garanzie sul loro
futuro. Allertate Amia, Amap, Amg e Coime, la raccolta nelle ultime ore ha interessato via dei Nebrodi, via Monte Iblei, via Merenda, via Furitano, via Villagrazia,via Orsa Maggiore e Minore, via Vincenzo de Paoli, piazza Tonnara, via Florio, via Carta, viale del Fante, via Brunelleschi, via Scaglione, via Bernini, corso dei Mille, via Pomara e via Galletti.
“Ho messo a parte il ministro Clini sulla gravità del problema rifiuti a Palermo – dice il sindaco Leoluca Orlando a Radio Rai – frutto di dieci anni di malamministrazione, che hanno portato, tre anni fa, la Procura di Palermo a chiedere il fallimento dell’Amia e a mettere sotto processo gli amministratori di allora. Dopodiché, per evitare il fallimento, applicando la legge Marzano, il ministro dello Sviluppo economico ha nominato 3 amministratori che avrebbero dovuto risanare l’azienda, obiettivo che, dopo 3 anni, è stato mancato. La situazione è rimasta sostanzialmente la stessa e io, dieci mesi
fa, appena insediato, ho inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico nella quale sottolineavo che non vi erano margini di risanamento per questa azienda”.
A Prima di tutto Orlando ha detto anche per l’Amia “il Comune di Palermo paga tantissimo, 150 milioni di euro l’anno, cifra che consentirebbe una gestione ottimale impedita negli anni da sprechi e ruberie, per i quali sono i corso processi con il Comune costituito parte civile”. E aggiunge: “Voglio ricordare che nel 2001, quando ho lasciata la carica di sindaco, l’azienda di igiene ambientale di Palermo aveva ricevuto da
Moody’s, la tripla A, aveva cioè un rating finanziario di 2 punti migliore di quello della città di New York, nettamente superiore a quello dell’Italia di oggi, pari solo a quello della Germania di Angela Merkel. Pertanto, questi 12 anni sono stati anni di sprechi e ruberie con processi penali in corso”.