Le mani della mafia sui cantieri navali
Sei arresti e tre società sequestrate in un’operazione antimafia della Dia di Palermo, in collaborazione con altri centri operativi presenti sul territorio nazionale. In manette esponenti mafiosi palermitani. I sigilli sono stati apposti a tre complessi aziendali.
Numerose le perquisizioni eseguite. Una conferenza stampa e’ fissata alle 10.45 nella sede della Dia di Palermo, alla presenza del procuratore Francesco Messineo, dell’aggiunto Vittorio Teresi e del direttore della Dia Arturo De Felice e del centro di Palermo Giuseppe D’Agata.
Ruota attorno alla figura di Giuseppe Corradengo, 49 anni, l’operazione della Dia che ha portato all’arresto di sei persone e al sequestro di complessi aziendali di tre societa’. L’indagato nel giro di pochi anni aveva fatto una carriera fulminante: da operaio dei Cantieri navali di Palermo a facoltoso imprenditore, alla guida di aziende leader nel settore delle costruzioni navali con appalti a La Spezia, Marghera, Monfalcone e Ancona.
Secondo gli inquirenti Corradengo, che deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe potuto contare sull’ appoggio della cosca mafiosa dell’Acquasanta e in particolare del clan Galatolo, che controlla la zona dei cantieri navali di Palermo. Gli altri ordini di custodia cautelare, firmati dal gip Piergiorgio Morosini su richiesta del pm Pierangelo Padova, riguardano la moglie di Corradengo, Rosalia Viola, e il boss Vito Galatolo, figlio dello storico capomafia della cosca. Ai domiciliari, perché incinta, è andata invece la moglie del boss, Maria Concetta Matassa. In carcere anche altri tre presunti prestanome della cosca, impegnati nel settore dei lavori navali: Domenico Passarello, Vincenzo Procida e Rosario Viola. L’indagine e’ scaturita dalle rivelazioni di un pentito, Angelo Fontana, un tempo esponente di rilievo del clan dell’ Acquasanta, che ha svelato il ruolo di Corradengo indicandolo come prestanome dei Galatolo.