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Grillo scuote il Pd: votiamo insieme Rodotà

hqdefault“Bersani voti con noi per il Colle. Poi vediamo. Possiamo convergere sull’anticorruzione, contro il conflitto di interessi. Sarebbe il primo passo per governare insieme”. Dalel pagine del Fatto Quotidiano, Beppe Grillo fischia l’inizio della partita del Quirinale. Lo fa a poche ore dall’indicazione di Milena Gabanelli come candidata da parte del Movimento 5 Stelle, visto l’esito delle Quirinarie.

Ma Grillo fa un altro nome, quello di Rodotà, che più della giornalista di Report sembra mettere all’angolo Pier Luigi Bersani: o la ricerca di un asse con i 5 Stelle sperando in una collaborazione, dopo, nella nascita del nuovo Governo. O il compromesso di ampio spettro con PdL e Monti su altri nomi. Due sentieri opposti, che comportano rischi per i precari equilibri interni al Pd.

Grillo esprime dubbi sul fatto che gli altri partiti possano convergere sul nome della Gabbanelli o su quelli di Gino Strada o Stefano Rodotà: “Mi sembra molto più probabile che il presidente venga eletto prima del terzo scrutinio grazie a un accordo tra il Pd e il Pdl. E questo accordo – dice il leader 5 Stelle genovese – non passa dai nomi che noi proponiamo”. “Se poi vogliono rifilarci Giuliano Amato, braccio destro di Craxi, facciano pure”. Prodi al Qurinale?: “Non è il cambiamento”, è la bocciatura di Grillo.

Il dilemma Pd
“Il nome migliore da proporre per il Quirinale è quello di Romano Prodi – dice invece Pippo Civati a La Repubblica – Penso però che l’apertura di Grillo sul nome di Stefano Rodotà – anche se ancora mediato, perché c’è la Gabanelli come candidatura di bandiera – abbia un valore. Rodotà è una figura di grandissimo prestigio, che
il Pd deve assolutamente prendere in considerazione nelle prossime ore”.
“Sono due nomi – aggiunge Civati – che piacciono ai nostri elettori. Oggi il compromesso storico si fa con il Movimento Cinque stelle”.

E Amato, più gradito al PdL?

“Amato – risponde Civati – apre una strada alternativa al governo del cambiamento”, “un candidato che va bene a una grande maggioranza deve evidentemente imporsi subito. Vedremo se ha l’adesione del Pd o solo di una parte”. Del resto, aggiunge,
“il pericolo di ‘franchi tiratori’ ce l’hanno tutti, per essere sinceri. Ma da Bersani ci attendiamo una mossa coraggiosa”.

D’Alema
Un altro sentiero percorribile da Bersani è quello che porta al primo presidente del Consiglio ex Pci della storia italiana, sul quale potrebbero convergere Pd, Pdl, Lega e Scelta Civica di Mario Monti. Ma mai i 5 Stelle.
E dopo, con chi fare il famoso governo per il cambiamento?

“Sentire nei corridoi la probabilità che sia Massimo D’Alema a diventare presidente della Repubblica perché di garanzia come da vent’anni a questa parte anche per Silvio Berlusconi mi fa venire i brividi -scrive su Facebook il deputato 5 stelle, Roberto Fico – Chiedo a molti deputati del Pd di non permetterlo e di lottare ora. Ora o mai più!”. Secondo Fico, “il Pd ha un’occasione vera, l’occasione di seguire per una volta i cittadini senza compromessi, senza inciuci, senza vecchi politici impolverati e
corrotti in se stessi dal sistema. Milena Gabanelli se accettera’ sara’ candidata al Quirinale e cosi’ Gino Strada e così Rodotà”.

“Nessun motivo al mondo vieta al Pd – prosegue – di votare queste persone libere e indipendenti dai partiti come le loro vite hanno dimostrato. Sono convinto che all’Italia un presidente della Repubblica di questo tipo non solo piaccia ma sarebbe per tutti molto auspicabile per dare inizio a uncambiamento vero e definitivo”. 

Outsider
Da ambienti Pd ecco allora trapelare tre nuovi nomi: il presidente della Corte costuizionale Franco Gallo; un giurista di lungo corso come Sabino Cassese; Sergio Mattarella, ora giudice costituzionale, vicepresidente del Consiglio con D’Alema presidente. Tutti nomi indigesti, tuttavia, al Pdl.

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