Grilli: “Il limite del 3% del deficit è ‘bibbia’”
Il limite del 3% del deficit e’ “bibbia”, e’ invalicabile ripete da giorni il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Un limite che e’ possibile ‘valicare’ solo per pagare una tantum l’arretrato, la montagna dei debiti della P.a.. Questo anche perche’ le imprese sono sempre piu’in affanno e non passa giorno che non rinnovino l’allarme della mancanza di liquidi in cassa. Cosi’ si chiude e non si pagano neanche le tasse.
In giornata sfilano davanti ai parlamentari della Commissione Speciale i rappresentanti di Confindustria, sindacati, Ddp, Abi e infine lo stesso ministro dell’Economia, Vittorio Grilli per fare il punto in Parlamento sullo stato dei lavori sul decreto per il pagamento dei debiti della P.a.. Provvedimento registrato oggi dalla Corte dei Conti e gia’ ampiamente attivato tanto che – dice Grilli – si registra gia’ un’accelerazione nelle realta’ piu’ piccole, le province. L’esame della Camera comunque slitta e il decreto arrivera’ in aula dopo il Def, il 6 maggio.
Sullo sfondo del dibattito anche il rinnovo dei vertici della Cdp: il M5S avanza ipotesi di “poca trasparenza” e chiede di partecipare all’assemblea. Il presidente, Franco Bassanini, fa capire che il ruolo del vertice e’ assolutamente difficile in clima di ‘prorogatio’. E Grilli difende la scelta: con il dl in ballo e’ meglio cosi’. Poi il prossimo governo potra’ cambiare. Tornando ai debiti della P.a. il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, spiega: “l’Italia e’ in emergenza liquidita’. E’ in corso la terza ondata di credit-crunch, dopo quelle del 2007-2009 e quella del 2011-2012”. E i fallimenti sono raddoppiati.
Ma “con l’immediata liquidazione di 48 miliardi si genererebbero, in tre anni, 10 miliardi di investimenti aggiuntivi delle imprese che avrebbero l’effetto di aumentare il livello del Pil: dopo tre anni di circa l’1%”. E tra le richieste gli industriali chiedono anche di rinviare la Tares. Ci va giu’ duro il portavoce di Rete Imprese Italia Ivan Malavasi: “un sacrosanto principio va rispettato: chi ha lavorato deve essere pagato. Non possiamo fare la fine di 10 mesi fa” quando le cose non hanno funzionato “per chiara responsabilita’ della p.a., non possiamo illudere 4 milioni e mezzo di imprese”.
E’ poi la volta dei vertici della Cdp: il presidente Franco Bassanini spiega “la nostra missione e’ sostenere la crescita, lo possiamo fare a condizione di non fare regali, non fare erogazioni a fondo perduto”. Anche perche’ viceversa potrebbe cambiare la ‘classificazione’ di Cassa che potrebbe essere considerata all’interno del perimetro della P.a. Interviene dall’esterno anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero: i 40 miliardi devono andare “presto in circolo” o ci sarebbero problemi. Per il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini occorre tra l’altro “dare certezza al pagamento alle banche benche’ postergato”.
Infine Grilli: “a tutela del rispetto del tetto di deficit al 3% c’e’ una clausola di salvaguardia, cioe’ il dovere del Mef di monitorare l’andamento dei conti pubblici e i progressi dei pagamenti. Se ci saranno evidenze di sfondamento interverremo in maniera correttiva o rallentando pagamenti o con altre misure”. Ma allo stato i conti non sono “sballati” e quindi non c’e’ bisogno di nuova manovra. Al limite “piccoli aggiustamenti” come dice il Fmi.