Patti Smith a Roma: ultimo atto
Si chiude stasera la settimana romana della rocker a Roma: dall’incontro con il Papa, passando per la conversazione con Bertolucci e il duetto con Philip Glass, fino al concerto di stasera, in cui eseguirà dal vivo, all’Auditorium Parco della Musica, Horses, l’album della sua consacrazione, opera considerata proto-punk, con una band formata da Tony Shanahan, Lenny Kaye alla chitarra, Jack Petruzzelli al basso e Jay Dee Daugherty alla batteria.
La Smith è stata a Roma per partecipare a ‘My Festival’, la rassegna organizzata dall’Auditorium, articolato omaggio a un’artista che è anche simbolo di trasversalità culturale e impegno politico e sociale.
Quello che doveva essere, ieri sera, un omaggio ad Allen Ginsberg, si è trasformato in qualcosa di più. Patti Smith leggeva le poesie del loro amico Beat, e Philip Glass la accompagnava al pianoforte: la voce però modulava ogni tanto dalla lettura al quasi cantato sovrapponendosi agli intrecci melodici tipici di Glass fatti spesso di ripetizioni: sembravano più che letture quasi canzoni, che la Smith affrontava con il suo timbro basso spezzato ogni tanto da quel piccolo urlo viscerale in falsetto che è la sua nota distintiva nel canto. Al centro della serata l’esibizione da solo al pianoforte di Glass. Meno interessanti i momenti in cui si è esibita con Lenny Kaye, suo storico chitarrista e partner musicale e la figlia Jesse al pianoforte: sembravano le prove fatte in casa di un concerto al quale non erano ancora pronti
L’incontro con Bertolucci
Venerdì invece aveva condiviso il palco, in una sala Petrassi piena, a oltre 35 anni dal loro primo incontro a New York, “in una casa dove tutti erano andati a ballare tranne noi – ricorda il regista -. Lei mi ha chiesto di parlargli di Pasolini. Per me quello non era un momento facile, ero in America per convincere gli americani a distribuire la versione intera di Novecento e non c’ero riuscito. Mi e’ rimasta sempre l’immagine di quella ragazza, come nella famosa foto, in pantaloni neri e camicia bianca, bellissima”. In quella casa, ”piena di libri, c’erano, fra gli altri, Paul Getty, Robert Mapplethorpe – aggiunge la Smith -. Bernardo era timido, aveva un’aria malinconica. Mentre mi parlava di Pasolini, a un tratto ha iniziato a guardare come la luce di una lampada che c’era fra di noi colpiva la sua mano… e io mi sono detta: ‘ecco un regista”’.
Il nuovo Papa
“Dopo la notizia che papa Benedetto XVI si era dimesso ho pregato perche’ il suo successore scegliesse il nome Francesco. E cosi’ quando, dopo la fumata bianca, attraverso la tv ho saputo che il nuovo papa si chiamava Francesco sono stata felice. Trovo che sia una personalita’ molto interessante, mi piace molto. Certo e’ presto per giudicare, io non sono cattolica e quindi vedo le cose senza il peso dei dogmi, ma trovo bello e coraggioso aver scelto un nome che rappresenta l’umilta’, la rinuncia al materialismo, l’attenzione per la natura”. Patti Smith, che e’ una dichiarata ammiratrice di Papa Luciani e che ha incontrato il nuovo pontefice, parla cosi’ di papa Francesco.