Lega, il Consiglio del Veneto espelle 35 iscritti
“Non saro’io a rompere la lega”,avverte. “Oggi – ha detto Tosi – è stata eseguita un’operazione di ripristino delle regole che andava fatta”. La decisione pero’ ha scatenato l’ira di gran parte dei 150 ‘ribelli’, tutti di fede bossiana, che fino a poco prima avevano manifestato il proprio dissenso in silenzio, con cerotto alla bocca e la sciarpa verde con il simbolo del Carroccio al collo, all’esterno della sede a Noventa Padovana.
Un drappello dei piu’ esagitati ha affrontato a muso duro i componenti del Consiglio e la tensione e’ salita, con insulti contro Tosi e i suoi ‘fedeli’.
Un crescendo di spintoni e ceffoni concludendosi con un uppercut del deputato veronese Matteo Bragantini – che ha poi dichiarato di essere stato colpito per primo – all’ex segretario provinciale della Lega di Venezia, Paolo Pizzolato. L’intervento dei carabinieri ha permesso a Tosi di allontanarsi senza che la situazione degenerasse, lasciando pero’ a bocca asciutta i cronisti. Anche nelle segrete stanze del Consiglio il clima non deve essere stato tutto rose e fiori. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, che ha lasciato tra i primi la riunione, non ha nascosto la sua contrarieta’ ai provvedimenti.
Nel mirino delle espulsioni da portare al federale, tra gli altri, l’ex deputata Paola Goisis e i consiglieri regionali Giovanni Furlanetto e Santino Bozza. “Non ho diritto di voto, ma avrei votato contro. Avevo invitato – ha detto Zaia – ad accogliere delle proposte che prevedevano una gradualità di opzioni che partivano dal richiamo e proseguivano con la lettera fino all’ espulsione”. La decisione presa oggi alimenta le acque gia’ agitate nella Lega veneta con i ‘ribelli’ che guardano alle possibili mosse del Senatur.
Se espulsi e scontenti, infatti, hanno giurato che non lasceranno mai il Carroccio – “perche’ la Lega e’ 1 e non 2.0” – non nascondono di essere incuriositi e di volere saper qualcosa di piu’ sull’associazione di cui ha parlato Bossi e le cui finalita’ sono state depositate presso uno studio notarile. Anche oggi il ‘padre’ del Carroccio ha comunque escluso la nascita di un nuovo soggetto politico, spiegando che se dovesse succedere non sara’ lui “a rompere la Lega”.
Da Trieste gli ha fatto eco Maroni: “qualcuno ha il teorema che la Lega e’ spaccata, che si dividera’ in due”; ma il partito, ha precisato, “ha un progetto definito dal congresso di luglio, ribadito a Pontida dove c’era un sacco di gente, ventimila persone e venti ‘pistola”‘. Nomignolo che i ‘ribelli’ veneti hanno rimandato al mittente, accusando il nuovo segretario federale, assieme a Tosi, di aver offuscato la democrazia e il diritto di critica nel partito.
La bufera leghista avviene ad appena un mese dalle prossime amministrative e in Veneto l’appuntamento riguarda comuni chiave per il Carroccio, tra cui Vicenza e Treviso che sono entrambe commissariate. “La dialettica e’ normale, non c’e’ alcuna spaccatura – ha detto Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte e segretario della Lega Nord Piemonte-. Maroni e’ il segretario e va avanti sulla linea condivisa anche da Bossi”. “C’e’ tanta gente nella Lega che ha voglia di fare, c’e’ qualcuno che ha voglia di disfare, pochissimi, e questi sono accompagnati fuori” ha ricordato lapidario Maroni e il programma politico ha il suo epicentro nella Macroregione del Nord.
Trait d’ union, tra le due ‘anime’ e’ forse Zaia che le voci danno in competizione con Tosi ma mai ‘contro’ e da sempre assertore di una linea morbida. Zaia ,che i ‘ribelli’ hanno indicato come loro guida, accogliendolo con una standing ovation, ha spiegato: “solo con la Lega compatta, potremmo tornare a dare doverose risposte alla nostra gente e ai loro problemi. Che nulla hanno a che vedere – ha osservato – con le sterili polemiche della politica. E porre fine a questa indecorosa pagina di storia che stiamo scrivendo”.