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Bersani: no governissimo e per Colle condivisione senza scambi

bersani10_280xFreeNessuno nel Pd vuol sentire parlare di contro-manifestazione, ma certo non si misura solo in chilometri la distanza tra il centro culturale di Corviale in cui Pier Luigi Bersani ha organizzato oggi una manifestazione sul tema della poverta’ e l’elegante piazza di Bari in cui si e’ riunito il Pdl. Se il segretario del Pd ha scelto la periferia romana, una delle piu’ criticate utopie architettoniche degli anni Settanta, e’ stato proprio per marcare la differenza tra “la vita comune degli italiani” e “le demenziali panzane” di chi negava la crisi parlando “di ristoranti pieni”.

Ora “cambiare si puo’. Non e’ vero, non e’ vero che siamo tutti uguali”, ha scandito Bersani parlando al centro culturale il Mitreo. ‘Come’ cambiare e’ l’enigma di queste settimane, con l’obbiettivo non ancora archiviato di formare un governo, ma certo “non un governissimo con il Pdl”, e la scadenza imminente dell’elezione del Presidente della Repubblica su cui si cerca  “condivisione ma senza scambi” e “fino a prova contraria”.

E tutto nel tempo dovuto perche’, e qui e’ partito l’attacco durissimo “all’arroganza” di Matteo Renzi, “e’ indicente” dire ‘fate presto’. Ma il segretario ha ribadito di
essere pronto a farsi da parte se d’intralcio Il tema governo e il tema Quirinale
sono separati, sono “due mestieri diversi”, ha spiegato anche oggi Bersani. E su entrambi non ha cambiato linea.

“Cerchiamo di ragionare perche’ non vogliamo il governissimo. E perche’ Berlusconi fa schifo? Non e’ questo. La  gente puo’ anche dire ‘ho capito che Berlusconi fa schifo ma qui abbiamo dei problemi'”, ha ammesso, ma il fatto e’ che “il governissimo non e’ la risposta ai problemi”. Come si fa, ha chiesto, “a pensare credibilmente che io Brunetta e Gasparri riusciamo a fare una politica che non sia paralizzata. Abbiamo
gia’ visto il governo Monti, figuriamoci nella versione politica. Poi la mattina mi parlano di governissimo e il pomeriggio mi danno del golpista…”. Dunque “non cedo a
Berlusconi”, ha promesso rispondendo a una persona dal pubblico.

Chiusa dunque questa strada. E archiviata anche la richiesta di uno scambio con il Quirinale. “Il Pdl ha detto no” a far nascere un governo, “ma a un certo punto ha detto si’ purche’ potesse indicare il presidente della Repubblica. Allora ho detto no io”, ha rivendicato.

Ora che manca meno di una settimana e’ arrivato il momento di stringere. Lunedi’ i capogruppo del Pd vedranno gli omologhi del Movimento 5 Stelle e partira’ un secondo giro con Scelta Civica e Pdl. Un nuovo incontro Bersani-Berlusconi ancora non e’ in agenda, ma al momento e’ dato per probabile tra martedi’ e mercoledi’. Allora ci sara’ la rosa dei nomi, con il Pd diviso tra i trattativisti che preferirebbero un’intesa con il Pdl che spiani la strada a un governo e gli oltranzisti pronti a votare un candidato d’area, Romano Prodi compreso.

E proprio l’ex premier potrebbe essere il jolly per aprire un varco nell’impenetrabile Movimento 5 Stelle; se dalle ‘quirinarie’ Prodi uscisse come candidato dei grillini il
centrosinistra potrebbe far convergere su di lui i suoi voti. Ma certo non sarebbe una scelta facile perche’ significherebbe la guerra con il Pdl. “In quel modo si andrebbe dritti al voto”, ha spiegato un deputato.

Quanto al diretto interessato, ogni ha smentito di essere in corsa: “Io sono fuori”, ha detto Prodi “Siamo fedeli e leali interpreti della Costituzione, che dice che il Presidente della Repubblica rappresenta l’unita’ della nazione”, ha spiegato dal canto suo Bersani. “Noi ci mettiamo nella condizione, senza accettare ricatti e scambi, di dire facciamo una ricerca onesta, fino a prova contraria, di una soluzione la piu’ largamente condivisa in parlamento”, ha insistito.

Con quest’ottica e’ possibile che si debba accettare un candidato “che non e’ esattamente quello che penseresti”, ha ammesso. Dunque il Pd e’ pronto a mediare, a trovare un accordo ma non a tutti costi. Su questo la linea di Bersani e’ netta,
cosi’ come su un governo “che parta da chi e’ piu’ nei guai”. E il segretario e’ pronto a sfidare le critiche interne, ma anche a farsi da parte se fosse ritenuto d’intralcio.

“Ritengo indecente che in questa fase difficile ci sia della gente che dica che la politica deve fare presto”, ha detto in evidente riferimento al sindaco di Firenze, “nessuna
testardaggine. Ci siamo se serviamo. Se non serviamo, non ci siamo. A cominciare da me. Se viene seminata l’idea che ognuno sta pensando a se’, non andiamo da nessuna parte”.

E poi basta anche con le accuse di essersi fatto umiliare dal Movimento 5 stelle, arrivata anche questa dal mai citato Renzi. “Qualcuno mi ha detto che quello con il M5S e’ stato un incontro umiliante e questo non l’avrei accettato neanche da mio padre”, ha detto, “ma per il bene del partito sto zitto. L’arroganza umilia chi ce l’ha”.

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