La Consulta “salva” la legge salva-Ilva
La Corte Costituzionale, con una decisione assunta ieri 9 Aprile, salva la legge salva-Ilva, giudicando in parte inammissibili, in parte non fondati i dubbi di legittimità costituzionale sollevati da Gip e Tribunale di Taranto.
La Consulta conferma che l’impianto del decreto messo a punto dal governo e convertito in legge a fine 2012, è aderente alla costituzione e respinge nella sostanza le tesi dei magistrati – secondo cui ben 17 articoli della Carta erano stati violati – dando ragione al governo.
“Le sentenze della Corte si rispettano e non si commentano”, afferma il procuratore di Taranto, Franco Sebastio. “La decisione impegna tutti a proseguire con rigore e rapidità nel risanamento ambientale”, commenta il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, mentre Bonelli dei Verdi si dice “addolorato e angosciato per il futuro dei cittadini di Taranto”.
Secondo i giudici costituzionali quella legge – che ha definito l’Ilva priorità strategica nazionale, le ha consentito di continuare a produrre e a vendere nonostante i sequestri dell’autorità giudiziaria – non è incostituzionale. Perché? Perché non influisce sull’accertamento delle responsabilità derivanti dall’inosservanza dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, un atto amministrativo, per il quale sono possibili “gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dall’ordinamento”.
Ma soprattutto perché non incide “sull’accertamento delle responsabilità nell’ambito del procedimento penale” in corso a Taranto, sentenzia la Consulta, smontando così le posizioni dei magistrati, che invece avevano insistito sul fatto che il legislatore avesse calpestato i poteri dei giudici, annullando, in concreto, i provvedimenti di sequestro preventivo, prima dell’area a caldo e poi dell’acciaio prodotto. Su questo punto in udienza, hanno fatto leva sia gli avvocati dello Stato sia i legali dell’Ilva. Le norme “non hanno inciso sulla funzione giurisdizionale né sui sequestri”, ha detto l’avvocato dello Stato Maurizio Borgo, e la sua collega Gabriella Palmieri ha definito la legge “un mosaico equilibrato, in linea anche con i principi comunitari”.
Luisa Torchia, legale del gruppo siderurgico, ha sostenuto che “la norma non garantisce alcuna immunità all’azienda”: in altre parole, nessuna legge ‘ad Ilvam’. L’udienza si è svolta a pochi giorni dal referendum sull’Ilva indetto a Taranto per domenica prossima e mentre nell’aula della Consulta si discuteva il caso, di fronte a Montecitorio un gruppo di cittadini di Taranto manifestava con un sit-in. Se sulla legge, quindi, è stato messo un punto fermo, il caso non è chiuso. In udienza avevano avanzato richieste di intervento i legali del Wwf per chiedere l’accoglimento della questione di legittimità, e di Confindustria e Federacciai per chiederne il rigetto, ma le istanze non sono state accolte perché tutti e tre i soggetti non sono parti in causa nei procedimenti penali.