La pausa caffè può costare il licenziamento – Cassazione Lavoro Sentenza 7819/2013
La pausa caffé può costare davvero tanto. Lo sa bene un bancario siciliano cui è stata applicata la massima sanzione disciplinare dall’Istituto di Credito presso cui era alle dipendenze per aver sorseggiato un espresso di troppo, nero e, soprattutto, amarissimo!
Il licenziamento è stato definitivamente convalidato qualche giorno fa dalla Sezione Lavoro della Corte di Cassazione (Sentenza 7819/2013), confermando così la decisione della Corte di Appello di Caltanissetta, la quale ha precisato che il licenziamento è legittimo quando la cosiddetta “pausa caffè”, presupponendo l’allontanamento dal posto di lavoro per raggiungere il bar, comporta un rilevante rallentamento dei ritmi lavorativi, con pregiudizio del datore di Lavoro.
Da qui non consegue però che tutti i lavoratori debbano rinunciare da oggi ad una pausa al bar, ma occorre fare molta attenzione dal momento che bisogna essere certi che l’allontanamento non crei un pregiudizio al regolare svolgimento dei ritmi lavorativi all’interno dell’azienda.
Nel caso in esame, l’impiegato solgeva mansioni di cassa e si era allontanato senza chiudere lo sportello. Secondo la Cassazione, La giusta causa di licenziamento di un cassiere di banca, affidatario di somme anche rilevanti, deve essere apprezzata con riguardo non soltanto all’interesse patrimoniale della datrice di lavoro ma anche, sia pure indirettamente, alla potenziale lesione dell’interesse pubblico alla sana e prudente gestione del credito. Né il rigoroso rispetto delle regole di maneggio del denaro può essere sostituito da non meglio specificate regole di buon senso, inidonee ad assicurare la conservazione del denaro della banca e dei clienti.
In considerzione, quindi, delle particolari mansioni espletate, allontanarsi, anche per pochi minuti, senza informare il proprio superiore, e comunque senza esplicito permesso, costituisce infrazione disciplinare che comporta il venir meno del rapporto fiduciario, con conseguente licenziamento.
A nulla rileva, poi, l’appellarsi alla “prassi aziendale” secondo cui era i dipendenti si allontanavano per un caffè senza apposito permesso. Ed infatti, come ha chiarito la Corte di Appello ritenendo proporzionata la sanzione, la circostanza è senza rilievo e non incide sulla valutazione della negligenza della condotta dal momento che la concreta situazione avrebbe richiesto da parte del lavoratore maggiore sollecitudine ed attenzione.
Neppure è stato ritenuto rilevante il fatto che, al momento dell’allontanamento del dipendente per la pausa caffè, operavano più casse, perché la presenza di una pluralità di casse, delle quali non è detto se tutte in funzione, non esclude comunque che il venir meno di una cassa rallentava le operazioni delle altre sulle quali venivano dirottati i clienti in fila che comunque erano in numero cospicuo.
Avv. Marco Martini
Mi sembra esagerato!