La candelora: le nostre tradizioni popolari – di Nike Daidone
«Candelora, Candelora, dell’inverno semo fòra, ma se piove e tira vento, dell’inverno semo dentro»
Un’abbondanza di detti popolari, legati alla meteorologia, accompagnano la ricorrenza della festa religiosa in cui si celebra la Candelora, con diverse versioni a seconda della diversa provenienza delle varie regioni d’Italia. La Candelora, infatti, che si celebra il 2 febbraio, sembra essere “il giro di boa” dell’inverno, è collocata proprio nel mezzo del tempo astronomico, coincide nel ciclo vegetativo dell’agricoltura, alla fine dell’inverno e l’inizio della primavera e questo momento di passaggio tra l’inverno, che rappresenta il buio, la morte e la primavera, simbolo di risveglio, di luce, viene celebrato con questa festa, detta appunto Candelora, con una purificazione a preparazione della stagione nuova che viene.
La Chiesa cattolica celebra in questo giorno la presentazione al Tempio di Gesù (Lc 2,22-39) e il nome Candelora, deriva dal fatto che in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, così infatti venne chiamato Gesù dal vecchio Simeone al momento della presentazione del piccolo al Tempio di Gerusalemme, come prescriveva la legge giudaica per i primogeniti maschi. Allo stesso tempo è anche detta festa della purificazione in ricordo della presentazione di Maria al tempio quaranta giorni dopo la nascita di Gesù. Questo in quanto per gli ebrei, dopo il parto di un maschio, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni e il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.
Ma questa festa sembra avere delle origini ancor più antiche, infatti la “Candelora” deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria nel suo Itinerarium Egeriae con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio). Durante il suo episcopato (tra il 492 e il 496 d.C.), Papa Gelasio I ottenne dal Senato l’abolizione dei Lupercali ai quali fu sostituita nella devozione popolare la festa appunto della Candelora.
La Candelora in alcuni luoghi viene chiamata “Giorno dell’orso”. Proprio in questo giorno, il 2 febbraio, l’orso esce dal suo letargo e uscirebbe fuori dalla sua tana per valutare le condizioni del tempo se sia o meno il caso di mettere il naso fuori. Un proverbio piemontese in questo senso recita:
“se l’ouers fai secha soun ni,
per caranto giouern a sort papì”
Ovvero, se l’orso fa asciugare il suo giaciglio (cosa che starebbe a indicare tempo bello per quel giorno) per quaranta giorni non esce più. Un altro proverbio simile al primo, ma meridionale in questo caso, sostiene che se il due Febbraio il tempo è buono, l’orso ha la possibilità di uscire e di rifarsi il pagliaio e quindi l’inverno continua. Nella simbologia di questi riti si indica l’orso (che con l’inverno va in letargo e si risveglia a primavera),come protagonista della forza della natura.
Anche fuori della nostra nazione la candelora viene celebrata. Ad esempio per gli americani ad annunciare l’arrivo o meno della primavera, è la marmotta, difatti il 2 febbraio viene chiamato il “giorno della marmotta”, in particolar modo in una località chiamata Punxsutawney, a nord di Pittsburgh in Pennsylvania, ospita l’evento del Groundhog Day (giorno della marmotta ). In questo giorno, una marmotta chiamata Punxsutawney Phil è al centro di una rappresentazione in cui viene fatta uscire dalla sua tana e se vede la sua ombra, l’inverno continuerà per altre sei settimane.
In Francia, la Candelora (Chandeleur) è conosciuta soprattutto per essere il giorno delle crêpes che vengono preparate in tutti i modi
Nike Daidone