Serie A 17^ GIORNATA: Veni, Vidi, Vucinic…
Il penultimo appuntamento con la Serie A prima della sosta si apre con l’anticipo delle 18 tra Udinese e Palermo. I rosanero sono alla ricerca della loro prima vittoria esterna, ma di fronte si trovano un’Udinese in grandissima forma e vogliosa di continuare a scalare posizioni in classifica. Guidolin conferma Pereyra alle spalle di Di Natale e ritrova Domizzi in difesa, schierato al posto di Angella al fianco di Hertaux e Danilo; Gasperini, invece, lancia dal 1’ Dybala insieme a Ilicic e Miccoli e schiera Pisano a destra per la squalifica di Morganella. Parte meglio il Palermo che va vicino al gol al 5’ con la conclusione di destro di Miccoli, risponde l’Udinese con la percussione palla al piede di Danilo e il successivo errore in controllo di Pereyra sotto porta. Al 33’ gli ospiti passano in vantaggio: Ilicic avanza e lascia partire un sinistro da fuori non irresistibile sul quale Brkic è tutt’altro che preciso. Nel secondo tempo i rosanero sprecano tante palle gol, restano anche in superiorità numerica per l’espulsione per doppio giallo di Hertaux ma all’89’ Ujkani fa un regalo all’Udinese, scontrandosi con Munoz e regalando il pallone a Di Natale, che segna il suo 10° gol in campionato. Finisce 1-1, il Palermo si mangia la sua prima vittoria in trasferta e regala un punto che alla fine accontenta più i bianconeri dei siciliani.
Il secondo anticipo corrisponde anche al match clou della 17^ giornata: all’Olimpico di Roma, la Lazio ospita l’Inter. Petkovic chiede ai suoi una scossa per dimostrare il loro vero valore, mentre Stramaccioni vuol dare continuità all’importantissima vittoria ottenuta contro il Napoli. Si parte soft, perché tra due formazioni che fanno della “difesa e contropiede” la propria legge di vita, lo spettacolo non può che essere limitato. Strama conferma Guarin trequartista, esclude di nuovo Palacio (Milito-Cassano coppia d’attacco) e rispolvera la difesa a quattro per contenere gli esterni della Lazio: Nagatomo (a destra) e Pereira (a sinistra) sbarrano la strada a Lulic e Mauri, così la partita si decide in mezzo al campo, dove la lotta è ruvida e ad armi pari. L’Inter attende con la diga a tre Zanetti-Cambiasso-Gargano, la Lazio si adegua con Ledesma e Gonzalez ma, in fase di ripartenza, cerca di rompere l’equilibrio con gli inserimenti di Hernanes. A parti inverse il lavoro del brasiliano è svolto da Guarin, che punta sempre l’uomo per creare superiorità ma subisce il raddoppio sistematico. Ne esce un primo tempo placido, nel quale i biancocelesti non riescono a far male mentre la Beneamata non calcia una sola volta in porta. L’Inter rientra dalla pausa con un 4-4-2, nel quale Zanetti retrocede sulla linea dei terzini e Nagatomo – coperto da Pereira – va a fare l’ala sinistra. Affinché la gara decolli, però, bisogna attendere altri 15 minuti, ovvero quando Palacio entra al posto di Cambiasso e si piazza largo a destra, un po’ esterno e un po’ attaccante. La Lazio cala fisicamente mentre gli uomini di Stramaccioni aumentano i giri del motore. Il primo sussulto è firmato Guarin, che sfiora il vantaggio con un destro terminato sul palo (67’); cinque minuti dopo si replica, con un altro palo (lo stesso di prima) colpito da Cassano in un’azione che sembra il replay della precedente: sulla ribattuta, questa volta, si avventa Nagatomo che chiama al prodigio Marchetti. La Lazio sembra barcollante, a un passo dal crollo. Così i nerazzurri alzano la squadra e osano a caccia del k.o., che arriva sì, ma a sferrarlo in pieno volto è Miroslav Klose. Minuto 37: Mauri pesca in area il tedesco, che si infila tra Pereira e Ranocchia e, col destro, incrocia sul secondo palo. L’Inter cede all’istante. La zuffa finale non può cambiare di certo il risultato, gode soltanto la Juventus.
La Fiorentina è la protagonista dell’anticipo dell’ora di pranzo nel derby contro il Siena. Montella ritrova tutti i titolari: Jovetic riprende il suo posto al fianco di Toni, Pizarro torna a governare il centrocampo, in porta Neto sostituisce Viviano. Al 16’, dopo qualche occasione creata dai padroni di casa, ecco il vantaggio: Borja Valero illumina per Pasqual, che col sinistro pesca al centro dell’area di rigore Toni che segna il gol dell’1-0. Il Siena mentalmente non c’è e si vede, perché tre minuti più tardi arriva il raddoppio. Ancora Pasqual e Toni protagonisti, stavolta il centravanti viola viene strattonato da Felipe e si procura il calcio di rigore che Pizarro (bel gesto di Jovetic che gli cede il ruolo da rigorista) trasforma, dedicando la rete alla sorella scomparsa una settimana fa. Angelo esce per infortunio, sostituito da Sestu, ma la qualità del gioco della Fiorentina continua ad essere una bellezza per gli occhi. Aquilani e Borja Valero sono assoluti padroni del centrocampo, Jovetic è l’unico assente, ma giustificato: il montenegrino non ha ancora nelle gambe la forma ideale. La ripresa si apre con un comprensibile calo dei padroni di casa, a cui si aggiunge la voglia bianconera di segnare almeno un gol. È in questo frangente che Vergassola si mangia un gol di testa e Calaiò testa la voglia di Neto di sorpassare definitivamente Viviano. Dietro la Fiorentina sbanda per calo di concentrazione e superficialità, il Siena si fa timidamente vedere. Altri urlacci per Cosmi: pure Sestu, sostituto di Angelo, esce per far posto all’ex Reginaldo. Questa volta il cambio porta bene, perché l’attaccante, servito da Rosina, fa 3-1. È la scossa che risveglia la Fiorentina, Toni ringrazia il fenomenale assist di Borja Valero e fa doppietta mentre Aquilani non copia il compagno, mandando alle stelle il rigore concesso da Tagliavento a tre minuti dalla fine. Nell’occasione, viene anche espulso Paci per doppia ammonizione. La partita finisce 4-1, la Fiorentina riprende la sua corsa alla Champions League, Cosmi, invece, è sempre più lontano dalla panchina senese.
La Juventus, alle ore 15, ospita l’Atalanta in una giornata piena di ricordi: quello della tragica scomparsa dei ragazzi delle giovanili Alessio e Riccardo, quello della festa scorsa scudetto e dell’addio di Del Piero proprio contro la Dea e quello del ritorno di Conte sulla panchina di casa (splendida la scenografia riservata al tecnico leccese), in campionato, dopo la squalifica. I bianconeri scendono in campo con la formazione tipo, eccezion fatta per Bonucci, squalificato, rimpiazzato da Marrone; l’Atalanta, invece, si presenta allo Stadium con un 3-4-2-1 che vede Moralez e Bonaventura alle spalle di Denis e Radovanovic a sostituire Carmona in mezzo al campo. La Juve fa tutto nel primo tempo: al 2’ è Vucinic ad aprire i giochi, al 14’ Pirlo segna il suo 4° gol stagionale con un meraviglioso calcio di punizione, al 27’ Marchisio fa tris con un destro dalla distanza. Come “ciliegina sulla torta” per i bergamaschi, c’è anche l’ingenua espulsione di Manfredini. I nerazzurri si vedono solo nell’occasione dello scivolone di Marrone e il susseguente super intervento di Buffon su Denis. Il secondo tempo è pura accademia, anche se la Juve non rinuncia a giocare. Conte dà un po’ di respiro a Vucinic, Barzagli e Marchisio, sostituiti da Quagliarella, Padoin e Giaccherini, ma questo non basta a cambiare la sinfonia. Nonostante la fame di gol, il poker non arriva, un po’ per la bravura di Consigli, un po’ per la scarsa precisione degli attaccanti di casa e un po’ perché Giovinco e Quagliarella, il più affamato di tutti, si fanno pescare in fuorigioco. Poco male. Visto come è andata, ci saranno sicuramente nuove occasioni. L’impressione è sempre la stessa: se Buffon (imbattuto da cinque partite tra campionato e coppe) e compagni non faranno regali, il campionato si chiuderà ben prima dell’ultima giornata.
Torna tra le grandi anche il Milan di Allegri, che nel giorno del 113° compleanno della società si toglie un’altra soddisfazione travolgendo il Pescara per 4-1. Nel primo tempo Bergodi esagera e con le tre punte lascia troppo spazio al Milan. Robinho ed El Shaarawy ringraziano, e dopo solo 33” Nocerino segna il secondo gol più veloce dell’anno, dietro solo alla rete segnata (peraltro irregolarmente) da Vidal contro l’Inter. Partita subito in discesa per i rossoneri, che sfruttano i laterali e i tagli di campo per mettere pressione e costringere il Pescara nella sua metà campo. In mezzo Ambrosini ringhia e le prende tutte di testa. In cabina di regia Montolivo si occupa invece di dare profondità alla manovra. Il Pescara arretra e così anche De Sciglio e Constant guadagnano metri e fiducia. Manca solo la rete del ko, che sembra arrivare dopo sei minuti nella ripresa: Abbruscato sbaglia porta e in tuffo segna il 2-0 per il Milan. Poi la reazione degli abruzzesi, che prima accorciano le distanze con Terlizzi e poi gelano San Siro con un palo di Balzano. Tornato in partita, il Pescara spaventa Allegri, che butta nella mischia Boateng e leva Robinho. Per il Pescara però non è giornata e Jonathas segna la seconda autorete della partita: 3-1 per il Milan. Nemmeno il tempo di disperarsi e il Pescara va sotto ancora: El Shaarawy, su assist di Pazzini, segna la quattordicesima rete della stagione e chiude la partita. Milan a -2 dalla Roma: l’Europa è sempre più vicina.
Non mancano le sorprese nella Roma che va al Bentegodi di Verona, con Zeman che lascia fuori De Rossi e Destro, preferendo loro Tachtsidis e Osvaldo. Chievo annunciato, con Hetemaj dietro la coppia d’attacco Paloschi-Thereau. Partita tutto sommato equilibrata nei primi 45’: il Chievo comincia meglio ma la Roma non ci mette molto a guadagnare metri su metri con il passare dei minuti e a controllare le operazioni. C’è da dire però che Sorrentino viene chiamato in causa soltanto al 18’, quando respinge e manda in angolo il tentativo in solitaria di Osvaldo. Per il resto la difesa dei padroni di casa si chiude bene e ai giallorossi non resta che provarci con conclusioni personali (fuori misura un paio di capitan Totti e di Florenzi in acrobazia): i lanci dalle retrovie vengono puntualmente ribattuti e le sovrapposizioni di Balzaretti da una parte e di Piris dall’altra non si vedono. Sull’altro fronte, la squadra di Corini si affida alle ripartenze con la velocità di Paloschi e Thereau ma la retroguardia di Zeman è attenta e non corre in pratica alcun rischio. Ripresa decisamente più vivace, con le squadre che si allungano e le occasioni che piovono da una parte e dall’altra: pronti via e paratona di Goicoechea su colpo di testa di Luca Rigoni da angolo, la Roma risponde due volte con Osvaldo, che prima manda di testa a lato di poco su traversone di Pjanic e poi sbaglia il controllo a tu per tu con Sorrentino, che esce e sventa il pericolo. Arriva la nebbia e anche le sostituzioni: Corini richiama Paloschi e butta nella mischia Pellissier, dentro Lamela per Pjanic e De Rossi per l’ex Bradley tra gli ospiti. Poi è la volta di Destro, esce Totti. Finale all’insegna della scarsa visibilità e degli infortuni: Goicoechea anticipa Pellissier ma travolge Marquinhos, che esauriti Zeman i tre cambi, viene addirittura schierato in avanti. E quando non si vede praticamente nulla e la partita sembra indirizzata sullo 0-0, ecco il colpo da tre punti di Pellissier, che parte in contropiede e fulmina Goicoechea tra le proteste della Roma. Che si è lamentata anche per un presunto fallo in area di Dainelli su Totti a inizio ripresa. Roma beffata ma annebbiata nelle idee. Chievo bravo a crederci fino in fondo. Roma-Milan di sabato non varrà solo per la classifica.
Il Catania di Maran si butta nel mischione delle grandi ottenendo la seconda vittoria consecutiva per 3-1. La vittima di turno è la Sampdoria di Ferrara che, dopo essere andata in vantaggio con il calcio di rigore di Maresca, capitola sotto i colpi di Paglialunga, Bergessio e Castro. Nel finale brutto episodio tra i due allenatori, con Ferrara tanto nervoso da non stringere la mano al collega. Catania a quota 25, Sampdoria ferma a 17.
Bella vittoria del Parma in casa contro il Cagliari, tre punti che consentono ai gialloblù di allontanarsi sempre più dalla zona calda della classifica. Il vantaggio, però, è roba sarda e porta la firma di Sau, con un perfetto pallonetto con il destro. Gli emiliani reagiscono subito, pareggiando con un’inzuccata di Belfodil al 22’. La seconda frazione inizia bene per i padroni di casa che si portano in vantaggio con Biabiany, e trovano, poi, il gol della sicurezza con un rigore di Valdes. Nel finale Belfodil trova la personalissima doppietta: Parma a quota 23.
Nello scontro salvezza tra Genoa e Torino, le due squadre si dividono la posta. Al vantaggio iniziale di Bianchi di testa, risponde Granqvist, anch’egli di testa. Nel finale, al 79’, traversa per gli ospiti di Sgrigna. I rossoblù salgono a quota 13 punti, ancora al penultimo posto. Il Torino sale a 16. Un punto per il morale, inutile o quasi per le sorti della classifica.
Il posticipo del 17° turno è Napoli-Bologna. Il primo tempo è vissuto troppo sulle fiammate di Maggio e Hamsik e infatti le occasioni migliori sono di marca rossoblù. Innanzitutto il gol di ginocchio di Gabbiadini al 10’ su assist dalla sinistra di Cherubin; poi il momentaneo 0-2 di Gilardino al 23’. Momentaneo perché annullato per un offside che non c’è. Il cinismo degli emiliani manda in confusione il Napoli che batte e sbatte contro Agliardi e costringe Mazzarri a rivoluzionare le proprie idee nella ripresa per ritrovare il bandolo della matassa. Il tecnico azzurro toglie Britos per inserire Pandev con tanti saluti all’equilibrio. La mossa però è vincente, almeno all’inizio. Nel giro di cinque minuti il Napoli trova il pareggio con il più classico dei gol dell’ex, Gamberini, sugli sviluppi di un fallo laterale capitalizzato al meglio da Insigne. Al 70’ poi il dado sembra essere tratto dal solito Cavani che incorna il gol del sorpasso su assist del solito Insigne. Da lì in poi il Napoli si specchia troppo, fa infuriare il tecnico e, come spesso accade nel calcio, paga dazio di troppa vanità con l’inaspettato quanto meraviglioso gioiello di Kone in sforbiciata, su cross di Garics. Il San Paolo si ammutolisce. Incredulo, scottato, impaurito. Anche gli undici in campo però vanno in tilt e all’89’ guardano Portanova (al ritorno dopo 4 mesi di squalifica) siglare il 2-3 che mette fine al proprio calvario sportivo. Il Napoli è al tappeto, rialzarsi anche questa volta sarà la prossima sfida di Mazzarri. La Juventus, intanto, è campione d’inverno.
Per effetto di questi risultati, la Juventus è sempre prima con 41 punti, seguita dall’Inter a 34 e da Napoli e Lazio a 33. El Shaarawy, con 14 reti, è sempre più l’incontrastato re dei marcatori di Serie A.
I TOP
Miroslav Klose (LAZIO): Dieci centri in campionato, alla faccia di chi lo dava per vecchio già un anno e mezzo fa. Si carica da solo, sulle spalle, tutto il peso dell’attacco, ed è per questo che la leggerezza con cui affonda i nerazzurri dimostra tutta la sua potenza. PUROSANGUE.
Luca Toni (FIORENTINA): Si insinua sempre più il dubbio che Berbatov abbia fatto un favore a non fermarsi a Firenze. Segna due gol, si conquista un rigore ed è sempre presente dove serve. Probabilmente non può giocare tutte le partite da titolare ma sinora nella classifica della Fiorentina c’è molto di Toni, che rimane il compagno con cui Jovetic si trova meglio. RIGENERATO.
Andrea Pirlo (JUVENTUS): Disegna calcio, pennella punizioni e il bello è che è super anche in fase di copertura. Come se non bastassero i piedi buoni… SONTUOSO.
I FLOP
Thomas Manfredini (ATALANTA): Due gialli in due minuti, oltretutto più che meritati, sono un bel record. Lascia i suoi in dieci e rende ancor più amara la sconfitta. INGENUO.
Diego Milito (INTER): Inesistente nel primo tempo, nel quale non offre alcun aiuto alla squadra. Leggermente meglio nella ripresa, ma solo perché – a differenza dei primi 45 minuti – tocca qualche pallone. IMPALPABILE.
Vladimir Weiss (PESCARA): Attesissimo a San Siro, lo slovacco rimane in campo solo 45’. Dovrebbe dare vivacità alla manovra del Pescara, ma non riesce mai a saltare l’uomo e a creare la superiorità numerica. Bergodi lo leva nella ripresa. EVANESCENTE.