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Guccini, ‘addio’ alla musica: esce l’ultimo album

(AGI) – Milano, 29 nov. – E’ l’ultimo disco di Francesco Guccini. Ultimo nel senso cronologico d’uscita, pubblicato soltanto ieri fissando una carriera lunga 45 anni, ma ultimo soprattutto nell’altro senso, quello proprio, che chiarisce che molto probabilmente non ce ne saranno altri, che il Guccini cantautore finisce qui, a ‘L’Ultima Thule’. Non c’e’ pesantezza nell’uomo che confessa l’esaurimento di una fase, sebbene la piu’ lunga e la piu’ importante, di una vita; ma un’estrema serenita’, almeno apparente, nel rappresentare le cose cosi’ come stanno: “scrivevo canzoni con facilita’ maggiore un tempo – ha detto -. E’ molto probabile che non faccia piu’ niente.

Manca la voglia e l’entusiasmo”. Il cantautore fa notare che, da un lato, “un po’ di cose sono state gia’ dette e difficilmente si possono ripetere”, e, dall’altro, mette a fuoco un’evoluzione artistica, umana e anagrafica che e’ inutile negare: “C’era facilita’ – ha sottolineato -, allora non c’era giorno che non suonassi la chitarra, mentre ora non suono quasi piu’. E poi il mondo discografico sta sparendo, non ci sono piu’ neanche i negozi di dischi. Ad una certa eta’ si comincia anche ad essere spaventati dal mondo che ci circonda – ha proseguito -; si usano termini di un gergo che non conosco.

Io sono nato nella prima meta’ del secolo scorso e tecnologicamente sono rimasto a quel secolo: sono ancora uno dei pochi esseri umani che non ha il telefonino”. In questa dimensione del singolo distante da un contesto estraneo, Guccini e’ quindi pronto a lasciare la vecchia arte per la nuova: “non credo ci sara’ un’ultima thule 2 – la vendetta – ha sdrammatizzato a suo modo -. Preferisco scrivere, e’ molto piu’ comodo, lo si puo’ fare a casa, tranquilli”. Niente giri di parole, insomma, perche’ Guccini prolisso non lo e’ mai stato.

Se non, forse, quando racconta, aprendo un immaginario diario di aneddoti che insegue con le parole, tanto sono numerosi e intensi, per cercare di acchiapparli mentre scappano via. La sua Bologna, le notti brave quando “giocavamo a carte fino alle tre o alle quattro di notte”, l’era in cui “la musica non dava fastidio ai vicini, perche’ non era rumore”, i nonni e il mulino di Pavana, dove ‘L’ultima Thule’ ha visto la luce. Il disco, infatti, e’ stato registrato nella terra di famiglia dove Guccini ha trascorso l’infanzia e parte dell’adolescenza e dove e’ tornato dai primi anni del duemila. Un simbolo, dunque, che unisce l’inizio alla fine, e che ha accolto la probabile ultima avventura di Guccini cantautore. Otto tracce – pubblicate su etichetta Emi Music e disponibile in cd, digitale e vinile – in cui il senso dell’addio e’ fissato in duplice senso in altrettante tracce: “si pensa sempre alla fine – confessa Guccini-, per esempio pensando ai tanti amici che non ci sono piu’. A 50 anni avevo cominciato a pensare che gli anni che avevo vissuto erano di piu’ di quelli che mi rimanessero.


Aimon sms
Mi piace pensare che ritrovero’ queste persone e di fare loro le domande che non ho mai fatto. Ma oscillo tra questo desiderio e quello che realmente credo avverra’”. Questa e’ la fine vera, quella che Guccini ha scelto di cantare nel brano ‘L’ultima volta’. Poi c’e’ la fine artistica, in ‘L’Ultima Thule’, canzone che da’ il nome all’album e che esaustivamente chiude cosi’: “L’Ultima Thule attende e dentro il fiordo si spegnera’ per sempre ogni passione, si perdera’ in un’ultima canzone di me e della mia nave anche il ricordo”.

Fonte: AGI

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