Serie A 12^ GIORNATA: Juve, 6 uno spettacolo – di Angelo Abbruzzese
La 12^ giornata di Serie A si apre con i due consueti anticipi del sabato. Alle 18, aperitivo tra Cagliari e Catania, in un Is Arenas che apre finalmente (quasi) tutte le sue porte. Alle 20.45 la Juventus è impegnata a Pescara per provare a riscattare la sconfitta contro l’Inter. In Sardegna arriva il Catania di Maran, fresco della spumeggiante vittoria ottenuta domenica scorsa in casa contro la Lazio. Sicuramente meglio i padroni di casa, anche se la noia regna padrona sul campo per larghi tratti del match. Il primo affondo rossoblù è sull’asse Cossu-Sau, con quest’ultimo che non riesce ad arrivare sul preciso tracciante del numero 7 cagliaritano. Le occasioni più clamorose del match, però, ce le ha proprio Sau, nell’arco di un minuto (il 45’): prima si libera di Andujar in area di rigore ma si vede fermare dal ritorno dello stesso portiere argentino, poi si vede neutralizzare il suo colpo di testa da posizione ravvicinata ancora una volta da Mariano Andujar. In avvio di ripresa il destro di Nainggolan che si impenna e il successivo liscio del solito Sau sono le uniche altre “emozioni”. Finisce 0-0, il Catania continua a presentare due facce completamente opposte in questo campionato: incontenibile in casa, timido e impacciato fuori. Il Cagliari sale a 15 punti, ad una lunghezza di distanza dagli etnei.
La Juventus va a Pescara con l’intento di dimenticare la brutta pagina di sabato scorso contro l’Inter e per farlo si affida a Quagliarella e Giovinco, con Pogba nemmeno convocato per motivi disciplinari. Sin dalle prime battute si capisce perfettamente l’andazzo del match, con una Juve ancor più perfetta rispetto alle altre uscite ed un Pescara che può solo inchinarsi dinanzi allo strapotere fisico, tecnico e tattico degli ospiti. Dopo due occasioni fallite da Giovinco in apertura, il gol del vantaggio bianconero arriva al minuto numero 9, con la quinta rete in campionato di un sempre più ispirato Arturo Vidal, su assist dello stesso Giovinco. Al 22’ Quagliarella trova il raddoppio, con un preciso diagonale dalla destra. Due minuti più tardi l’unica traccia di Pescara: Quintero prende il palo su punizione, sugli sviluppi del successivo calcio d’angolo Cascione incorna alla perfezione e batte un Buffon in leggero ritardo. La sfuriata abruzzese ha termine con l’occasionissima capitata sul destro di Nielsen (autore dell’assist per il gol dell’1-2), che fa la barba al palo. La tempesta bianconera riprende ad aleggiare sull’Adriatico di Pescara dopo qualche minuto di riposo. Asamoah trova, in rovesciata, il gol dell’1-3, Giovinco e Quagliarella si divertono offrendo il meglio del loro repertorio e portano a 5 il bottino degli uomini di Conte. Capolavoro la rete di Giovinco (in stato di grazia) col destro al volo, quasi in fotocopia al primo, invece, il gol del Quaglia. Il primo tempo finisce così, con tanti auguri di buon compleanno al povero Perin. In avvio di ripresa la Juventus non pensa nemmeno di fermarsi e scrive sulla storia della partita il sesto gol della serata. Probabilmente il gol più bello, una rovesciata di Quagliarella che ricorda tanto quella fatta dall’attaccante napoletano in Reggina-Sampdoria 0-1 della stagione 2006-2007. Giovinco potrebbe portare a 7 le reti bianconere, ma il suo sinistro a porta vuota da posizione defilata termina a lato. La partita finisce 1-6, un risultato che mancava da 15 anni in casa Juve. Sipario, si contano i feriti. Quello più “grave” è senza dubbio Stroppa. Resta da vedere se, sportivamente parlando, passerà il weekend.
Nell’anticipo domenicale di mezzogiorno e mezzo, in campo, al “Barbera”, Palermo e Sampdoria. I rosanero cercano il ritorno alla vittoria e sono obbligati a farlo senza capitan Miccoli; la Samp, invece, vuole riscattare le precedenti esibizioni “poco brillanti” (sei sconfitte consecutive). Gasperini recupera Donati al centro della consueta difesa a tre, in attacco al posto di Miccoli c’è Dybala, oggetto ancora misterioso a quota zero gol in rosanero, contro le 17 reti messe a segno la scorsa stagione nella serie B argentina. Più sorprese nella Sampdoria, dove Ferrara si affida al 4-2-3-1, schierando Mustafi e Costa laterali difensivi, Maresca e Obiang in mediana poi l’unica punta Eder supportata sulla trequarti dal tridente Munari, Soriano e Poulsen. Partenza aggressiva dei padroni di casa, gli uomini di Gasperini pressano subito alti e schiacciano la Sampdoria, che a fatica riparte; quando ci riesce, lo fa principalmente sfruttando la velocità e la determinazione di Eder. Al quarto d’ora la prima grande occasione del Palermo: gran numero di Brienza che affonda sulla sinistra e si porta sul fondo, in tunnel beffa la difesa blucerchiata e serve a Ilicic un’ottima palla in area: l’attaccante di piatto spara fuori dallo specchio della porta una sorta di rigore in movimento. Alla mezzora Dybala si mangia la palla gol del vantaggio: in contropiede dopo la bella iniziativa di Eder (che però si lascia cadere in area, ammonito per simulazione) il suo diagonale sfila a lato, poi manca il gol con un altro tiro rasoterra troppo debole. Palermo riversato nella metà campo avversaria, ancora un occasione con Barreto (Romero fondamentale), poi col piede sinistro ancora Romero è prodigioso sulla conclusione di Dybala, dopo una magia del giovane argentino sui difensori blucerchiati. Pronti via e il Palermo prosegue la gara come l’aveva interrotta. Due tiri di Ilicic, poi il meritatissimo vantaggio rosanero: ancora un grande spunto di Brienza (che partita la sua!), il quale serve in area Dybala: di sinistro l’argentino batte Romero per l’1-0 rosanero. I padroni di casa in vantaggio non faticano a controllare la partita, la prima parata di Ujkani di fatto arriva al 65’ su punizione di Eder (l’unico dei suoi a crederci sempre). Ma al 71’ arriva il raddoppio che gela gli ospiti ed è ancora una volta opera di Dybala, abilissimo a girarsi in area e a infilare all’angolino il 2-0. La Samp prova a riaprire la partita con Eder e i neo entrati Juan Antonio e Icardi, ma non si passa contro questo Palermo. E con questo Dybala, che dopo aver sfiorato la tripletta nel finale (ancora super Romero tra i pali) esce tra gli applausi del Barbera per lasciar posto a Budan. La rinascita rosanero riparte da questo giovane talento. E quella della Sampdoria? Ferrara è in una crisi sempre più nera, ad appena una settimana dal derby della Lanterna.
Alle 15, occhi puntati sull’Olimpico di Roma per la stracittadina tra Lazio e Roma. Petkovic conferma Lulic sul versante sinistro di difesa, nonostante un Radu recuperato dopo sette mesi; dal canto suo Zeman, dopo tante polemiche, rimette De Rossi nel suo ruolo di centrale. Tachtsidis parte dalla panchina. Non si fa mancare nulla il derby capitolino nel primo tempo: partita interrotta per un paio di minuti dal 6’ all’8’ per problemi all’illuminazione dell’Olimpico, pioggia torrenziale che inzuppa il terreno di gioco e rende difficili le manovre, tre gol e un espulso. Parte meglio la Roma, che al 9’ passa già in vantaggio con l’ottava rete stagionale di Erik Lamela, in gol di testa su calcio d’angolo di Totti. Petkovic ha anche modo di protestare per una trattenuta dell’attaccante argentino su Lulic. Buon pressing a centrocampo e biancocelesti costretti ai lanci lunghi che vanno persi sul fondo. Ancora una conclusione di Totti respinta da Marchetti poi la squadra di Zeman arretra il baricentro e lascia l’iniziativa all’avversario. Ora è soltanto Lazio, che si fa vedere con Klose (fermato in fuorigioco), Gonzalez (tiro deviato) ed Hernanes. Il Profeta prima ci prova direttamente su punizione poi da calcio da fermo serve Konko che gira di testa ma non trova la porta. Al 35’ arriva il pareggio degli uomini di Petkovic: punizione di Candreva da distanza siderale che batte un colpevolissimo Goicoechea, che praticamente devia in rete con i pugni il destro del centrocampista laziale. La Roma non riesce più a uscire dalla propria metà campo e al 43’ capitola ancora: tiro-cross di Hernanes su cui si avventa Klose, in anticipo su Balzaretti, che fa 2-1 di sinistro. E le brutte notizie per Zeman non finiscono qui, perché De Rossi (allo scadere della prima frazione) rifila un doppio pugno a Mauri in area di rigore e viene espulso.A inizio ripresa Zeman risistema la squadra lasciando negli spogliatoi Lamela (decisivo ma sicuramente troppo tenero quando si tratta di metterci la grinta) per Tachtsidis. Ma la Lazio colpisce per la terza volta con Mauri su incredibile regalo di uno sciagurato Piris. La Roma si scuote un po’, con Osvaldo che va vicino al gol mandando alto di testa. Gli uomini di Petkovic sono bravi a mantenere la concentrazione e il controllo della gara, trascinati da un Hernanes ispirato, che regala spunti e conclusioni pericolose. Dopo aver mandato in campo Marquinho per Florenzi, Zeman gioca la carta Pjanic per Totti. E proprio il nuovo entrato mette un po’ di vivacità al gioco giallorosso e regala il gol della speranza ai giallorossi, battendo direttamente verso la porta un calcio di punizione da distanza proibitiva, approfittando dell’assurdo posizionamento di Marchetti. Nel finale gli uomini del boemo assediano la porta biancoceleste e vanno vicinissimi al pareggio con Osvaldo su lancio di Bradley all’ultimo respiro. Anche la Lazio chiude in dieci per rosso a Mauri per doppia ammonizione, ma la partita termina 3-2 in suo favore.
Il Milan di Allegri perde ancora una volta in casa, dopo aver dato segnali di ripresa nelle ultime uscite. Sette mesi dopo l’1-2 che ha regalato mezzo scudetto alla Juve, la Fiorentina si ripete e regala un’altra clamorosa delusione al Milan. Un Milan messo nell’angolo dai viola, pur privi di Jovetic, fin dal fischio d’inizio e mandato al tappeto due volte nel giro di 45’, portando alla luce, anzi, riportando alla luce, tutti i limiti della squadra di un Allegri che mai come adesso è nella bufera. Colpa di una prestazione pessima sotto tutti i punti di vista contro un avversario superiore in ogni reparto e che adesso può seriamente avanzare la sua candidatura per un posto nella prossima Champions League. Per il Milan, invece, è il pessimo inizio di un trittico che poi prevede Napoli e Juve in serie. Tornando al campo, l’unica cosa che i rossoneri hanno capito è che sarebbe stata una lunga e faticosa domenica. La Fiorentina, infatti, è partita a testa bassa, pressing alto e velocità di pensiero. E ci ha messo poco, dieci minuti per la precisione, a fare male ai padroni di casa. Il tempo necessario ad Aquilani, che ha sfruttato uno dei tanti svarioni della difesa avversaria, ritrovandosi indisturbato a due passi da Abbiati per poi batterlo col piatto sinistro. E pensare che i ragazzi di Allegri hanno avuto anche la possibilità di pareggiare dopo la mezz’ora, solo che Pato prima è stato bravo a procurarsi il rigore (spinta di Roncaglia, ammonito), ma poi dal dischetto ha sparato alle stelle. Una mazzata a cui è seguito il colpo del ko firmato Borja Valero, che ha sfondato la molle resistenza di Montolivo e Mexes e ha infilato il gol del 2-0. Inevitabile la bordata di fischi piovuta dagli spalti al rientro delle squadre negli spogliatoi. A inizio ripresa l’ingresso di Bojan e Pazzini ha dato l’illusione di poter riaprire la sfida, ma il gol del “Pazzo” dopo il palo di Mexes di tacco, non ha avuto seguito. Perché la Fiorentina, pur soffrendo sulle palle alte, ha controllato bene il forcing rossonero e dopo aver mancato il gol del ko con Mati Fernandez e con Cassani, ha approfittato dell’infortunio di Bonera, uscito per un problema muscolare, per chiudere i conti con la prima rete in Serie A di El Hamdaoui, con un perfetto destro a giro sotto l’incrocio. La ciliegina sulla torta di una prestazione perfetta.
Il Napoli, dopo i 4 gol di Cavani contro il Dnipro, ne rifila lo stesso numero al malcapitato Genoa di Delneri, il quale non è riuscito ancora a fare punti da quando siede sulla panchina dei liguri. Forse è più bello così, forse ci ha preso gusto o forse, più semplicemente, il Napoli sa tirare fuori tutte le sue qualità solamente dopo aver preso qualche schiaffone in pieno volto. Di sicuro non saranno contentissime le coronarie di Mazzarri che ancora una volta dopo il match contro gli ucraini, vede la sua squadra sprofondare prima e risalire poi con una grande prova di orgoglio, questa volta corale e non limitata al solo Cavani. Il Matador in ogni caso, nonostante una giornata sottotono, il cartellino l’ha timbrato trovando il 91° gol in Serie A. Due a quattro a Marassi, ritorno alla vittoria esterna che mancava proprio dallo 0-1 nello stesso stadio coi cugini blucerchiati. Punizione eccessiva per il Genoa di Delneri che fino a dieci minuti dalla fine era stato in grado di dare scaccomatto alla banda Mazzarri e che invece si ritrova, per la quarta volta di fila con la nuova gestione, a leccarsi le ferite. Ferite più profonde in questo caso perché i rossoblù per 79’, fino al pareggio di Cavani, avevano giocato oltre ogni rosea aspettativa. Squadra compatta alla Delneri e riproposizione negli spazi sfruttando l’ottima luna di Ciro Immobile. Proprio l’attaccante napoletano ha sbloccato il risultato al 23’ girando in rete una conclusione ribattuta di Bertolacci, ma non solo. Nella ripresa ha iniziato l’azione del provvisorio 2-1 con un assist al bacio per Antonelli, capitalizzato da Bertolacci, appena sessanta secondi il primo pareggio di Mesto. Il tutto limitando a un colpo di testa di Maggio la pericolosità offensiva del Napoli e colpendo una traversa ancora con l’ex Lecce. Se qualcosa si può dire ai liguri però è di avere rinculato troppo una volta in vantaggio nuovamente, dando spazio a gente come Cavani, Hamsik e Insigne, giocatori a cui lo spazio non puoi concedere. Tutto a posto fino al 79’ comunque, poi s’è acceso l’estro di Hamsik. Ha fatto tutto lo slovacco: prima l’assist d’oro per Cavani che dribbla Frey e trova il pari; poi il gol di testa in tuffo su assist di Mesto per il 2-3. Troppa grazia, con Insigne che si toglie la soddisfazione di segnare il 2-4 a tempo ormai scaduto dopo aver centrato una traversa.
Tra Chievo e Udinese, invece, finisce 2-2: botta e risposta continuo nel derby del triveneto. Al 38’ Andreolli rompe l’equilibrio per l’1-0 dei clivensi. Lo schiaffo sveglia i friulani che recuperano con Angella al 42’. Nella ripresa Luciano spedisce un rigore sulla traversa, mentre il rientrante Paloschi a 1’ dalla fine non fallisce il secondo rigore del match, concesso per un fallo di Danilo (espulso per doppia ammonizione) su Thereau. Nel recupero è ancora il difensore Angella, doppietta e un gol regolare annullato, a firmare il 2-2 definitivo in inferiorità numerica, per il quinto risultato utile consecutivo dei bianconeri di Guidolin. Il Torino torna a vincere in casa (non vinceva dal 3-0 contro il Pescara della 2^ giornata) e lo fa contro un Bologna molto dimesso. Dopo un primo tempo all’insegna della noia con nemmeno una occasione da rete, è l’ingresso di Santana a cambiare le sorti di un incontro che sembrava destinato al pareggio. È proprio il nuovo entrato insieme a Cerci a creare le poche palle gol della partita. La rete vittoria arriva grazie a un corner di Santana che trova capitan D’Ambrosio bravo a colpire di testa e a infilare Agliardi. Troppo rinunciatario il Bologna, il Toro vince col minimo sforzo. L’unico 0-0 di giornata è Parma-Siena. Pareggio con poche emozioni al Tardini per le due compagini, che non riescono a farsi male e non vanno oltre la divisione della posta a reti bianche. I padroni di casa ci hanno provato con maggiore convinzione con Biabiany vicino al gol nel finale con un colpo di tacco. Per il Siena da segnalare un’incursione palla al piede di Valiani, sventata da Mirante, e poco altro. Il Parma rimane a metà classifica, passetto avanti per il Siena che però resta inchiodato all’ultimo posto.
Il posticipo del 12° turno è Atalanta-Inter. Tutto da rifare per i nerazzurri ospitati. Dopo sette vittorie consecutive in campionato e il successo a Torino di una settimana fa, l’Inter cade a Bergamo e si ritrova di nuovo -4 dalla Juventus. La partita, per Zanetti e compagni, comincia male e finisce peggio. La prima svolta già dopo nove minuti, con Bonaventura che arriva puntuale sul cross da sinistra di Peluso e batte Handanovic di testa. Colpita a freddo, la banda di Stramaccioni reagisce sfiorando il pareggio in un paio di occasioni con Palacio (21’ e 40’), che sulla sua strada trova sempre un gigantesco Consigli. Il possesso palla dice Inter, ma la più colossale delle occasioni capita sui piedi di Denis, che al 34’, solo e da due passi, spedisce alto con la porta spalancata. La Beneamata costruisce molto ma fatica negli ultimi 20 metri, dove il tridente Palacio-Cassano-Milito trova pochi spazi nei quali poter distendersi. Il pareggio arriva così su palla inattiva, al 56’, quando Guarin calcia forte una punizione (traiettoria più centrale che angolata) su cui Consigli si fa sorprendere. Sembra l’antipasto della riscossa, è invece il preludio al 2-1 firmato Denis, che quattro minuti più tardi scaraventa in porta un perfetto assist da destra di Maxi Moralez. Il detonatore della gara esplode definitivamente al 67’, con Silvestre che entra in scivolata su Moralez e Damato che fischia il calcio di rigore. L’episodio, dubbio, consente a Denis di spingere l’Atalanta sul 3-1. A sei minuti dal termine Palacio prova a riaprire i giochi con il sinistro che vale il 3-2, ma un’Inter completamente sbilanciata in avanti (in campo contemporaneamente Milito, Palacio, Livaja e Alvarez) non ha la forza di evitare la terza sconfitta in campionato. La squadra di Colantuono, che chiude in dieci per l’espulsione di Facundo Parra (spinta da dietro a Guarin, rosso eccessivo), registra la quarta vittoria (più un pareggio) nelle ultime cinque gare e sale al sesto posto affacciandosi per la prima volta alla porta che vale l’Europa. Per l’Inter di Stramaccioni, reduce da dieci successi di fila tra campionato e coppa, è una mazzata che fa tornare coi piedi per terra.
In virtù di questi risultati, la Juventus resta al comando della classifica con 31 punti, seguita dall’Inter a 27, dal Napoli a 26 e dalla sorprendente Fiorentina di Montella a 24. In vetta alla graduatoria dei cannonieri, El Shaarawy viene raggiunto a quota 8 da Lamela e Cavani. Balzo in avanti di Quagliarella, autore di 6 reti in campionato.
I TOP
Fabio Quagliarella (JUVENTUS): Tripletta e assist, una percentuale realizzativa vicina alla perfezione con tanto di acrobazia alla sua maniera. Meglio di così non può fare e il pubblico impazzisce: d’altronde, “cumm è bell quann segn Quagliarell”. BABA’.
Paulo Dybala (PALERMO): All’inizio è un po’ timido, per questo sbaglia un paio di occasioni non impossibili. Poi si sblocca: Brienza lo mette in partita e lui ha il compito di sfoderare un killer instinct ancora inespresso. È la seconda Joya del Palermo (l’altro è Hernandez): magari sarà quella buona… GIOIELLO.
Borja Valero (FIORENTINA): Per una volta il calcio italiano ha strappato un fuoriclasse alla Liga spagnola. Brava Fiorentina. P. S.: Chi ha detto che gli spagnoli in Italia non rendono? MAGISTRALE.
Nota di merito anche per i giovani Insigne e Angella, protagonisti nelle gare rispettivamente di Napoli e Udinese. Per il primo, un gol e tanti spunti interessanti, per il secondo primi due gol in Serie A e giornata da ricordare a lungo.
I FLOP
Mauro Goicoechea (ROMA): Paperissima sulla punizione di Candreva: manca l’intervento coi pugni e la Lazio prende il volo. Due volte bravo sui tentativi di Hernanes ma non basta per riscattarsi. MANI BUCATE.
Matias Silvestre (INTER): Posizionato male sul primo gol, fa ancora peggio sul raddoppio di Denis ed è in netto ritardo nell’azione che costa il rigore. L’episodio è più che dubbio, ma entrare in quel modo vuol dire prendersi dei rischi che lui non può permettersi. DISASTROSO.
Alexandre Pato (MILAN): Si procura il rigore, ma lo sbaglia clamorosamente. Per il resto sbaglia tutto, ma proprio tutto. Oramai non ha più alibi. STOP…PATO.