Diffamazione, nuovo testo base. Zavoli: “Ddl tocca la democrazia, fermiamoci”
Si profila un nuovo testo base del ddl sulla diffamazione, rinviato oggi in commissione Giustizia dalla conferenza dei capigruppo del Senato. Lo sta approntando il relatore Filippo Berselli che annuncia: “Chiederò al presidente del Senato Renato Schifani di poter lavorare in commissione, mentre è riunita l’aula”. Il lavoro comporta la riformulazione integrale del ddl con snodi fondamentali l’eliminazione del carcere per i giornalisti condannati, la definizione delle pene pecuniarie e la rettifica”. Un punto, questo, sul quale Berselli si dice “non ottimista”. La prossima scadenza è quella del termine per gli emendamenti, fissato per le 12 , mentre la seconda commissione comincerà a votare con l’obiettivo di licenziare nuovamente il provvedimento nella stessa giornata in vista del riapprodo in aula per martedì 13 novembre.
Il senatore Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza Rai invita alla cautela. “Fermiamoci! Riflettiamo sulla natura di una legge che, suggerita da un caso particolare – dice Zavoli – , tocca un punto sensibile della democrazia nel nostro Paese”. “Sulla riflessione, purtroppo – ha aggiunto – stanno prevalendo spinte contrapposte tra chi sostiene misure punitive per il giornalismo e la libertà di espressione e chi invoca l’esercizio corretto e responsabile di una professione che ha il dovere di scegliere tra valori e interessi confliggenti. Ecco perché dico ‘fermiamoci’ e ‘riflettiamo’: perché sono in gioco la trasparenza e la credibilità di un rapporto fondamentale tra informazione e comunità nazionale”. “Si tratta – ha proseguito – di definire un sistema complessivo che abbia una ponderata condivisione delle leggi e diventi costume di una società democratica”. Zavoli ha concluso: ” E’ una questione che riguarda anche il Servizio pubblico radiotelevisivo per la forte e speciale incidenza della sua informazione. E ne farò partecipe la commissione che presiedo”.
In mattinata la relatrice Pd sul ddl diffamazione Silvia Della Monica al Senato si era dimessa dall’incarico in disaccordo con l’art. 1 del provvedimento su cui è previsto il voto segreto. E’ stato allora che il vice presidente del gruppo Luigi Zanda ha dichiarato in aula che non si poteva più proseguire nell’esame e il vice presidente del Senato Vannino Chiti ha convocato la conferenza dei capigruppo che ha deciso, con il voto contrario della Lega, il ritorno in commissione Giustizia del ddl sulla diffamazione per eventuali modifiche.
Dopo le richieste di chiarimento da parte di diversi senatori, il presidente del Senato Renato Schifani ha spiegato che in Commissione tornerà “tutto il ddl”, comprese le parti già votate in assemblea.
Per il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri il rinvio in Commissione serve per trovare la giusta soluzione. “Su una questione così delicata come la diffamazione – ha detto Gasparri -, ribadiamo la necessità che sia il Parlamento a decidere su due punti fondamentali: eliminare il carcere per i giornalisti, garantirne l’alternativa con rettifiche e sanzioni pecuniarie. Su questi due punti si deve concentrare l’azione legislativa del Parlamento”. “Riteniamo che con gli approfondimenti necessari e poi il successivo esame da parte dell’aula si riuscirà a trovare quella soluzione che una discussione troppo ampia e articolata renderebbe altrimenti lenta e difficile”.
“E’ stata una decisione indispensabile perché il testo all’esame dell’aula non corrisponde a un progetto condiviso” ha detto Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, al termine della conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. “Il ritorno in commissione Giustizia del ddl sulla diffamazione si rende necessario per ‘asciugare’ il testo e renderlo più snello”.
Il presidente dei senatori di Coesione nazionale Pasquale Viespoli invita a concentrarsi “sudepenalizzazione, pene pecuniarie e rettifica”. “La mia preoccupazione – spiega – alla luce di quello che stava accadendo in Aula, è che non si può dare l’idea che il Senato, su un ddl di iniziativa parlamentare, non riesce a decidere… Sarebbe una delegittimazione. Invece, il Parlamento ha il dovere di decidere, e può essere più agevole farlo se ci concentriamo su quei tre punti”.
E’ un bene il ritorno in Commissione per i senatori del Pd, Felice Casson, vicepresidente del gruppo e Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione Cultura. “Ora si tolgano davvero tutte le norme lesive della libertà d’informazione – dicono -. Per questo non si può riformare l’attuale articolato, bensì serve un nuovo inizio”.
“La diffamazione a mezzo stampa è una cosa seria – dice il presidente dei senatori dell’Idv, Felice Belisario- , non si può fare una legge di questa portata sotto la spinta emotiva, mettendo insieme norme spazzatura che poi non serviranno a nessuno”. “Il ritorno in commissione del testo era una strada obbligata per trovare delle misure condivisibili, almeno per quanto riguarda la depenalizzazione. Tutti quanti vogliamo che i giornalisti non vadano in galera, ma – ha concluso Belisario – non si possono approvare norme rabberciate”.
Fonte: Adnkronos